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Esiste una Puglia che non conosci, fatta di storia, cultura e sapori che suscitano emozioni uniche: dagli eventi pasquali alle feste patronali, dai cammini dell'anima ai sapori e profumi della gastronomia e delle eccellenze vitivinicole.

Scegli il tuo itinerario e lasciati deliziare dai prodotti dell'enogastronomia pugliese: la Puglia che non hai mai visto ti aspetta!

I comuni del mese

30 Aprile 2021

BITONTO

Capitale dell’Olio d’Oliva

    Capitale dell'Olio d'Oliva   Simbolo dell’olio, fascinosa per le sue architetture e ricca per la presenza di opere artistiche e culturali, BITONTO è una città in cui si percepisce la grandezza della storia e delle tradizioni senza tempo.   Un territorio in cui gli ulivi, con i loro tronchi nodosi e il verde lussureggiante delle foglie, caratterizzano il paesaggio che porta verso il mare e che rappresentano l’emblema della Murgia.   La città, recita il motto araldico, sceglie l’ulivo come emblema di pace e simbolo di apertura e accoglienza. Un ulivo dalle grandi proporzioni, maestoso, il cui olio possiede eccezionali qualità organolettiche, è la cultivar “Cima di Bitonto”, varietà che da qui arriva a lambire la zona nordorientale della Basilicata.   L’ulivo campeggia anche sullo stemma cittadino e l’olio è ancora oggi la risorsa economica più importante e preziosa della città.
È proprio nell’olio, il cosiddetto oro giallo, che Bitonto trova la sua ricchezza. L’ogliarola, l’oliva bitontina, era già commercializzata durante il XIII secolo, innescando quello che all’epoca era un bagliore iniziale, timido, di rivoluzione industriale. {IMAGE_1}{IMAGE_2}
Il centro storico è uno scrigno colmo di tesori artistici. Camminando sulle antiche “chianche” del borgo antico, il rumore dei passi scandisce lo sguardo del viaggiatore che osserva incantato la moltitudine di bellezze architettoniche.   È un viaggio nel tempo quello che si compie a partire dal Torrione Angioino, elemento di forza e di apertura, che con la sua possanza è l’unico superstite delle trenta torri che delimitavano l’area urbana e l’adiacente Porta Baresana posta a guardia della rotta per Bari e Santo Spirito.
Poco distante si trova la Galleria Nazionale della Puglia “Devanna” (unica della Regione), ospitata nel sontuoso Palazzo rinascimentale Sylos-Calò. Sulle pareti della Galleria trovano spazio opere di artisti incredibili come Veronese, De Nittis, Delacroix, Poussin e Giaquinto, la cui pittura attraversa immutata i secoli.   Inoltrandosi nel centro storico si resta abbagliati dalla Cattedrale di Santa Maria Assunta e San Valentino, uno degli esempi più completi del romanico pugliese che con la sua maestosità ed eleganza veglia sugli abitanti del centro storico. All’interno c’è lo straordinario mosaico pavimentale del Grifo, riferibile alla metà dell’XI secolo.
Il borgo antico rivela gioielli inaspettati: Piazza Cavour è costellata di chiese e palazzi storici, di piccole vie che trasudano storia, di vecchi lampioni dalle luci soffuse che accompagnano il cammino del viaggiatore, al quale non resta che abbandonarsi all’incredibile bellezza di Bitonto.   Durante il periodo pasquale il calendario degli eventi processionali della Settimana Santa sono momenti da non perdere, così come a maggio la Festa Patronale in onore di Maria SS Immacolata con il corteo storico a ricordo della battaglia del 1700 tra gli spagnoli e gli austriaci per la conquista della città e la festa dedicata ai Santi Medici Cosma e Damiano, celebrata a ottobre e che richiama fedeli anche da fuori regione.

Da non perdere: Concattedrale di San Valentino, Chiesa di San Francesco d’Assisi, Chiesa del Crocifisso, Chiesa del Purgatorio, Palazzo Sylos-Vulpano, Palazzo Sylos-Calò, Torrione Angioino, Museo Archeologico, Galleria Nazionale di Arte Moderna.
      Foto di: Domenico Ciocia, Ezio Marrone, Andrea Melato, Gaetano Loporto, Francesco Racaniello.
   

I comuni

30 Aprile 2021

BISCEGLIE

La città dei Dolmen e dei Sospiri

  LA CITTA' DEI DOLMEN E DEI SOSPIRI   Situata a 32 km a nord-ovest di Bari, il territorio della città di BISCEGLIE (bat)  è caratterizzato dalla presenza di molte lame, letti di antichi fiumi, e da circa otto chilometri di costa. Bisceglie, anche detta “Città dei Dolmen e dei Normanni”, ha come emblema cittadino uno scudo rosso con al centro una quercia d’oro.   Secondo alcune ipotesi, il nome della città deriva da un antico termine utilizzato per designare questo albero, Vescegghie. Il colore oro della quercia è dovuto a Carlo II d’Angiò, che volle premiare la città per la sua fedeltà. Nel 1532 Carlo V concesse al Comune di imprimere sullo stemma civico la corona, simbolo di fedeltà all’impero.   La città è posizionata in un’insenatura del litorale adriatico, possiede un attrezzato porto turistico, suggestive spiagge di ciottoli bianchi meta di vacanze di turisti provenienti da ogni dove ed è specializzata nella produzione e nel commercio di prodotti agricoli, come ortaggi e ciliegie, nonché nella pesca e nel commercio di prodotti ittici. Da queste produzioni ne derivano anche piatti tipici di grande sapore.   Oltre alle tipicità pugliesi, come gli strascinati con le cime di rapa o la sua variante del calzone, una focaccia ripiena di sponsali, di grande fascino sono la colve, una macedonia autunnale che si prepara il 2 novembre, con grano bollito, mandorle tritate, noci, pezzetti di cioccolato, chicchi di melograno annaffiati con vin cotto, e i più rinomati "Sospiri", dolcetti di pan di Spagna farciti di crema pasticcera e ricoperti da una leggerissima glassa.   La leggenda vuole che le Clarisse avessero preparato questi dolci in occasione del matrimonio tra Lucrezia Borgia e Alfonso d’Aragona, duca di Bisceglie, ma la sposa non arrivò mai e gli ospiti, sospirando, mangiarono queste bontà. {IMAGE_0}{IMAGE_1} La città vecchia, situata in posizione sopraelevata, conserva numerose testimonianze storiche ed architettoniche, come case e palazzi del XV e XVI sec, come il famoso Palazzo Tupputi, noto per aver accolto le riunioni dei carbonari risorgimentali nel 1820, la splendida Cattedrale (1073) dedicata a San Pietro e che racchiude i resti dei tre Santi Martiri Patroni, Mauro, Sergio e Pantaleone, l’antica chiesa di Sant’Adoeno (1074), la chiesa di Santa Margherita (1197) e i resti del complesso del Castello costruito dai Normanni e dagli Svevi e in seguito ampliato e fortificato dagli Angioini. 
La città di Bisceglie è ricordata in tutti gli itinerari archeologici per la presenza nel suo agro di diverse costruzioni funerarie risalenti all’Età del Bronzo Medio, i Dolmen : il più importante e meglio conservato è quello detto “La Chianca”.
Suggestivi, durante il periodo pasquale, i riti della Settimana Santa con la processione del venerdì santo de “l’incontro”, così come la Festa Patronale che si svolge nei primi giorni di agosto e che affonda le sue radici nell’antico evento della “Traslazione dei Santi”, che ebbe luogo dal casale di Sagina, nel quale furono riesumati i resti dei santi Mauro, Sergio e Pantaleone nel 1167.
Da non perdere: Centro Storico, Concattedrale, Chiesa di Santa Margherita, Palazzo Tupputi, Dolmen “la Chianca”, Grotte di S. Croce, Castello e Torre Maestra.       Testo di: Loredana Acquaviva  

I comuni

30 Aprile 2021

MOLFETTA

La Porta d'Oriente

La Porta d'Oriente   Ecco a voi MOLFETTA (ba), tagliata nella pietra, fatta di spigoli vivi come un diamante, nata a filo di vecchie mura, minuscola e complicata. Siete giunti in un labirinto di strade, nel meandro di case della nostra città vecchia, siete voi nella serratura di queste mura. Siate la chiave per entrare nella città attraverso la storica porta di Via Piazza. Volgete lo sguardo, al di là dei tetti, verso il mare che bagna la pietra oltre le verdi finestre, le famose persiane Verde Molfetta, dove si stagliano le nostre due torri mute e pensanti, l'una campanaria e l'altra di avvistamento.   Sono le torri del Duomo di San Corrado, costruito tra il XII e XIII secolo con le principali caratteristiche architettoniche dello stile romanico pugliese. Attraversate Piazza Municipio che conduce alle strade senza arrivo, cunicoli scavati nella pietra tenera e chiara su cui arrivano i riflessi del mare.
Porta d’oriente inghiotti noi tutti, bagna di sogno questi viandanti. Mura di piazza bianca e rosata proteggi dal mare gli occhi curiosi e voi ignari passanti immergete il cuore dove lo sguardo non osa guardare scegliete di elevare i vostri animi, scegliete di volare o come aquiloni portati dal vento come pensieri sussurrati alle onde.   Guardate la madre del tempo di ognuno. Un buco nel cuore che nasconde la storia, casa di tutti, sguardo al futuro, del nostro passato conserva memoria un punto preciso, aperto e profondo il nostro PULO è un unico ed il centro del nostro mondo. La dolina del Pulo di Molfetta, voragine carsica abitata sin dal Neolitico, dove recentemente sono stati ritrovati due “idoletti”, rientra tra i più importanti monumenti naturali visibili lungo il tratto di fascia costiera del nord barese. {IMAGE_4}{IMAGE_6}

Ospita un esempio di archeologia industriale come testimoniano le grotte ricche di nitrati e la presenza della nitriera più importanti del regno di Napoli e dei Borboni. Venite a Molfetta provate ad entrare dove la musica si impasta con le onde e la pietra si bagna di luce, in una storia di arte, di lacrime, di volti, di pietre e di mare.   Dove parole nascoste tra interstizi di mura, combattono il buio della storia mondiale, è la città natale di Gaetano Salvemini. Passi leggeri ma solchi profondi, di Uomo e di Santo che qui ha insegnato una Pace concreta camminandoci accanto, Don Tonino Bello. Sentite la storia, ascoltate il brusio di anni passati che segnano il viso con mani dure di terra sporcate condiamo di gusto i nostri palati.   È la Cicoria Puntarella la nostra regina, prossima al riconoscimento IGP. Mani sapienti impastano ad arte cuore, acqua e sale riempiono di gusto i nostri palati che sia calzone, triddo e scarcella la nostra cucina non solo i sensi inebria. Fermatevi qui, fermatevi ora, davanti al Torrione che guarda il mare dal 1512. Il Torrione Passari inizialmente cannoniera, divenuta in seguito torre di avvistamento è ora famoso in tutto il mondo quale scrigno prezioso di mostre di arte contemporanea. E poi gli eventi della tradizione pasquale, con i riti processionali della Settimana Santa o la suggestiva sagra a mare per la Festa Patronale settembrina.
Scegliete di sognare prigionieri di un’estasi per essere pietra abbracciata dal mare, per essere cuore che abbraccia un sogno. Fermatevi ora e lasciatevi cullare dalla dolce melodia di chi ha da sempre cantato con il mare. Molfetta ti aspetta.
Da non perdere: Duomo di San Corrado, Cattedrale, Centro Storico, Museo Diocesano, Museo Archeologico, Pulo, Torrione Passari, Sala dei Templari, Basilica "Madonna dei Martiri" con annesso Ospedale dei Crociati, Mercato del Pesce.     Foto di: Antonio D'Agostino, Vincenzo De Pinto, Gaetano Armenio
Testo di: Corrado La Grasta / Video a cura di Confesercenti Bari        

I comuni

20 Maggio 2021

SAMMICHELE DI BARI

Le Vie del Gusto

Le Vie del Gusto, tra Tradizione e Innovazione   Sammichele di Bari si estende su una zona pianeggiante dell’entroterra barese. L’attuale paese venne fondato dal mercante portoghese Michele Vaaz nel 1615, mentre nel 1619 fu ripopolato da famiglie provenienti dai paesi limitrofi ed era stato già ribattezzato Casale San Michele.

Nel centro storico sono comprese risorse culturali di pregio, come il Castello Caracciolo, costruzione quattrocentesca acquistata nel 1609 da Michele Vaaz. Nel 1667 mutò il suo aspetto da piccola fortificazione medievale a vera e propria azienda agricola finché nel 1791 passò alla famiglia Caracciolo di Vietri e nel 1860 assunse il prospetto in stile goticizzante.   Attualmente ospita il Museo della Civiltà Contadina, fondato nel 1974 e intitolato al prof. Dino Bianco. Gli oggetti esposti permettono di compiere un viaggio nel tempo alla scoperta dei cicli produttivi di grano, olio, vino e antichi mestieri.

Nella parte antica del centro storico è incastonata la Chiesa della Maddalena costruita tra il 1620 e il 1632 sul sito di una cappella già esistente nel 1504. La facciata risale alla fine del XVII secolo e di pregio sono le pitture murali, l’altare maggiore in pietra con postergale di legno dipinto, con al centro la Madonna con Bambino.

Esempio di stile Neoclassico, la Chiesa Matrice è dedicata alla Madonna del Carmine, ed edificata tra il 1844 e il 1870. All’interno, le volte sono abbellite da decorazioni in stucco dorato e nell’abside è presente un affresco della Madonna del Carmine con i quattro evangelisti.   {IMAGE_0}{IMAGE_1}

L’accesso al borgo antico è segnato dall’orologio civico, costruito fra il 1876 e il 1878.
Sammichele è conosciuta per la presenza delle maschere Apotropaiche realizzate da maestri scalpellini su pietra locale, che spiccano sulle facciate di alcuni edifici per allontanare gli spiriti del male.   In questa cittadina dalla forte vocazione al turismo enogastronomico, una grande risorsa fra le specialità locali è la rinomata “zampina”, insaccato di carni miste preparato, cotto e degustato all’interno delle macellerie, le quali attirano numerose comitive di avventori durante tutta la settimana.

Alla zampina è legata una grande Sagra della Zampina, del bocconcino e del Buon Vino, che si svolge ogni anno l’ultimo sabato di settembre. Sammichele è nota inoltre per le sue antiche tradizioni legate al Carnevale, con un fenomeno culturale che trova le sue radici nella tradizione popolare: i cosiddetti “festini”, serate danzanti con compagnie di maschere, regolamentate secondo un’antica disciplina.

Infine, caratteristiche sono alcune delle feste legate alla tradizione popolare: la Festa Patronale che celebra l’apparizione dell’Arcangelo Michele l’8 Maggio e che si tiene il secondo weekend di maggio, la tradizionale Festa di San Rocco che si celebra il 2 e 3 Settembre e che si tiene il primo weekend del mese.   Con questa festa si aprono tutte le festività del settembre sammichelino e il Falò di San Giuseppe il 19 Marzo con il rituale evento  del “zippo di San Giuseppe” con la raccolta di dolciumi e doni da offrire al santo e bruciare nei falò.

Da non perdere: centro storico, Castello Caracciolo, Arco dell’Orologio, Chiesa di Santa Maria del Carmine, Chiesa della Maddalena, Museo della Civiltà Contadina “Dino Bianco”.       Foto di Beppe Gasparro
Testi di: Iris. Soc. Coop.      

I comuni

30 Aprile 2021

CASTELLANA GROTTE

La Notte delle Fanove

La Notte delle Fanóve   CASTELLANA GROTTE sorge sull’altopiano calcareo delle Murge e appartiene al comprensorio turistico delle grotte e dei trulli. Nei pressi dell’abitato si trovano le celebri Grotte di Castellana, cavità carsiche scoperte nel 1938 da parte del professor Franco Anelli, coadiuvato da Vito Matarrese (che scoprì, l’anno dopo, la meravigliosa Grotta Bianca), che sono la principale attrattiva turistica della zona.

Tra le tradizioni popolari che caratterizzano la città la prima tra tutte è la Notte delle Fanóve. Ad ardere ogni anno la notte dell’11 gennaio sono oltre 100 maestose cataste di legna disseminate in tutto il territorio urbano fino ad arrivare alla contrata più remota della città.

La notte delle Fanóve, illumina la Città delle Grotte sin dal 1691. Le Fanóve più imponenti sono ormai realizzate da giovani pieni di entusiasmo che fanno quasi a gara per superare l’arte e l’abilità dei fanovisti tradizionali, i quali sono sempre stati maestri nel costruire grandiosi falò nella piazzetta della Chiesa Matrice e in largo Porta Grande. Qui si bruciano tonnellate di legna sotto lo sguardo attonito dei castellanesi e di chi arriva dai paesi limitrofi. Come in ogni festa popolare non manca la parte gastronomica.

È difficile non lasciarsi tentare dagli assaggi di taralli, ceci e fave abbrustoliti, olive, focaccine, pizze, frittelle, bruschette, carne, pesce e da un bicchiere di generoso primitivo, tutto offerto dagli allestitori della fanóva. Dal 2019, grazie all’intervento della Regione Puglia,  le “Fanóve” di Castellana Grotte, la “Focara” di Novoli e le “Fracchie” di San Marco in Lamis hanno costituito la “Rete dei fuochi di Puglia”. {IMAGE_4}{IMAGE_7} LE FANÓVE. Documentata da fonti storiche, la vicenda racconta della liberazione dei cittadini di Castellana Grotte dalla peste. Ricorreva l’anno 1690 quando una terribile epidemia di peste si diffuse nel territorio. Si narra che, nella notte dell’11 gennaio del 1691, due sacerdoti pregarono incessantemente sotto l’altare della Madonna degli Angeli posto nella Chiesa di San Francesco d’Assisi affinché, tramite la sua intercessione, i castellanesi fossero guariti dalla pestilenza.

Uno dei due sacerdoti sognò che la Madonna della Vetrana, adorata all’epoca in una piccola chiesetta, avrebbe liberato Castellana dalla peste, mentre l’altro che la chiesetta sarebbe stata ampliata e sarebbe divenuta luogo di culto dove celebrare il termine dell’epidemia. Ungendo i bubboni dei malati con l’olio del lume che ardeva perennemente accanto al quadro della Vergine i cittadini castellanesi guarirono dalla pestilenza.

Così facendo, e dando fuoco a tutto ciò che era stato in contatto con il morbo, da quel 12 gennaio a Castellana più nessuno morì di peste. Da quel giorno non si registrarono altri decessi, come attestato dal diario del medico del tempo dottor Giuseppe Valerio De Consolibus e tutti attribuirono alla Vergine della Vetrana il miracolo. Da allora, la città di Castellana Grotte dedica alla sua Patrona le Fanóve.
Da non perdere: oltre alla visita alle meravigliose grotte di Castellana, la Chiesa Matrice San Leone Magno con le opere di epoca rinascimentale di Aurelio Persio, il Santuario Maria SS. Della Vetrana e la Chiesa di San Francesco d’Assisi con le stupende opere scultoree di Fra Luca Principino.   Foto di: Mimmo Guglielmi, Giandomenico Laera, Pasquale Ladogana, Gaetano Armenio    

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i Produttori

30 Aprile 2021

Mastrototaro Food

“Dal campo alla tavola” per Mastrototaro Food non è un concetto astratto ma è una vera e propria promessa che l’azienda fa al consumatore.   Ci troviamo a Bisceglie (Bat), terra florida lambita dalle acque del mare Adriatico. Proprio tra la terra e il mare nascono le conserve di Mastrototaro Food, prodotti che simboleggiano l’autenticità della Puglia e il sapore schietto e genuino della tradizione.
L’azienda ha alle spalle una lunga storia imprenditoriale che inizia nel 1956 e si snoda nel settore dell’agricoltura.   Nel 2008 la Mastrototaro Food decide di valorizzare ulteriormente le materie prime prodotte nei terreni aziendali trasformandole in eccellenti conserve agroalimentari. Tre lustri di expertise nel settore hanno fatto il resto.   Oggi sono i tre fratelli, Mauro, Giulio e Roberto, a portare avanti con abilità e ingegno l’azienda certificata Bio e una delle poche in Italia a organizzare la produzione da zero. Il Cicerone del nostro viaggio nelle prelibatezze del marchio Mastrototaro è Mauro, che tra grandi distese di ulivo e vasti campi messi a coltura ci parla del grande impegno profuso per offrire al consumatore un prodotto in cui la qualità è la regina incontrastata.   La coltivazione degli ortaggi secondo le ancestrali consuetudini dei nostri avi e l’amore per la natura sono gli elementi vincenti dell’azienda che raccoglie a mano le materie prime e in pochissime ore le trasforma in conserve.   Questo consente di preservare le qualità organolettiche degli ortaggi che sprigionano la loro bontà e ingolosiscono solo a guardarli. Melanzane, carciofi, funghi, peperoni, pomodori, olive e zucchine sono le materie prime che si sposano con l’olio extravergine di oliva prodotto dall’azienda. {IMAGE_0}{IMAGE_1} Osservando il punto vendita aziendale ci sembra di guardare una versione leggermente più grande della classica dispensa della nonna. Un trionfo di colori è quello che si presenta ai nostri occhi di visitatori, in cui osserviamo stupiti le diverse nuance degli ortaggi in vasetto.   Con orgoglio, Mauro ci spiega la precisa filosofia aziendale: recuperare le antiche ricette delle conserve per farle conoscere anche oltre i confini della Puglia. E così scoviamo la “Pric ‘o prac”, una salsa antichissima molfettese, ormai introvabile, fatta di peperoni e pomodori o l’antipasto biscegliese con carciofi, funghi champignon, peperoni e olive.
Non possiamo non menzionare gli squisiti carciofi disponibili in più versioni. Grigliati, con gambo, “della mamma” o alla “pugliese”: sono tutti eccezionali con il loro cuore tenero immerso nel giallo dorato dell’olio extravergine di oliva. Tradizione sì, ma anche innovazione, come la raffinata mousse di lenticchie e pomodori secchi che unisce le proprietà nutritive del legume al sapore vivace del pomodoro secco. 

È una lista lunghissima quella dei prodotti di Mastrototaro Food. Mauro ci spiega che un’azienda come la sua, che mette davanti il consumatore piuttosto che il fatturato, è frutto di un grande gioco di squadra. Una squadra che vince perché gioca bene sul campo. Quel campo che Mastrototaro Food porta in vasetto direttamente sulle nostre tavole.        

Tarallificio

07 Dicembre 2022

A mano libera

Una storia che ha le sue radici lontano nel tempo, perché lontano ha sempre saputo guardare Don Riccardo Agresti: bastano una masseria e tante mani che chiedono solo di essere impiegate per qualcosa di buono. I taralli di “aMano Libera” nascono così, grazie a al progetto della Diocesi di Andria “Senza Sbarre”.   Siamo nelle campagne andriesi, si gode di un bellissimo panorama, con Castel del Monte che si staglia sullo sfondo, simbolo di una Puglia antica e vera. Qui si trova la masseria fortificata San Vittore.   San Vittore è diventato un luogo di riabilitazione e reinserimento per decine di detenuti ed ex detenuti con i suoi dieci ettari di terreno. I colori vivaci della frutta, le fragranze dell'orto, il suono del vento che passa tra i rami degli ulivi sono accessori al profumo che proviene dalle cucine.   Don Riccardo ci racconta che il progetto "Senza sbarre" e la cooperativa "aMano Libera" producono taralli artigianali con materie prime naturali di qualità e a km 0. Il vero fatto a mano, perché non ci sono macchine industriali a dare forma ai taralli ai cereali in quel momento sono in lavorazione: le mani indaffarate e abili degli operatori si muovono con precisione sui banconi e dispongono sulle teglie quelle forme tondeggianti di amore puro.   Oltre al classici taralli ai semi di finocchio, sono state affiancate varietà gustose, come la già citata ai cereali, per passare a quella con i pomodori secchi, che coniugano uno dei sapori più identificativi del territorio pugliese con un un prodotto tipico, e i taralli al Nero di Troia: solitamente i taralli si impastano con vino bianco, mentre qui si sceglie uno dei vitigni del territorio più acclamati.   Il profumo che proviene dal forno si diffonde in tutti i locali dedicati alla produzione, che parte dagli impasti ottenuti con farine locali di qualità. La forma è data rigorosamente a mano e dopo si passa la bollitura, terminata la quale i taralli finiscono nel forno, autore di quei profumi che si assaporano ben prima di entrare nella struttura.   “aMano Libera” nasce come misura alternativa al carcere, che dona speranza, nuove prospettive ai suoi operatori, ma anche prodotti della tradizione di qualità per tutti i golosi del mondo.   Il ricavato dalla vendita dei taralli torna in circolo, reinvestito per dare possibilità di riscattarsi anche ad altre persone che hanno visto sul loro percorso il carcere.  

Oleificio

30 Aprile 2021

Oleificio Cima di Bitonto

  Meta del nostro viaggio è l’OLEIFICIO COOPERATIVO CIMA DI BITONTO, orgoglioso baluardo di una tradizione millenaria della nostra Puglia. Siamo a Bitonto a pochi chilometri dal capoluogo pugliese, nel cuore della produzione pugliese dell’olio extravergine di oliva.   Una distesa di ulivi a perdita d’occhio appare davanti agli occhi di chi percorre l’entroterra barese. Giunti sul posto non possiamo fare a meno di respirare a pieni polmoni l’intenso profumo di vegetazione, quasi fossimo immersi in una distesa di ulivi secolari. D’altronde qui la natura non è così lontana da noi con il lussureggiante verde dell’adiacente Lama Balice, scrigno di biodiversità di flora e fauna selvatiche.   Ad attenderci c’è Pasquale Mastandrea, Presidente dell’Oleificio Cooperativo. Avvertiamo sin dalle prime parole il suo amore sconfinato per questa terra generosa e i suoi frutti. La Cooperativa Cima di Bitonto vanta una storia di oltre sessant’anni e con i suoi 350 soci riesce a perseguire l’incredibile impegno di ottenere la miglior “spremuta di oliva” made in Puglia.   Impegno manifestato chiaramente già dal logo dell’Oleificio, in cui la parola “Puro”, in riferimento all’olio, campeggia sugli elementi della natura. Sole, pioggia, terra e il frutto che nasce: tutti aspetti importantissimi per donare al consumatore un olio che sa di tradizione. Nei suoi anni di attività la Cooperativa è riuscita a salvaguardare il territorio e gli agricoltori grazie a un lavoro sinergico instaurato con i numerosi soci.   Da loro parte la promessa di preservare le cultivar di olive e di far conoscere la zona in cui crescono. Non a caso le varietà coltivate sono per il 70% Ogliarola e il 30% Coratina: entrambe originarie dell’areale di coltivazione e lavorate nel giro di poche ore dalla loro raccolta. {IMAGE_0}{IMAGE_1} I metodi agronomici impiegati dai soci della Cooperativa si ispirano alle antiche tradizioni locali e a quelle nozioni tramandate nei secoli che permettono alla pianta di crescere sana e robusta. Il sistema di potatura adottato consente il migliore nutrimento ai germogli e ai rami giovani, così da ottenere una spremuta davvero eccezionale.   Gli oli a marchio Cima di Bitonto sono tutti extra vergini. Il carattere deciso della Coratina è mitigato dalla dolcezza della Cima di Bitonto e il risultato è un extra vergine che unisce le peculiarità dell’una e dell’altra cultivar, fino ad ottenere un olio giallo intenso con un’equilibrata presenza di frutta e sentori erbacei. Oltre al classico olio extra vergine di oliva, molto apprezzato per il suo fruttato medio, nel paniere dei prodotti dell’Oleificio scopriamo il D.O.P Terra di Bari, un extra vergine armonioso, leggermente piccante e con fragranze erbacee.   Da agricoltura biologica proviene, invece, l’olio extra vergine di oliva “Biologico”. In quest’olio si distinguono molto bene l’oliva con il suo sapore deciso e la mandorla, più delicata, che non alterano il gusto di un piatto ma, anzi, lo esaltano come merita.        

Azienda Agricola

30 Aprile 2021

Azienda Agricola Iannone

Un paesaggio tipico della Murgia lievemente collinare, reso più brullo dai cammini delle lame carsiche che ne solcano il percorso. Siamo ad Acquaviva delle Fonti (ba), un piccolo borgo di Puglia che, come un antico prezioso mosaico, diletta i visitatori con le sue bellezze.   In questa zona che racchiude antiche masserie circondate dagli inimitabili muretti a secco, trulli e grotte sotterranee nasce nel 1996 l’Azienda Agricola Iannone che produce la Cipolla rossa e lo Sponzale rosso di Acquaviva delle Fonti affiancate dal Cece nero della Murgia Carsica, una triade di bontà che negli anni ha conquistato l’ambito Presidio Slow Food.   A condurci in questo viaggio che parla di produzioni tradizionali e incredibilmente territoriali è Vito Abrusci, responsabile dell’azienda agricola, che incontriamo direttamente in campo in una delle contrade che ospita la coltivazione della cipolla, dello sponzale e del cece nero seguendo i dettami dell’agricoltura biologica.   Si può parlare di un vantaggio autentico che tali zone offrono a questa tipologia di prodotti dovuta all’unicità della ricchezza biologica che impatta positivamente sul territorio. L’eccellente qualità dei terreni profondi, ricchi di potassio, ben drenati e aerati permettono a queste colture di nascere e crescere abbondanti, preservando tutte le incredibili caratteristiche organolettiche e benefiche contenute per natura.   La coltivazione e raccolta della cipolla rossa dell’azienda Iannone è manuale e il prodotto si contraddistingue per la forma appiattita e un peso difficili da replicare. In questo ortaggio si distingue chiaramente il colore esterno che richiama una palette di nuance bellissime che vanno dal rosso al magenta quasi viola per poi mostrare l’interno rosa pallido che sfuma verso il bianco. {IMAGE_0}{IMAGE_1} Il sapore dolce e il profumo intenso rendono la Cipolla rossa perfetta per il consumo fresco o come prodotto trasformato. Parlando di cipolla rossa non possiamo non citare lo sponzale, cioè il bulbo che nasce per riproduzione dalla cipolla matura. L’azienda lo coltiva secondo metodi tradizionali e lo sponzale, anche detto sponsale, mantiene intatto il sapore delicato e leggero della cipolla.   Un ortaggio antico il cui nome di origine latina rievoca la focaccia che veniva consumata durante la sponsàlia, la cerimonia che celebrava i futuri sposi. Pensare che il vece nero della Murgia Carsica sia andato nello spazio è qualcosa che lascia stupiti. Il cece spaziale, in tutti i sensi, è stato scelto per le sue incredibili proprietà per la zuppa dell’astronauta Samantha Cristoforetti.   È diverso dagli altri legumi per il colore scurissimo e la forma uncinata e rugosa. Già noto nell’Ottocento, Vito ci spiega che il Cece nero è da sempre stato l’elemento cardine dell’alimentazione agricola in sostituzione della carne, all’epoca alimento appannaggio solo delle famiglie abbienti.   La “carne dei poveri”, così chiamato un tempo il legume, è gradevole e ricchissimo di fibre e ferro. Un cibo contadino che apre le porte di un territorio meraviglioso.      

Oleificio

05 Giugno 2023

Frantoio Paparella

All’ombra di ulivi secolari e nel cuore del Tavoliere di Puglia nasce nel 1891 il Frantoio Paparella a Barletta (bat). Un luogo in cui le radici e le tradizioni si intrecciano virtuosamente con l’innovazione nei processi di trasformazione e l’attenta selezione dei frutti migliori. Il Frantoio è attualmente dotato di 5 linee di estrazione e trasformazione che consentono di raggiungere una capacità di produzione pari a circa 200.000 tonnellate di olive per stagione. Gli investimenti per il miglioramento della qualità e della quantità di estrazione sono costanti e si concretizzano nell’implementazione di nuovi macchinari di anno in anno. Grande attenzione è destinata a tutte le fasi produttive, dalla raccolta delle olive allo stoccaggio dell’olio; durante tali processi l’oliva viene selezionata e seguita fino alla sua trasformazione in un prodotto di assoluta eccellenza, sotto l’attenta supervisione della proprietà e numerosi panel test tenuti da assaggiatori professionisti. {IMAGE_0}{IMAGE_1} L’olio extra vergine di oliva molito da Frantoio Paparella è estratto a freddo mediante metodi meccanici ed altamente innovativi ad una temperatura mai superiore ai 27°C, da olive italiane coltivate in Puglia. Le olive sono trasformate direttamente presso il frantoio entro massimo 12 ore dalla raccolta conservando perciò tutte le caratteristiche chimico-fisiche dell’olio ed evitando ossidazioni. Giunto al suo 130° anno, il Frantoio Paparella guarda al futuro con la fiducia di chi crede che la qualità sia l’unica scelta per un futuro più buono e sostenibile. Ad oggi i principali scarti di produzione ovvero la sansa e il nocciolino di sansa vengono utilizzati per alimentare parte del ciclo produttivo. Il Frantoio adotta l’approccio dell’economia circolare ed è impegnata nel realizzare una produzione ad impatto ambientale 0 in ottemperanza agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell'Agenda 2030. L’olio extra vergine di oliva “LÓLIO Intenso Monocultivar Coratina” è l’essenza della tradizione, dei sapori e dello stile di vita pugliese. Ricavato dalla selezione accurata delle migliori olive della tipica cultivar pugliese denominata “Coratina”. “LÓLIO Intenso - Monocultivar Coratina” si presenta all’osservatore dal verace colore verde, come le olive dalle cui viene estratto. Al gusto mostra carattere ed eleganza, regalando e note intense e fruttate per dal retrogusto deciso e piccante. Il sapore amarognolo dell’olio extra vergine di oliva estratto dalla cultivar “Coratina” è indice dell’altissima concentrazione di polifenoli, potenti antiossidanti ed infiammatori. L’olio extra vergine di oliva “LÓLIO Fruttato” è una magica armonia di sapori e sentori di Puglia. Ricavato da una sapiente selezione di cultivar pugliesi come Peranzana, Coratina, Ogliarola e Leccino, LÓLIO Fruttato si presenta dal vivace colore verde esaltato da brillanti riflessi giallo intenso. LÓLIO Fruttato riesce a convincere tutti i palati. All’assaggio l’olio propone un bouquet fragrante e completo, dal carattere leggero ed equilibrato, caratterizzato da un basso contenuto di acidità.

Liquorificio

30 Aprile 2021

Fiume

Era l’inizio degli anni Sessanta quando Vittorio Fiume in un piccolo laboratorio artigianale faceva i primi esperimenti sui liquori e il latte di mandorla.   Animato da una passione per la sua Puglia, all’epoca probabilmente ignorava che quei suoi tentativi artigianali si sarebbero trasformati nel tempo in un brand pugliese conosciuto in tutto il mondo. La storia del brand Fiume è una storia che parla d’amore.   Amore per la Puglia, per le erbe, le spezie e gli infusi. Collocato nella zona industriale di Putignano, cittadina famosa per l’antico Carnevale, lo stabilimento Fiume oggi produce bevande molto apprezzate nel settore della liquoristica e degli analcolici.   I liquori a marchio Fiume comunicano il legame con il territorio, a cominciare dalle materie prime. Come ci spiega Caterina Fiume, figlia di Vittorio e responsabile ricerca e sviluppo del marchio, tra i primi liquori che portano la firma di suo padre c’è l’ "Elisir dei Trulli", il cui nome evoca una pozione miracolosa e stupisce per il sapore avvolgente delle note alcoliche e aromatiche.   Cioccolato, rum, nocciola e caffè sono alcuni dei sentori dell’Elisir dei Trulli, che offrono al consumatore un viaggio sensoriale che delizia il palato con sapori caldi e intensi. L’ "Amaro Pugliese", celebre coetaneo dell’Elisir dei Trulli, è famoso perché trasmette pugliesità non solo nel nome ma anche nella scelta delle materie prime.   E così nella Teriaca Officinale dell’Amaro Pugliese scopriamo la menta, il finocchietto, la salvia, il carciofo, gli agrumi e così via. Tutte materie prime provenienti dal territorio, trasformate per creare un amaro che parla di consuetudini e memoria collettiva.   Mentre ci racconta dell’Amaro Pugliese, Caterina estrae una cassettina con alcune delle erbe utilizzate. E così, accanto alla menta, pianta erbacea autoctona, notiamo la China Succirubra che viene invece dall’Ecuador, il Rabarbaro, tipico della Cina e il Quassio della Jamaica. Ed è incredibile come un solo liquore possa contenere intere porzioni di mondo pur restando legato alla tradizione. {IMAGE_0}{IMAGE_1} Tradizione che si esprime anche nel "Limoncello", prodotto secondo l’antica ricetta della nonna di Caterina e che sugella un piccolo segreto tramandato di generazione in generazione. Restando sul versante delle bevande alcoliche, l’ "Amarum" è un’altra creazione a marchio Fiume che mixa territorialità e influenze internazionali.   Nell’Amarum il rum giamaicano sublima l’infuso di spezie e noci locali. Un amaro talmente pregiato da essere riconosciuto al SIAL di Parigi del 2008 come uno dei 100 prodotti più innovativi, e premiato al Roma Bar Show del 2020 per saper valorizzare al meglio le eccellenze del territorio.   Per coloro che non amano gli alcolici c’è un’alternativa decisamente gustosa. È il "Latte di Mandorla", nato come sciroppo, ora anche nella deliziosa versione pronta da bere, Mandorlè, e che viene prodotto per estrazione utilizzando solo ed esclusivamente mandorle dolci pugliesi.   L’ennesimo tratto di attaccamento alle proprie origini di un brand che, con un piede nella Puglia e uno nel mondo, porta le sue bevande oltre i confini nazionali.        

Cantina

30 Aprile 2021

Cantine Barsento

Il tragitto che si compie per andare a Noci (ba), cittadina che sorge sulle ridenti colline murgiane dove si trova Cantine Barsento, è costellato di paesaggi naturali che si estendono a perdita d’occhio, belli da togliere il fiato. In questo territorio incontaminato nasceva più di cinquant’anni fa una cantina che, come ci dice l’attuale Amministratore Unico Rocco Colucci, “traduce in vino l’essenza di Puglia”.   Cantine Barsento è una vivace realtà vinicola fondata nel 1969 con una mission visionaria per l’epoca: valorizzare i vini di qualità provenienti dal solo agro nocese. Quello che rende questa cantina così particolare e unica nel suo genere è qualcosa che, varcata la soglia dello stabilimento, non ci si aspetta di trovare: circa mille metri quadri di cantina sotterranea scavata nella roccia calcarea e profonda 15 metri.   Un vero gioiello enologico che stupisce per la sua inaspettata bellezza, con i suoi cunicoli e le celle organizzate perfettamente che racchiudono veri e pregiati tesori della nostra tradizione vinicola. La funzione della cantina sotterranea è quella di ottenere un vino affinato nella bottaia rocciosa, facendo sì che ci sia il controllo preciso di temperatura e umidità.   I vitigni autoctoni sono di varietà di Primitivo, Malvasia e Negramaro: uve scelte per la loro espressione di territorialità, autenticità e specificità e la cui qualità è ulteriormente sublimata attraverso una filiera di raccolta della frutta esclusivamente manuale. {IMAGE_0}{IMAGE_1} Le etichette di Cantine Barsento (si dividono tra IGP e DOC) non sono semplici prodotti vinicoli, ma sono molto di più: rappresentano la passione per le uve di qualità e per il loro legame con la natura, unica artefice delle rare caratteristiche di ogni materia prima.   Intenso e generoso è il Paturno, un rubino con un bouquet complesso e insieme amabile tipico del Primitivo dal quale proviene o il Ladislao, un Negramaro in purezza impenetrabile, quasi tenebroso. Possiede profumi maturi, decisamente virili, è affinato in botti di rovere ed è un vino per chi ama stupire e lasciarsi stupire.   Se volessimo dargli una personificazione, il Casaboli sarebbe sicuramente una donna dall’aspetto elegante e dall’intelligenza raffinata. Ottenuto da Primitivo, questo DOC è un vino di spessore che fonde la sua gradevolezza alla tannicità. Giocoso, fresco, dolce. È il Primitivo Malicchia Mapicchia, un nettare da meditazione di grande vinosità al palato, affinato per un anno e piacevole per ogni combinazione culinaria.   La tradizione vinicola di Cantine Barsento corre anche sul binario della ristorazione attraverso il ristorante Bamì. La mission? Fondere due arti incredibili: quella della cucina e quella vitivinicola e riunirle sotto una sola forma, Bamì. Il ristorante si trova all’interno di Cantine Barsento e sposa il concetto di valorizzazione delle materie prime e di piatti che rispettano le proprietà organolettiche degli ingredienti. Un concetto che, se vogliamo osare, si veste di sacralità.   La stessa che da sempre accompagna chi, sotto varie forme, lavora con rispetto e devozione i prodotti della terra.      

Cantina

30 Aprile 2021

Cantine Pandora

Nel cuore del brindisino, florida terra ricca di meraviglie archeologiche millenarie, nasce l'azienda vitivinicola Cantine Pandora.   Ufficialmente la storia dell'attività comincia nel 2017, ma quella del suo fondatore ha origini un po' più remote. Il proprietario, Francesco Fumarulo, deve la sua fortuna alla terra e al lavoro di agricoltore. Con orgoglio e trasporto, Francesco ci spiega che la sua passione per la viticoltura nasce da bambino, per poi diventare negli anni un vero e proprio mestiere culminato nella creazione di Cantine Pandora.   Lo stabilimento sorge nel bel mezzo della natura, tra maestosi alberi di ulivo, animali al pascolo, lunghi filari di uva e vaste distese di campi. Cullati dall'aria salubre e placida di Brindisi, le uve di Cantine Pandora trasformate in eccellente vino rosso, bianco e rosato sono quasi tutte salentine.   La volontà di Francesco di contribuire alla crescita della sua zona è attestata da una scelta ben precisa: utilizzare in gran parte vitigni autoctoni di Primitivo, Negramaro, Malvasia Nera e Malvasia Bianca coltivati secondo standard biologici.   Con incredibile rispetto per la tradizione e l'ausilio di moderne tecnologie enologiche, Cantine Pandora è oggi un'azienda di successo. Le bottiglie sono un piccolo capolavoro che racchiudono la fatica, l'amore per la terra, il lavoro in vigna e in cantina e, non a caso, possono tutte fregiarsi del marchio IGP. {IMAGE_0}{IMAGE_1} Come ci tramanda la leggenda sull'antico vaso di Pandora, stappare una bottiglia di questa cantina equivale a scoprire tutto il buono e il bello del territorio di origine.  Il vino, altrimenti conosciuto anche come “nettare degli dei”, per Cantine Pandora ha un effettivo legame con la divinità, al punto da meritare i nomi che richiamano la mitologia.   A uno dei “re” del Salento, il Primitivo, è dedicato Zeus, appellativo della massima divinità dell'Olimpo. Zeus è un rosso dai colori violacei prodotto da uve raccolte a mano negli antichi vitigni della zona, morbido e avvolgente con sentori di frutta rossa.   Negramaro e Malvasia sono i vitigni da cui provengono le uve del Prometeo, altro rosso ottenuto da storici vigneti allevati ad alberello che donano al vino un sapore delicato, ampio, intenso e piacevolmente secco e corposo. Poi troviamo Ermes, Negramaro del Salento vinificato in purezza con metodo tradizionale, tannico e strutturato al punto giusto.   Ad Atena e Afrodite sono dedicati due dei rosati ottenuti entrambi da uve di Negroamaro e con intensi sentori fruttati e molto equilibrati. Tra i bianchi troviamo Gea, un vino di Malvasia Bianca del Salento dal carattere raffinato, strutturato e persistente o l'affascinante Era, creato da uve Chardonnay che spicca per i suoi riflessi dorati e il sapore fine, secco ma armonico.   Prodotto di punta di Cantine Pandora è il rosso '71 IGT, affinato 6 mesi in barriques di rovere francese. Forti, generosi e intensi sono i suoi profumi, che ricordano tanto i fichi appassiti e che in questo vino prodotto da vitigni di Primitivo conferiscono un carattere originale e volitivo.   Vini che affascinano il consumatore per il loro contenuto sopraffine e vigoroso, proprio come il territorio da cui provengono.      

Pirotecnica

30 Aprile 2021

Chiarappa Fuochi d'Artificio

Nel 1940 nasceva a San Severo la PIROTECNICA CHIARAPPA, impresa pugliese conosciuta in tutto il mondo per la bellezza scenografica dei suoi spettacoli pirotecnici. Ottant’anni di attività e quattro generazioni di imprenditori esperti nell’arte degli spettacoli di luci e fuochi, rendono la PIROTECNICA CHIARAPPA un punto di riferimento nel settore delle esibizioni di fuochi d’artificio.   L’azienda produce ogni tipo di gioco pirotecnico nel pieno rispetto degli standard di sicurezza dettati dall’Unione Europea e testa i prodotti seguendo le linee guida di Istituti accreditati. L’incredibile mestiere della preparazione dei fuochi d’artificio è tramandato con cura e passione di padre in figlio e si è evoluta al punto tale da offrire al pubblico show pirotecnici incredibili e mozzafiato.   La Pirotecnica Chiarappa ha illuminato i cieli di tutta Italia, portando la maestria pugliese anche in Europa come le numerose partecipazioni in Germania, Croazia, Francia, Austria, vincendo numerosi contest e ricevendo tanti premi e riconoscimenti.   Menzione a parte merita la partecipazione della Pirotecnica Chiarappa alla festa di inaugurazione di Matera 2019 Capitale Europea della Cultura. La consequenzialità delle immagini che improvvisamente appaiono in alto nel cielo e che miscelano disegni di fontane luminose, stelle filanti che scendono lente, stelle che scoppiano dividendosi in tante altre stelline e via dicendo, sono tutti giochi non casuali ma studiati a tavolino da veri esperti che conoscono i segreti della pirotecnica e che sanno bene gli effetti di un certo percorso e come realizzarlo. {IMAGE_0}{IMAGE_1} Lo studio non è superficiale ma molto dettagliato e approfondito. Come un regista, Nicola Chiarappa, ultimo della discendenza, deve prevedere tempi, cause ed effetti, così da permettere l’esecuzione di uno spettacolo programmato in ogni suo minimo dettaglio. Non solo tradizione ma anche e soprattutto innovazione.   La Pirotecnica Chiarappa offre i classici spettacoli “a terra” ed esibizioni radiocomandate, con programmazione a distanza e avvio computerizzato.  Le sfumature di colori si ottengono calibrando e mischiando varie tipologie di prodotti chimici, finché non si ottiene il risultato desiderato.   Un lavoro che richiede una cura meticolosa dei prodotti maneggiati per far sì che ogni sfumatura e nuance sia esattamente quella richiesta dal committente. Come in tutte le imprese artigianali, anche in questo caso c’è un minuzioso metodo di preparazione per ottenere i colori e i risultati desiderati: la “ricetta”, custodita gelosamente, è tramandata da decenni da padre in figlio.   Grazie alla creatività di famiglia, all’esperienza e alla voglia di portare sempre più in alto la diffusione dell’arte pirotecnica, la Pirotecnica Chiarappa ha aperto un punto vendita dedicato alla commercializzazione di prodotti per ogni tipologia di feste. Tra fuochi d’artificio, festoni e gadget la Pirotecnica Chiarappa realizza spettacoli ed esibizioni incredibili che vi faranno sognare ad occhi aperti. Oggi è Nicola Chiarappa a detenere le redini dell’azienda per proiettarla in un futuro sempre più promettente.    

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