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Esiste una Puglia che non conosci, fatta di storia, cultura e sapori che suscitano emozioni uniche: dagli eventi pasquali alle feste patronali, dai cammini dell'anima ai sapori e profumi della gastronomia e delle eccellenze vitivinicole.

Scegli il tuo itinerario e lasciati deliziare dai prodotti dell'enogastronomia pugliese: la Puglia che non hai mai visto ti aspetta!

I comuni del mese

30 Gennaio 2023

TERLIZZI

La Città dei Fiori e della Ceramica

LA Città' dei Fiori e della Ceramica   Il recente riconoscimento di “Terlizzi città della ceramica”, esalta la secolare tradizione della lavorazione dell’argilla che in queste contrade, nel cuore della Puglia, ha saputo raggiungere forme d’arte di inusitata bellezza. Terlizzi è anche la città dell’olio extravergine d’oliva e di altre prelibatezze agroalimentari, fra cui spicca il fiorone “Mingo Tauro” candidato alla denominazione IGP, ed è soprattutto la “città dei fiori”, con le centinaia di aziende che operano sul territorio e nel distretto, tutte ben attestate sui mercati nazionali ed esteri in virtù dei prodotti eccellenti e assai richiesti: un vero tesoro di biodiversità.   Ma Terlizzi di “fiori” ne ha tanti, e tutti da scoprire, in un viaggio emozionale che sa di antico e di moderno, laddove la modernità è sotto gli occhi di tutti e l’antico è ben ritratto, fino a rivivere, nelle pagine offerte da studiosi appassionati come don Gaetano Valente e l’arch. Michele Gargano, adusi a immergersi nelle carte documentali come nel dedalo delle viuzze e degli slarghi lastricati del borgo medievale racchiuso dalla cinta dello “stradone” su cui si affacciano le eleganti dimore delle famiglie che hanno fatto la storia della città.     {IMAGE_4}{IMAGE_7} Al margine dell’abitato medioevale, si può ammirare la mole elegante della Concattedrale neoclassica dedicata a San Michele Arcangelo, sorta sulla Collegiata duecentesca che recava la firma di Anseramo da Trani, di cui è ancora possibile ammirare il raffinato portale incastonato nella chiesa del Rosario. In continuità, come sorvegliata dall’alta torre campanaria con terminazione bulbiforme di tipo orientale, la chiesa dell’Immacolata. Accoglie, tra stucchi e ornati di un vezzoso barocco, la sequenza di tele con storie del Vecchio Testamento e della vita della Madonna dipinte da Domenico Antonio Carella.   Ma ciò che toglie letteralmente il fiato è la celeberrima Adorazione dei pastori che Corrado Giaquinto ha realizzato intorno al 1750. A due passi la Pinacoteca Civica, che accoglie nelle stesse sale della dimora d’artista, il ricco lascito di opere (oltre mille) di Michele de Napoli (1808-1892). Immette alla piazza principale di Terlizzi, dominata dalla mole severa della Torre normanna, opera strategica di difesa, oggi Torre dell’Orologio, coronata dalle architetture civili, fra cui spicca il Palazzo del governo cittadino in uno con il Teatro Millico, e religiose, chiese di San Gioacchino e di Santa Lucia con al centro il Monumento ai Caduti, opera di Giulio Cozzoli, senza trascurare il ricordo di illustri terlizzesi che lottarono per la libertà e furono trucidati alle Fosse Ardeatine: don Pietro Pappagallo e Gioacchino Gesmundo, il cui monumento celebrativo è in Largo La Ginestra.   Lo sguardo verso il corso si sofferma sull’imponente facciata di Palazzo de Gemmis, con invenzioni di sapore vanvitelliano, e sulla vicina chiesa di Santa Maria la Nova, che fu fucina di cultura e sapere teologico dei frati Minori Osservanti. Ospita opere d’arte di prima grandezza, quali la Natività (1540) di Giovan Girolamo Savoldo (1480c-1548) e la Madonna con Bambino e i santi Giovanni Battista e Francesco d’Assisi (1532-1533) di Giovanni Antonio de Sacchis, detto il Pordenone (1483c-1539).   Autentica oasi di pace e spiritualità, lungo i percorsi della Francigena, il Borgo di Sovereto racchiude e preserva, quale preziosa perla, il santuario della Vergine patrona la cui icona fu rinvenuta, secondo antiche leggende, da un pastore in una grotta. Ѐ l’effigie mariana della Theotòkos (Madre di Dio) che ogni anno, nella rievocazione rituale del mitico rinvenimento, attraversa le vie principali della città issata sul mastodontico “carro trionfale” per la "festa maggiore" durante la prima domenica di agosto, a suggello di una delle feste più belle ed esaltanti cui è dato di assistere in Puglia.   IL CARRO TRIONFALE   Il carro trionfale di Terlizzi rappresenta il simbolo in cui tutta la comunità si riconosce. E’ una macchina da festa con struttura portante in legno e rivestimento in tela alta 22 metri, che ogni anno sfila per le principali arterie cittadine, spinta a braccia da oltre cinquanta uomini e guidata da quattro timonieri in abiti tradizionali diretti da un capo timoniere che con maestria lo conduce nelle tradizionali e spettacolari curve del centro cittadino.   Porta in trionfo l’icona della Madonna di Sovereto e la statua di San Michele, principali Patroni della città, oltre ad un gran numero di bambini, seduti sulla scalinata che dalla “carretta” porta al “trono” su quale è posizionata la sacra immagine della Vergine.   A Terlizzi la tradizione del carro trionfale, attestata da alcuni documenti del XVI secolo, è intimamente legata alla nascita del culto in onore della Madonna di Sovereto. La sua simbologia è pregna di contenuti che rimandano alla leggenda del ritrovamento: l'immagine della Vergine è stata rinvenuta dal pastore che, nell'intento di liberare una pecora rimasta incagliata, notò l’icona in una cavità sotterranea. Il pastore era di Bitonto, mentre l'icona fu ritrovata in agro terlizzese. Subito si creò il problema a quale dei due comuni dovesse appartenere l'icona. Si scelse così di affidare la sorte al “giudizio di Dio”.   L’Immagine venne posizionata su un carro trainato da due buoi, uno di Bitonto e uno di Terlizzi. Quest'ultimo ebbe la meglio, accecando con una cornata il bue bitontino. Il carro arrivò così a Terlizzi mutando continuamente aspetto. Nel 1868 assume il suo definitivo assetto sia nella struttura portante che nelle componenti architettoniche e decorative, tramandate fino ai nostri giorni, grazie a Michele De Napoli, grande pittore neoclassico, divenuto sindaco della città, che progetta una nuova macchina da festa.   La costruzione operativa del carro viene affidata allo scenografo Raffaele Affaitati da Foggia. Da allora il carro è rimasto pressoché immutato nelle sue componenti stilistiche e continua ad emozionare profondamente nella prima domenica di Agosto di ogni anno.   Da visitare: Concattedrale di San Michele Arcangelo, Chiesa di Santa Maria la Nova, Chiesa dell’Immacolata, Chiesa del Rosario e Portale di Anseramo da Trani, Borgo medioevale, Torre Normanna (o dell’Orologio), Palazzo di Città e Teatro “Millico”, Pinacoteca “Michele de Napoli”, Santuario e borgo di Sovereto, Santuario di Santa Maria di Cesano.     testo di Franco di Palo / foto di Francesco De Chirico

I comuni

30 Aprile 2021

VICO DEL GARGANO

Il Borgo degli Innamorati

il Borgo degli Innamorati   Un borgo dal cuore antico, VICO DEL GARGANO (Fg) sorge in posizione privilegiata nella Montagna del Sole (antico nome del Gargano), su un promontorio roccioso tra il mare, con San Menaio e Calenella e la Foresta Umbra.   È uno dei nove comuni pugliesi che si fregia del marchio “I Borghi più Belli d’Italia”. La sua fine aria collinare tempera la calura estiva e addolcisce il freddo invernale. È un’antica città sorta su insediamenti preistorici infatti deve il suo nome agli Schiavoni chiamati da Ottone I verso il 900 d.C.
Vico del Gargano incanta il visitatore con il suo centro storico, impiantato sui tre nuclei principali della Civita, Terra e Casale. Il suo passato è denso di testimonianze preistoriche (di notevole interesse le necropoli di Monte Tabor e Monte Pucci).
L’epoca normanno-sveva segnò marcatamente lo sviluppo di Vico del Gargano. Testimonianze di quell’epoca sono un Castello, edificato probabilmente dagli uomini di Federico II di Svevia intorno al 1240, e la cinta muraria che comprende anche torri di guardia e alcune chiesette. Il centro storico si articola in stradine, vecchie case “a pujedd” (a schiera con scala esterna, con abitazioni al piano superiore e vano sottoscala adibito a stalla o magazzino), i resti delle mura e delle torri. 
Merita una visita particolare il “Trappeto Maratea”, un antico frantoio per la spremitura delle olive che conserva una pressa in legno del 1317. Il Palazzo Della Bella, curiosa costruzione dei primi del Novecento che si ispirava al modello trecentesco del fiorentino Palazzo Vecchio, completa la passeggiata nel centro storico di Vico. {IMAGE_6}{IMAGE_2} Appena fuori del paese è il suggestivo Convento dei Cappuccini con un leccio secolare (17 mt di altezza per 5 mt di diametro) e, all’interno, un Crocifisso miracoloso oltre ad opere pittoriche del Vaccaro e del Borghese. Il Convento di Santa Maria Pura, sempre fuori dall’abitato, è un complesso monumentale di grande valore che, si ritiene, poggi addirittura su strutture molto più antiche, forse il Tempio di Calcante.
Durante il periodo pasquale gli eventi processionali della Settimana Santa Vichese sono uno dei momenti più attesi a Vico del Gargano, dove cinque antiche Confraternite custodiscono da tempo immemore un patrimonio di riti, canti e tradizioni, che trova in quei giorni la sua più autentica manifestazione.
Il 14 febbraio nel giorno degli innamorati, si festeggia San Valentino dal 1618 acclamato Patrono della città e dei suoi giardini d’aranci (Igp). Le reliquie del Santo si trovano nella Collegiata dell’Assunta e sono portate in processione per le vie della cittadina.
Gli innamorati del circondario, quel giorno, assaggiano il succo delle arance benedette come propizia pozione d’amore e si scambiano dolci effusioni nel Vicolo del Bacio, una stradina stretta del centro storico di soli 50 centimetri di larghezza.
A pochi chilometri da Vico del Gargano, si scende verso lo splendido scenario marino di San Menaio, piccolo borgo di pescatori, che con la sua vegetazione ricca di pinete e aranceti e le sue spiagge ben attrezzate è meta per i vacanzieri estivi.
Da visitare: Centro Storico, Castello, Chiesa Matrice, Chiesa della Misericordia, Chiesa di Santa Maria degli Angeli e la Chiesa di San Pietro, La Foresta Umbra, San Menaio.       Foto di: Pasquale D'Apolito / Gaetano Armenio / Testo di: Francesco Paolo Saggese
       

I comuni

30 Aprile 2021

GALATINA

Il Pasticciotto, dove tutto ebbe inizio

    Il Pasticciotto, dove tutto ebbe inizio   GALATINA (Le) viene anche indicata come Umbeliculus del Salento poichè è equidistante dal mar Ionio e dal mare Adriatico.

Famosa per l’arte dolciaria, la cucina galatinese deve la sua bontà alla semplicità degli ingredienti e alla sapienza della preparazione. È storia acquisita che l’origine della produzione artigianale del dolce più conosciuto del Salento, il pasticciotto, risalga all’antica bottega della famiglia Ascalone, a far data 1745.   Il succedersi delle generazioni ha fatto sì che l’originale ricetta, tramandata oralmente, generasse una tradizione dolciaria, facendo nascere molte altre realtà artigianali con una specifica qualità di prodotto.
Questo ha permesso di indicare Galatina come la capitale indiscussa del pasticciotto. Il dolce è composto da pasta frolla e crema pasticciera che, attraverso una particolare cottura, raggiungono un perfetto equilibrio. La forma ovale si presenta con una tipica bombatura superiore, opportunamente brunita da una cottura che lascia compatta la frolla e rende tenue e persistente il profumo della crema.   Nell’unicità della produzione pasticciera vanno segnalati poi gli africani, chiamati anche dita degli apostoli, che risalgono al 1700 e la mafalda gelato certificato P.A.T che deve il suo nome a una strada di Galatina. {IMAGE_0}{IMAGE_1}

L’esperienza della visita a Galatina, andando per il centro antico, colma di bellezza i sensi.  L’alternarsi delle case a corte, espressione di un’architettura urbana popolare, con il fasto delle decine di palazzi storici e nobiliari, dai portali riccamente decorati, offre un percorso in cui lo sguardo si perde nel luogo e nel tempo. L’architettura del centro storico si completa con le innumerevoli chiese e tra questa la Basilica pontificia minore di Santa Caterina d’Alessandria spicca per bellezza assoluta.
È uno dei più insigni monumenti dell’arte romanica pugliese e gotica in Puglia. I suoi affreschi di scuola giottesca e senese, datati tra la fine del 1300 e gli inizi del 1400, ricoprono per intero la superficie muraria. Per la vastità dei cicli pittorici, la basilica Galatinese è seconda solo alla basilica di San Francesco d’Assisi.   Un’esplosione di balli a ritmo di “pizzica”, profumi e folklore accompagnano i festeggiamenti dei Santi Patroni Pietro e Paolo il 28, 29 e 30 giugno. Fino agli anni Ottanta la cappella di San Paolo ospitava i tarantati che per tre giorni e tre notti alternavano fasi di sonno a momenti di danza coreutica per debellare il male.   Questo rito, oggi scomparso, è recuperato in chiave folkloristica con ronde spontanee e tradizionali processioni con colorate scenografie. Piazza San Pietro, con la maestosità della facciata della Chiesa dei Santi Pietro e Paolo accoglie e congeda gli ospiti, come una cartolina dal mondo.   Da non perdere: Basilica Pontificia minore di Santa Caterina d’Alessandria, la Chiesa Matrice dei SS. Pietro e Paolo che conserva la pietra su cui si sedette San Pietro, la settecentesca Corte Vinella, Palazzo Tafuri- Mongiò con le sue linee rococò, Museo Civico Pietro Cavoti.     foto di Alberto Russi, Gaetano Armenio      

I comuni

30 Aprile 2021

GALLIPOLI

Kale Polis, la Città Bella

  Kale Polis, la Città Bella
  GALLIPOLI (le) è la città bella per eccezione. Il suo centro storico è un’isola legata alla terraferma da un ponte in pietra realizzato nella prima parte del Seicento.   Affascinante per antonomasia, governata da numerose dominazioni nel corso della sua plurisecolare storia, Gallipoli trae le sue origini dalla civiltà Messapica, che la identificò con l’antico nome di Anxa. La natura militare della città è chiara nello stemma civico che rappresenta un gallo, simbolo della vigilanza, con un cartiglio recante la scritta latina “Fedelmente vigila”.
La storia di Gallipoli è narrata dai suoi luoghi di arte e di cultura. Già fuori delle sue antiche mura urbiche si incontra la Fontana antica, un’artistica fontana monumentale scavata nel carparo, raffigurante le storie di Dirce, Salmace e Biblis, tramutate in fonti d’acqua per i loro amori impuri.   Sulla stessa piazza si incontrano l’antica cappella intitolata a Santa Cristina e il Santuario della Madonna del Canneto, chiamata la castellana di Gallipoli. 
Tra vicoli, case a corte e palazzi nobiliari, si ergono possenti la Cattedrale di Sant’Agata, meraviglioso esempio di arte barocca, e gli oratori confraternali tra i quali spicca la famosa Chiesa di Santa Maria della Purità. Definita “la Cappella Sistina del Salento” è la sede della categoria sociale dei “vastavi”, ovvero gli operai dediti alle operazioni di facchinaggio nell’antico porto mercantile della Città.
Da questo importante punto di attracco, si imbarcava l’olio prodotto nei frantoi ipogei dei quali è costellato il sottosuolo dell’isola antica. Oggi, alcuni di questi frantoi sono stati recuperati e sono dei luoghi della memoria da visitare assolutamente per conoscere la storia della produzione dell’“oro liquido”. {IMAGE_2}{IMAGE_4}

A ridosso della cosiddetta “Porta Terra”, troneggia maestoso il Castello con i suoi torrioni, tra i quali spicca quello di forma ennagonale, e il Rivellino, un avamposto costruito come ulteriore protezione al castello e alla stessa città.    Nel centro storico tra numerose botteghe e negozi, sono presenti anche alcuni dei luoghi di cultura di Gallipoli come il Museo Diocesano, il Frantoio ipogeo di Palazzo Granafei , il Museo Civico e l’antica farmacia “Provenzano”.
A ridosso di uno dei grandi torrioni che costellano le mura si può ammirare la Chiesa di San Francesco d’Assisi con il celebre Malladrone, una statua raffigurante il ladrone crocifisso con Gesù che il D’Annunzio definì “l’orrida bellezza”.
Nei pressi della spiaggia della Purità, con la prospettiva dell’Isola di Sant’Andrea, il tramonto è uno spettacolo che lascia senza fiato coloro che vi assistono. Una miscela straordinaria di colori che la natura sembra intingere in una grande tavolozza fatata con l’azzurro del cielo e del mare, e il rosso vivo del sole che si immerge nelle acque.
Gallipoli, una città da vivere e da visitare in tutti i periodi dell’anno. Il Natale con le sue nenie e le sue dolcezze, il Carnevale con le sue esilaranti e colorate sfilate, la Pasqua con i suoi antichi riti, la suggestiva sagra a mare della festa patronale di Santa Cristina, per un’esperienza di viaggio da non dimenticare.   Da non perdere: Castello e il Rivellino, Chiesetta di Santa Cristina, Santuario della Madonna del Canneto, Fontana ANTICA (XVI secolo), Cattedrale di S. Agata, Chiesa e Confraternita di Santa Maria della Purità, Chiesa di S. Francesco d’Assisi.       Foto di: Michele Esposito
Testo di: Eugenio Chetta, Francesca Fontò
 

I comuni

30 Aprile 2021

MONTE SANT'ANGELO

Luogo di Culto e dei siti Unesco

LUOGO DI CULTO E DEI SITI UNESCO   Situato nel cuore del Parco Nazionale del Gargano –  Monte Sant'Angelo è sede di ben due siti riconosciuti Patrimonio mondiale dell’Umanità tutelato dall’UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura): le tracce longobarde nel Santuario di San Michele Arcangelo (2011, nell’ambito del sito seriale “I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d. C.)”) e le faggete vetuste della Foresta Umbra (2017, nell’ambito del bene transnazionale “Antiche faggete primordiali dei Carpazi e di altre regioni d’Europa”   Inoltre, negli ultimi anni sono arrivati altri importanti riconoscimenti: dal National Geographic che inserisce la Sacra Grotta dell’Arcangelo Michele tra le 10 Grotte Sacre più belle al mondo a Skyscanner che inserisce Monte Sant’Angelo tra le venti città più belle d’Italia, dalla Regione Puglia che inserisce il Comune nell’elenco regionale dei “Comuni ad economia prevalentemente turistica e città d’arte” alla guida verde Michelin che assegna il massimo riconoscimento al centro storico con le tre stelle ed è stata inserita tra i Borghi più belli d’Italia.   La bellezza viaggia lungo le bianche vie del centro storico, resiste al tempo davanti al maestoso Castello Normanno-Svevo-Aragonese, ti resta nel cuore al cospetto della facciata monumentale e della Grotta del Santuario più importante dell’Occidente dedicato all’Arcangelo Michele, meta ininterrotta di pellegrinaggi da 1500 anni. {IMAGE_0}{IMAGE_1} La bellezza ti accompagna nel misterioso Battistero di San Giovanni in Tumba (detto “Tomba di Rotari”) e verso la meraviglia della Chiesa di Santa Maria Maggiore e dei suoi affreschi, verso l’ascolto del silenzio all’Abbazia di Santa Maria di Pulsano e ai suoi Eremi, verso la magica Foresta Umbra o lungo la costa della marina.   Numerosi gli eventi della tradizione, emozionali e promozionali: dall’8 maggio con il festival Michael che celebra l’Arcangelo nel mondo, passando per la Settimana Santa - con i suoi suggestivi ed emozionali riti del “miserere e del terremoto” e la Processione struggente del Venerdì Santo.   Dal 25 giugno al 7 luglio si celebrano i due riconoscimenti UNESCO, si attraversano i grandi eventi estivi fino ad arrivare a settembre con il Corteo Storico delle Apparizioni dell’Arcangelo, la Festa patronale del 29 settembre e la Processione della Sacra spada, il festival cinematografico dedicato ai cammini sulla Francigena e sulla Micaelica, Mònde.   Come numerosi sono i prodotti tipici dell’eccellenza gastronomica e i piatti locali: dal croccante e famoso pane alle dolci ostie piene, dall’olio della piana di Macchia - dove si incontrano gli ulivi e il mare - al saporito caciocavallo.   Da non perdere: Santuario e Grotta di San Michele Arcangelo, Abbazia ed Eremi di Santa Maria di Pulsano, Battistero di San Giovanni in Tumba (detto “Tomba di Rotari”), affreschi della Chiesa di Santa Maria Maggiore, Castello Normanno-Svevo-Aragonese, Musei TECUM del Santuario (Devozionale, Lapidario e Cripte longobarde), MeTA - Museo di Arti e Tradizioni popolari del Gargano, la Foresta Umbra.     Foto di: Mario Brambilla, Monica Giardina, Leonardo Giordano, Matteo Nuzziello
Testo di: Pasquale Gatta    

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i Produttori

30 Aprile 2021

Mastrototaro Food

“Dal campo alla tavola” per Mastrototaro Food non è un concetto astratto ma è una vera e propria promessa che l’azienda fa al consumatore.   Ci troviamo a Bisceglie (Bat), terra florida lambita dalle acque del mare Adriatico. Proprio tra la terra e il mare nascono le conserve di Mastrototaro Food, prodotti che simboleggiano l’autenticità della Puglia e il sapore schietto e genuino della tradizione.
L’azienda ha alle spalle una lunga storia imprenditoriale che inizia nel 1956 e si snoda nel settore dell’agricoltura.   Nel 2008 la Mastrototaro Food decide di valorizzare ulteriormente le materie prime prodotte nei terreni aziendali trasformandole in eccellenti conserve agroalimentari. Tre lustri di expertise nel settore hanno fatto il resto.   Oggi sono i tre fratelli, Mauro, Giulio e Roberto, a portare avanti con abilità e ingegno l’azienda certificata Bio e una delle poche in Italia a organizzare la produzione da zero. Il Cicerone del nostro viaggio nelle prelibatezze del marchio Mastrototaro è Mauro, che tra grandi distese di ulivo e vasti campi messi a coltura ci parla del grande impegno profuso per offrire al consumatore un prodotto in cui la qualità è la regina incontrastata.   La coltivazione degli ortaggi secondo le ancestrali consuetudini dei nostri avi e l’amore per la natura sono gli elementi vincenti dell’azienda che raccoglie a mano le materie prime e in pochissime ore le trasforma in conserve.   Questo consente di preservare le qualità organolettiche degli ortaggi che sprigionano la loro bontà e ingolosiscono solo a guardarli. Melanzane, carciofi, funghi, peperoni, pomodori, olive e zucchine sono le materie prime che si sposano con l’olio extravergine di oliva prodotto dall’azienda. {IMAGE_0}{IMAGE_1} Osservando il punto vendita aziendale ci sembra di guardare una versione leggermente più grande della classica dispensa della nonna. Un trionfo di colori è quello che si presenta ai nostri occhi di visitatori, in cui osserviamo stupiti le diverse nuance degli ortaggi in vasetto.   Con orgoglio, Mauro ci spiega la precisa filosofia aziendale: recuperare le antiche ricette delle conserve per farle conoscere anche oltre i confini della Puglia. E così scoviamo la “Pric ‘o prac”, una salsa antichissima molfettese, ormai introvabile, fatta di peperoni e pomodori o l’antipasto biscegliese con carciofi, funghi champignon, peperoni e olive.
Non possiamo non menzionare gli squisiti carciofi disponibili in più versioni. Grigliati, con gambo, “della mamma” o alla “pugliese”: sono tutti eccezionali con il loro cuore tenero immerso nel giallo dorato dell’olio extravergine di oliva. Tradizione sì, ma anche innovazione, come la raffinata mousse di lenticchie e pomodori secchi che unisce le proprietà nutritive del legume al sapore vivace del pomodoro secco. 

È una lista lunghissima quella dei prodotti di Mastrototaro Food. Mauro ci spiega che un’azienda come la sua, che mette davanti il consumatore piuttosto che il fatturato, è frutto di un grande gioco di squadra. Una squadra che vince perché gioca bene sul campo. Quel campo che Mastrototaro Food porta in vasetto direttamente sulle nostre tavole.        

Pastificio

30 Aprile 2021

Casa Milo

Quando si pensa alla Puglia non si può non menzionare sua maestà la pasta. Simbolo di famiglia, allegria e convivialità è tra le cose che meglio ci rappresenta nel mondo. In fatto di pasta ci distinguiamo da sempre, come ci insegna l’azienda pugliese CASA MILO.   La storia inizia nel 1870 a Bitonto, città che incanta per le bellezze del centro storico e delizia per la bontà del suo olio extra vergine di oliva. È una storia di famiglia e passione, di duro lavoro e coraggio, ma è anche una storia di rispetto e fiducia. Casa Milo da ben quattro generazioni è tra gli ambasciatori di Puglia nel settore food.   Un percorso iniziato prima con l’olio e poi seguito dalla pasta e i prodotti da forno, la cui creazione è subentrata definitivamente nel 1994. In tutti questi anni Nicola Milo, presidente dell’azienda, affiancato dai quattro figli Giuseppe, Marida, Saverio e Giovanni, ha investito costantemente per offrire al consumatore prodotti di qualità lavorati nel rispetto della tradizione italiana più autentica e genuina.   Qualità che si esprime anche nella ricercatezza delle materie prime, elementi imprescindibili per ottenere un prodotto finale straordinario. Questa loro filosofia si materializza attraverso il patto stretto con Coldiretti per creare un prodotto interamente pugliese realizzato con grani duri selezionati, nel pieno rispetto della terra e di chi la coltiva.   Un vero e proprio atto di amore per la madre terra, per i suoi cicli naturali e per quelle braccia vigorose che la accudiscono e la lavorano. Un “semplice” pacco di pasta Milo racchiude un mondo in cui coesistono rigogliosi campi di grano baciati dal sole, il vento salubre e una tradizione contadina millenaria. {IMAGE_0}{IMAGE_1} La pasta secca 100% Filiera Puglia è fatta di grano decorticato a pietra e ingredienti naturali e di qualità che le consentono di essere porosa, ruvida e tenace per trattenere ogni condimento. Disponibile in tantissime specialità realizzate solo con trafile al bronzo, questa categoria include anche la linea Caserecce che propone tutti i formati regionali ispirati alle antiche tecniche della pasta fatta in casa.   La pasta fresca all’uovo 100% grano di Puglia è un tipo di pasta che invita il consumatore a toccarla, prima di assaggiarla. Quando si osserva la pasta di Casa Milo è difficile non pensare alla versione casalinga delle nostre nonne. Il giallo intenso delle tagliatelle, delle fettuccine, delle pappardelle o delle lasagne è accompagnato da un profumo che sa di lunghe tavolate e convivialità familiari.   Una linea della produzione di Casa Milo è dedicata anche ai prodotti da forno, in cui il rispetto per l’artigianalità è l’elemento preponderante. Taralli, mini grissini e bruschette con olio EVO sono i sostitutivi del pane perfetti in ogni momento della giornata per ristorarsi con sapori fragranti e irresistibili o per creare abbinamenti creativi per aperitivi speciali.   Tradizione, innovazione, sostenibilità e affidabilità. Tutti valori perfettamente incarnati da Nicola Milo e dai suoi quattro figli, che portano al consumatore la Puglia più buona e autentica sotto forma di pasta e prodotti da forno.          

Oleificio

05 Giugno 2023

Frantoio Paparella

All’ombra di ulivi secolari e nel cuore del Tavoliere di Puglia nasce nel 1891 il Frantoio Paparella a Barletta (bat). Un luogo in cui le radici e le tradizioni si intrecciano virtuosamente con l’innovazione nei processi di trasformazione e l’attenta selezione dei frutti migliori. Il Frantoio è attualmente dotato di 5 linee di estrazione e trasformazione che consentono di raggiungere una capacità di produzione pari a circa 200.000 tonnellate di olive per stagione. Gli investimenti per il miglioramento della qualità e della quantità di estrazione sono costanti e si concretizzano nell’implementazione di nuovi macchinari di anno in anno. Grande attenzione è destinata a tutte le fasi produttive, dalla raccolta delle olive allo stoccaggio dell’olio; durante tali processi l’oliva viene selezionata e seguita fino alla sua trasformazione in un prodotto di assoluta eccellenza, sotto l’attenta supervisione della proprietà e numerosi panel test tenuti da assaggiatori professionisti. {IMAGE_0}{IMAGE_1} L’olio extra vergine di oliva molito da Frantoio Paparella è estratto a freddo mediante metodi meccanici ed altamente innovativi ad una temperatura mai superiore ai 27°C, da olive italiane coltivate in Puglia. Le olive sono trasformate direttamente presso il frantoio entro massimo 12 ore dalla raccolta conservando perciò tutte le caratteristiche chimico-fisiche dell’olio ed evitando ossidazioni. Giunto al suo 130° anno, il Frantoio Paparella guarda al futuro con la fiducia di chi crede che la qualità sia l’unica scelta per un futuro più buono e sostenibile. Ad oggi i principali scarti di produzione ovvero la sansa e il nocciolino di sansa vengono utilizzati per alimentare parte del ciclo produttivo. Il Frantoio adotta l’approccio dell’economia circolare ed è impegnata nel realizzare una produzione ad impatto ambientale 0 in ottemperanza agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell'Agenda 2030. L’olio extra vergine di oliva “LÓLIO Intenso Monocultivar Coratina” è l’essenza della tradizione, dei sapori e dello stile di vita pugliese. Ricavato dalla selezione accurata delle migliori olive della tipica cultivar pugliese denominata “Coratina”. “LÓLIO Intenso - Monocultivar Coratina” si presenta all’osservatore dal verace colore verde, come le olive dalle cui viene estratto. Al gusto mostra carattere ed eleganza, regalando e note intense e fruttate per dal retrogusto deciso e piccante. Il sapore amarognolo dell’olio extra vergine di oliva estratto dalla cultivar “Coratina” è indice dell’altissima concentrazione di polifenoli, potenti antiossidanti ed infiammatori. L’olio extra vergine di oliva “LÓLIO Fruttato” è una magica armonia di sapori e sentori di Puglia. Ricavato da una sapiente selezione di cultivar pugliesi come Peranzana, Coratina, Ogliarola e Leccino, LÓLIO Fruttato si presenta dal vivace colore verde esaltato da brillanti riflessi giallo intenso. LÓLIO Fruttato riesce a convincere tutti i palati. All’assaggio l’olio propone un bouquet fragrante e completo, dal carattere leggero ed equilibrato, caratterizzato da un basso contenuto di acidità.

Cantina

30 Aprile 2021

Cantine D'Arapri

Tre amici con la passione per la musica jazz e per i vitigni autoctoni del Tavoliere, una cantina sotterranea dal fascino irresistibile e degli spumanti che raccolgono estimatori da tutto il mondo. Nella storia di Cantine d’Araprì non manca nulla: l’amicizia, l’amore per la propria terra, un progetto lungimirante e una stoffa imprenditoriale fuori dal comune.   Alla base dell’azienda c’è stata la convinzione di poter produrre anche al Sud spumanti pregiati utilizzando il vitigno autoctono della Capitanata: il “Bombino bianco”. E così che i tre amici, Girolamo d’Amico, Louis Rapini e Ulrico Priore nel 1979 crearono il loro sogno. Cantine d’Araprì è la prima realtà pugliese a produrre spumanti con metodo classico.   Una scelta coraggiosa, che con il tempo si è rivelata vincente e ha portato a numerosi riconoscimenti. Entrando nella loro cantina non si possono non notare le decine di premi ottenuti negli anni per l’abilità con cui valorizzano il territorio. L’edificio che ospita Cantina d’Araprì, datato inizi del 700 e collocato nel centro storico di San Severo (fg), ci sembra quasi una casa che serba tesori straordinari e di cui conosciamo le fattezze e l’atmosfera.   Scopriamo stupìti che sotto i nostri piedi si trovano mille metri quadri di cantina sotterranea alla quale si accede attraverso un dedalo di cunicoli e gallerie. Lo spazio, periodicamente, ospita eventi e rassegne culturali. L’ambiente accoglie e custodisce il pregiato spumante che riposa placidamente in attesa di essere pronto per essere stappato. {IMAGE_0}{IMAGE_1} Ci sembra quasi di assistere a un cerimoniale, nel silenzio dei sotterranei e circondati da cataste di bottiglie il cui contenuto segue precisi protocolli artigianali affinati con l’esperienza. Tra gli spumanti troviamo il rosè millesimato "Sansevieria", ottenuto dalla vendemmia manuale di uve di Nero di Troia con il suo colore gentile e il dolce profumo di agrumi.   Per chi ama i secchi, il "Pas Dosè" prodotto da Bombino bianco e Pinot nero è uno spumante dal carattere convinto ingentilito da sentori di pasticceria. Montepulciano e Pinot Nero sono gli ingredienti preziosi del "Brut Rosè" , spumante dal gusto finissimo e rotondo con profumi di pane e frutta tostata.   Etereo e gentile è il bouquet del "Brut", primo spumante a essere prodotto dalla casa che avvolge il consumatore con sentori fruttati di mela, pesca gialla e arancia. A condurci in questo viaggio all’insegna degli spumanti sono Anna d’Amico, figlia di Girolamo, e Daniele Rapini, figlio di Louis. Perché una delle caratteristiche della cantina è l’intreccio di amicizia e familiarità che lega i componenti dell’azienda. Ai tre soci fondatori si è unita nel 2019 la cosiddetta “nuova generazione” incarnata dai tre figli: Anna d’Amico, Daniele Rapini e Antonio Priore, animati tutti e tre dal desiderio di portare avanti la tradizione cominciata dai loro padri. Ogni bottiglia di spumante d’Araprì è come una perfetta melodia jazz: lentamente rivela le sue stupefacenti note, raccontando di un prodotto che profuma di Puglia e amicizia.      

Oleificio

30 Aprile 2021

Clemente

«Una splendida ed emozionante avventura»   Quando chiediamo a Michele Clemente, Presidente di Olearia Clemente, di raccontarci la storia imprenditoriale di una delle più grandi aziende di filiera italiana olearia ci risponde esattamente così: una splendida ed emozionante avventura.   Non può che essere diversamente per un’impresa dall’attività centenaria che solca gli anni e che nasce a Manfredonia, nel cuore del Gargano, tra alberi di ulivo dalle imponenti chiome e dai tronchi intrecciati, un groviglio perfetto che è proprio solo di Madre Natura.   Arriviamo in azienda percorrendo vaste distese di uliveto in cui il verde delle foglie e del frutto padroneggia prepotente sul territorio esistente. Le dense fronde degli ulivi sono appena mosse da una brezza leggera che profuma di vegetazione e salsedine del vicino Adriatico, che giunge al nostro olfatto conciliando i sensi.   In questo paesaggio incontaminato, sfiorato appena dall’antropizzazione, si incastona Olearia Clemente. La storia di Olearia Clemente è quella di una famiglia che da ben cinque generazioni è dedita alla tradizione agricola e olivicola. {IMAGE_0}{IMAGE_1} Fu inaugurata nel 1895 da Berardino Clemente, bisnonno degli attuali titolari, i fratelli Michele, Antonello, Carla e Ilenia, con il preciso obiettivo di offrire al mercato un prodotto eccellente che valorizzasse le cultivar di questa zona.   Obiettivo perseguito attraverso la gestione diretta di tutto il processo produttivo, a cominciare dal frutto, raccolto perfettamente sano, spesso a mano, e lavorato con tecnologie particolari che consentono di ottenere un prodotto unico nel gusto e nei profumi. A Olearia Clemente va riconosciuta l’abilità di dare all’olio extra vergine di oliva il valore che merita, scardinando la credenza che sia solo un condimento ma rendendolo, invece, alimento cardine della dieta mediterranea.   L’esperienza acquisita negli anni è la chiave di volta per la produzione di olio extra vergine di oliva puro e naturale. Nella sublime spremuta olive di Olearia Clemente abbiamo cultivar pugliesi, come la Coratina, l’Ogliarola Garganica e la Peranzana, monocultivar che hanno una loro specificità con qualità organolettiche esplosive che sanno di erbaceo, dolcezza, frutto e natura.   Dal rispetto per quest’ultima nasce la linea di oli biologici tra cui citiamo "U Polp", extra vergine DOP Dauno del Gargano dal sapore unico con un packaging che nei colori e nei disegni strizza l’occhio alla veracità della Puglia.   Un preciso bouquet di profumi e sapori è quello che regala l’olio "Zagare", un 100% italiano estratto a freddo che prende il nome dai fiori che circondano gli agrumeti del Gargano.   La linea Zagare è una linea storica, lanciata adesso in una versione moderna che simboleggia la quinta generazione di Olearia Clemente. In quest’olio, i cui frutti sono baciati dal sole e benedetti dall’aria, si sposano da un lato la tradizione centenaria dell’azienda e dall’altro lo slancio verso il futuro rappresentato dai giovanissimi Eliana, Leonardo, Berardino e Rosistella, desiderosi di portare Olearia Clemente in confini ancora inesplorati.      

Cantina

30 Aprile 2021

L'Antica Cantina San Severo

“Devi amare ciò che fai per volerlo fare ogni giorno” Con questo amore si raggiungono i traguardi!!!!!  Nella foto non trovate il produttore, il presidente, un capo. Trovate lo spaccato di una comunità… La nostra!"   Una cantina quasi centenaria e un territorio naturalmente vocato per la produzione di vini ricchi e pregiati. Basterebbero questi elementi per descrivere L'ANTICA CANTINA DI SAN SEVERO (fg) una delle realtà vitivinicole pugliesi più dinamiche e longeve della regione.    A raccontarci la storia dell’Antica Cantina è Ciro Caliendo, presidente dell’azienda che incontriamo nello stabilimento di San Severo. Alle sue spalle, come accaduto già numerose volte per altre attività storiche come questa, c’è una parete affollata di premi e riconoscimenti, molti dei quali sono dei veri e propri reperti storici.   L’Antica Cantina di San Severo è in realtà una cantina sociale nata nel 1933 e, proprio come fosse una vite, affonda le sue radici nella cultura e coltura locale. Non a caso San Severo nel 1968 ha visto riconoscersi la prima DOC pugliese, segno tangibile di una consuetudine contadina e vignaiola che definire millenaria è riduttivo.   Punto di forza della produzione dei vini dell’Antica Cantina non è soltanto il lavoro sinergico e congiunto con i suoi soci che conferiscono le uve di qualità, ma è anche rappresentato da un migliaio di ettari coltivati secondo un sistema di certificazione aziendale e di tracciabilità che contribuisce a produrre vini che rappresentano la sintesi armonica, gioiosa ed elegante delle tipicità di questa terra.   Nella fertile Daunia ha preso vita il sogno di tanti agricoltori: offrire al consumatore le sensazioni che esprimono al tempo stesso la piacevolezza e la passione che la terra di San Severo offre.  E’ il modo per conoscere la nostra storia e la cultura del territorio, verso cui tutti gli abitanti del posto nutrono una passione sconfinata, la stessa che c’è nel San Severo DOP. {IMAGE_0}{IMAGE_1} Il San Severo Bianco già nel 1932, fu riconosciuto come tipicità locale. Il Castrum San Severo Bianco è formato da un blend di Bombino, Trebbiano e un tocco di Malvasia. Il Rosso ed il Rosato completano la proposta del San Severo DOP. Il Castrum Rosso è un vino dalla giusta struttura. Sprigiona profumi di prugne e amarena che si fondono con il floreale della viola e del ciclamino. Il Castrum Rosato” con la sua delicatezza offre un bouquet fruttato, intenso, con sentori di pesca per soddisfare anche il palato dei più sensibili.   Con la linea Nobiles troviamo i varietali tipici. Nobile e positivamente austero è il Nobiles IGP ottenuto da uve di Nero di Troia, uno dei vitigni autoctoni di terre coltivate nei declivi in prossimità al Gargano. Col suo colore quasi impenetrabile, il Nobiles Nero di Troia, ha una struttura corposa ma raffinata e un gusto di frutti rossi e spezie che intrigano e inebriano il palato.        

Cantina

30 Aprile 2021

Cantine Barsento

Il tragitto che si compie per andare a Noci (ba), cittadina che sorge sulle ridenti colline murgiane dove si trova Cantine Barsento, è costellato di paesaggi naturali che si estendono a perdita d’occhio, belli da togliere il fiato. In questo territorio incontaminato nasceva più di cinquant’anni fa una cantina che, come ci dice l’attuale Amministratore Unico Rocco Colucci, “traduce in vino l’essenza di Puglia”.   Cantine Barsento è una vivace realtà vinicola fondata nel 1969 con una mission visionaria per l’epoca: valorizzare i vini di qualità provenienti dal solo agro nocese. Quello che rende questa cantina così particolare e unica nel suo genere è qualcosa che, varcata la soglia dello stabilimento, non ci si aspetta di trovare: circa mille metri quadri di cantina sotterranea scavata nella roccia calcarea e profonda 15 metri.   Un vero gioiello enologico che stupisce per la sua inaspettata bellezza, con i suoi cunicoli e le celle organizzate perfettamente che racchiudono veri e pregiati tesori della nostra tradizione vinicola. La funzione della cantina sotterranea è quella di ottenere un vino affinato nella bottaia rocciosa, facendo sì che ci sia il controllo preciso di temperatura e umidità.   I vitigni autoctoni sono di varietà di Primitivo, Malvasia e Negramaro: uve scelte per la loro espressione di territorialità, autenticità e specificità e la cui qualità è ulteriormente sublimata attraverso una filiera di raccolta della frutta esclusivamente manuale. {IMAGE_0}{IMAGE_1} Le etichette di Cantine Barsento (si dividono tra IGP e DOC) non sono semplici prodotti vinicoli, ma sono molto di più: rappresentano la passione per le uve di qualità e per il loro legame con la natura, unica artefice delle rare caratteristiche di ogni materia prima.   Intenso e generoso è il Paturno, un rubino con un bouquet complesso e insieme amabile tipico del Primitivo dal quale proviene o il Ladislao, un Negramaro in purezza impenetrabile, quasi tenebroso. Possiede profumi maturi, decisamente virili, è affinato in botti di rovere ed è un vino per chi ama stupire e lasciarsi stupire.   Se volessimo dargli una personificazione, il Casaboli sarebbe sicuramente una donna dall’aspetto elegante e dall’intelligenza raffinata. Ottenuto da Primitivo, questo DOC è un vino di spessore che fonde la sua gradevolezza alla tannicità. Giocoso, fresco, dolce. È il Primitivo Malicchia Mapicchia, un nettare da meditazione di grande vinosità al palato, affinato per un anno e piacevole per ogni combinazione culinaria.   La tradizione vinicola di Cantine Barsento corre anche sul binario della ristorazione attraverso il ristorante Bamì. La mission? Fondere due arti incredibili: quella della cucina e quella vitivinicola e riunirle sotto una sola forma, Bamì. Il ristorante si trova all’interno di Cantine Barsento e sposa il concetto di valorizzazione delle materie prime e di piatti che rispettano le proprietà organolettiche degli ingredienti. Un concetto che, se vogliamo osare, si veste di sacralità.   La stessa che da sempre accompagna chi, sotto varie forme, lavora con rispetto e devozione i prodotti della terra.      

Tarallificio

07 Dicembre 2022

A mano libera

Una storia che ha le sue radici lontano nel tempo, perché lontano ha sempre saputo guardare Don Riccardo Agresti: bastano una masseria e tante mani che chiedono solo di essere impiegate per qualcosa di buono. I taralli di “aMano Libera” nascono così, grazie a al progetto della Diocesi di Andria “Senza Sbarre”.   Siamo nelle campagne andriesi, si gode di un bellissimo panorama, con Castel del Monte che si staglia sullo sfondo, simbolo di una Puglia antica e vera. Qui si trova la masseria fortificata San Vittore.   San Vittore è diventato un luogo di riabilitazione e reinserimento per decine di detenuti ed ex detenuti con i suoi dieci ettari di terreno. I colori vivaci della frutta, le fragranze dell'orto, il suono del vento che passa tra i rami degli ulivi sono accessori al profumo che proviene dalle cucine.   Don Riccardo ci racconta che il progetto "Senza sbarre" e la cooperativa "aMano Libera" producono taralli artigianali con materie prime naturali di qualità e a km 0. Il vero fatto a mano, perché non ci sono macchine industriali a dare forma ai taralli ai cereali in quel momento sono in lavorazione: le mani indaffarate e abili degli operatori si muovono con precisione sui banconi e dispongono sulle teglie quelle forme tondeggianti di amore puro.   Oltre al classici taralli ai semi di finocchio, sono state affiancate varietà gustose, come la già citata ai cereali, per passare a quella con i pomodori secchi, che coniugano uno dei sapori più identificativi del territorio pugliese con un un prodotto tipico, e i taralli al Nero di Troia: solitamente i taralli si impastano con vino bianco, mentre qui si sceglie uno dei vitigni del territorio più acclamati.   Il profumo che proviene dal forno si diffonde in tutti i locali dedicati alla produzione, che parte dagli impasti ottenuti con farine locali di qualità. La forma è data rigorosamente a mano e dopo si passa la bollitura, terminata la quale i taralli finiscono nel forno, autore di quei profumi che si assaporano ben prima di entrare nella struttura.   “aMano Libera” nasce come misura alternativa al carcere, che dona speranza, nuove prospettive ai suoi operatori, ma anche prodotti della tradizione di qualità per tutti i golosi del mondo.   Il ricavato dalla vendita dei taralli torna in circolo, reinvestito per dare possibilità di riscattarsi anche ad altre persone che hanno visto sul loro percorso il carcere.  

Oleificio

30 Aprile 2021

Oleificio Cima di Bitonto

  Meta del nostro viaggio è l’OLEIFICIO COOPERATIVO CIMA DI BITONTO, orgoglioso baluardo di una tradizione millenaria della nostra Puglia. Siamo a Bitonto a pochi chilometri dal capoluogo pugliese, nel cuore della produzione pugliese dell’olio extravergine di oliva.   Una distesa di ulivi a perdita d’occhio appare davanti agli occhi di chi percorre l’entroterra barese. Giunti sul posto non possiamo fare a meno di respirare a pieni polmoni l’intenso profumo di vegetazione, quasi fossimo immersi in una distesa di ulivi secolari. D’altronde qui la natura non è così lontana da noi con il lussureggiante verde dell’adiacente Lama Balice, scrigno di biodiversità di flora e fauna selvatiche.   Ad attenderci c’è Pasquale Mastandrea, Presidente dell’Oleificio Cooperativo. Avvertiamo sin dalle prime parole il suo amore sconfinato per questa terra generosa e i suoi frutti. La Cooperativa Cima di Bitonto vanta una storia di oltre sessant’anni e con i suoi 350 soci riesce a perseguire l’incredibile impegno di ottenere la miglior “spremuta di oliva” made in Puglia.   Impegno manifestato chiaramente già dal logo dell’Oleificio, in cui la parola “Puro”, in riferimento all’olio, campeggia sugli elementi della natura. Sole, pioggia, terra e il frutto che nasce: tutti aspetti importantissimi per donare al consumatore un olio che sa di tradizione. Nei suoi anni di attività la Cooperativa è riuscita a salvaguardare il territorio e gli agricoltori grazie a un lavoro sinergico instaurato con i numerosi soci.   Da loro parte la promessa di preservare le cultivar di olive e di far conoscere la zona in cui crescono. Non a caso le varietà coltivate sono per il 70% Ogliarola e il 30% Coratina: entrambe originarie dell’areale di coltivazione e lavorate nel giro di poche ore dalla loro raccolta. {IMAGE_0}{IMAGE_1} I metodi agronomici impiegati dai soci della Cooperativa si ispirano alle antiche tradizioni locali e a quelle nozioni tramandate nei secoli che permettono alla pianta di crescere sana e robusta. Il sistema di potatura adottato consente il migliore nutrimento ai germogli e ai rami giovani, così da ottenere una spremuta davvero eccezionale.   Gli oli a marchio Cima di Bitonto sono tutti extra vergini. Il carattere deciso della Coratina è mitigato dalla dolcezza della Cima di Bitonto e il risultato è un extra vergine che unisce le peculiarità dell’una e dell’altra cultivar, fino ad ottenere un olio giallo intenso con un’equilibrata presenza di frutta e sentori erbacei. Oltre al classico olio extra vergine di oliva, molto apprezzato per il suo fruttato medio, nel paniere dei prodotti dell’Oleificio scopriamo il D.O.P Terra di Bari, un extra vergine armonioso, leggermente piccante e con fragranze erbacee.   Da agricoltura biologica proviene, invece, l’olio extra vergine di oliva “Biologico”. In quest’olio si distinguono molto bene l’oliva con il suo sapore deciso e la mandorla, più delicata, che non alterano il gusto di un piatto ma, anzi, lo esaltano come merita.        

Patrocini