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Esiste una Puglia che non conosci, fatta di storia, cultura e sapori che suscitano emozioni uniche: dagli eventi pasquali alle feste patronali, dai cammini dell'anima ai sapori e profumi della gastronomia e delle eccellenze vitivinicole.

Scegli il tuo itinerario e lasciati deliziare dai prodotti dell'enogastronomia pugliese: la Puglia che non hai mai visto ti aspetta!

I comuni del mese

30 Aprile 2021

GALATINA

Il Pasticciotto, dove tutto ebbe inizio

    Il Pasticciotto, dove tutto ebbe inizio   GALATINA (Le) viene anche indicata come Umbeliculus del Salento poichè è equidistante dal mar Ionio e dal mare Adriatico.

Famosa per l’arte dolciaria, la cucina galatinese deve la sua bontà alla semplicità degli ingredienti e alla sapienza della preparazione. È storia acquisita che l’origine della produzione artigianale del dolce più conosciuto del Salento, il pasticciotto, risalga all’antica bottega della famiglia Ascalone, a far data 1745.   Il succedersi delle generazioni ha fatto sì che l’originale ricetta, tramandata oralmente, generasse una tradizione dolciaria, facendo nascere molte altre realtà artigianali con una specifica qualità di prodotto.
Questo ha permesso di indicare Galatina come la capitale indiscussa del pasticciotto. Il dolce è composto da pasta frolla e crema pasticciera che, attraverso una particolare cottura, raggiungono un perfetto equilibrio. La forma ovale si presenta con una tipica bombatura superiore, opportunamente brunita da una cottura che lascia compatta la frolla e rende tenue e persistente il profumo della crema.   Nell’unicità della produzione pasticciera vanno segnalati poi gli africani, chiamati anche dita degli apostoli, che risalgono al 1700 e la mafalda gelato certificato P.A.T che deve il suo nome a una strada di Galatina. {IMAGE_0}{IMAGE_1}

L’esperienza della visita a Galatina, andando per il centro antico, colma di bellezza i sensi.  L’alternarsi delle case a corte, espressione di un’architettura urbana popolare, con il fasto delle decine di palazzi storici e nobiliari, dai portali riccamente decorati, offre un percorso in cui lo sguardo si perde nel luogo e nel tempo. L’architettura del centro storico si completa con le innumerevoli chiese e tra questa la Basilica pontificia minore di Santa Caterina d’Alessandria spicca per bellezza assoluta.
È uno dei più insigni monumenti dell’arte romanica pugliese e gotica in Puglia. I suoi affreschi di scuola giottesca e senese, datati tra la fine del 1300 e gli inizi del 1400, ricoprono per intero la superficie muraria. Per la vastità dei cicli pittorici, la basilica Galatinese è seconda solo alla basilica di San Francesco d’Assisi.   Un’esplosione di balli a ritmo di “pizzica”, profumi e folklore accompagnano i festeggiamenti dei Santi Patroni Pietro e Paolo il 28, 29 e 30 giugno. Fino agli anni Ottanta la cappella di San Paolo ospitava i tarantati che per tre giorni e tre notti alternavano fasi di sonno a momenti di danza coreutica per debellare il male.   Questo rito, oggi scomparso, è recuperato in chiave folkloristica con ronde spontanee e tradizionali processioni con colorate scenografie. Piazza San Pietro, con la maestosità della facciata della Chiesa dei Santi Pietro e Paolo accoglie e congeda gli ospiti, come una cartolina dal mondo.   Da non perdere: Basilica Pontificia minore di Santa Caterina d’Alessandria, la Chiesa Matrice dei SS. Pietro e Paolo che conserva la pietra su cui si sedette San Pietro, la settecentesca Corte Vinella, Palazzo Tafuri- Mongiò con le sue linee rococò, Museo Civico Pietro Cavoti.     foto di Alberto Russi, Gaetano Armenio      

I comuni

30 Aprile 2021

GALLIPOLI

Kale Polis, la Città Bella

  Kale Polis, la Città Bella
  GALLIPOLI (le) è la città bella per eccezione. Il suo centro storico è un’isola legata alla terraferma da un ponte in pietra realizzato nella prima parte del Seicento.   Affascinante per antonomasia, governata da numerose dominazioni nel corso della sua plurisecolare storia, Gallipoli trae le sue origini dalla civiltà Messapica, che la identificò con l’antico nome di Anxa. La natura militare della città è chiara nello stemma civico che rappresenta un gallo, simbolo della vigilanza, con un cartiglio recante la scritta latina “Fedelmente vigila”.
La storia di Gallipoli è narrata dai suoi luoghi di arte e di cultura. Già fuori delle sue antiche mura urbiche si incontra la Fontana antica, un’artistica fontana monumentale scavata nel carparo, raffigurante le storie di Dirce, Salmace e Biblis, tramutate in fonti d’acqua per i loro amori impuri.   Sulla stessa piazza si incontrano l’antica cappella intitolata a Santa Cristina e il Santuario della Madonna del Canneto, chiamata la castellana di Gallipoli. 
Tra vicoli, case a corte e palazzi nobiliari, si ergono possenti la Cattedrale di Sant’Agata, meraviglioso esempio di arte barocca, e gli oratori confraternali tra i quali spicca la famosa Chiesa di Santa Maria della Purità. Definita “la Cappella Sistina del Salento” è la sede della categoria sociale dei “vastavi”, ovvero gli operai dediti alle operazioni di facchinaggio nell’antico porto mercantile della Città.
Da questo importante punto di attracco, si imbarcava l’olio prodotto nei frantoi ipogei dei quali è costellato il sottosuolo dell’isola antica. Oggi, alcuni di questi frantoi sono stati recuperati e sono dei luoghi della memoria da visitare assolutamente per conoscere la storia della produzione dell’“oro liquido”. {IMAGE_2}{IMAGE_4}

A ridosso della cosiddetta “Porta Terra”, troneggia maestoso il Castello con i suoi torrioni, tra i quali spicca quello di forma ennagonale, e il Rivellino, un avamposto costruito come ulteriore protezione al castello e alla stessa città.    Nel centro storico tra numerose botteghe e negozi, sono presenti anche alcuni dei luoghi di cultura di Gallipoli come il Museo Diocesano, il Frantoio ipogeo di Palazzo Granafei , il Museo Civico e l’antica farmacia “Provenzano”.
A ridosso di uno dei grandi torrioni che costellano le mura si può ammirare la Chiesa di San Francesco d’Assisi con il celebre Malladrone, una statua raffigurante il ladrone crocifisso con Gesù che il D’Annunzio definì “l’orrida bellezza”.
Nei pressi della spiaggia della Purità, con la prospettiva dell’Isola di Sant’Andrea, il tramonto è uno spettacolo che lascia senza fiato coloro che vi assistono. Una miscela straordinaria di colori che la natura sembra intingere in una grande tavolozza fatata con l’azzurro del cielo e del mare, e il rosso vivo del sole che si immerge nelle acque.
Gallipoli, una città da vivere e da visitare in tutti i periodi dell’anno. Il Natale con le sue nenie e le sue dolcezze, il Carnevale con le sue esilaranti e colorate sfilate, la Pasqua con i suoi antichi riti, la suggestiva sagra a mare della festa patronale di Santa Cristina, per un’esperienza di viaggio da non dimenticare.   Da non perdere: Castello e il Rivellino, Chiesetta di Santa Cristina, Santuario della Madonna del Canneto, Fontana ANTICA (XVI secolo), Cattedrale di S. Agata, Chiesa e Confraternita di Santa Maria della Purità, Chiesa di S. Francesco d’Assisi.       Foto di: Michele Esposito
Testo di: Eugenio Chetta, Francesca Fontò
 

I comuni

30 Aprile 2021

CASTELLANA GROTTE

La Notte delle Fanove

La Notte delle Fanóve   CASTELLANA GROTTE sorge sull’altopiano calcareo delle Murge e appartiene al comprensorio turistico delle grotte e dei trulli. Nei pressi dell’abitato si trovano le celebri Grotte di Castellana, cavità carsiche scoperte nel 1938 da parte del professor Franco Anelli, coadiuvato da Vito Matarrese (che scoprì, l’anno dopo, la meravigliosa Grotta Bianca), che sono la principale attrattiva turistica della zona.

Tra le tradizioni popolari che caratterizzano la città la prima tra tutte è la Notte delle Fanóve. Ad ardere ogni anno la notte dell’11 gennaio sono oltre 100 maestose cataste di legna disseminate in tutto il territorio urbano fino ad arrivare alla contrata più remota della città.

La notte delle Fanóve, illumina la Città delle Grotte sin dal 1691. Le Fanóve più imponenti sono ormai realizzate da giovani pieni di entusiasmo che fanno quasi a gara per superare l’arte e l’abilità dei fanovisti tradizionali, i quali sono sempre stati maestri nel costruire grandiosi falò nella piazzetta della Chiesa Matrice e in largo Porta Grande. Qui si bruciano tonnellate di legna sotto lo sguardo attonito dei castellanesi e di chi arriva dai paesi limitrofi. Come in ogni festa popolare non manca la parte gastronomica.

È difficile non lasciarsi tentare dagli assaggi di taralli, ceci e fave abbrustoliti, olive, focaccine, pizze, frittelle, bruschette, carne, pesce e da un bicchiere di generoso primitivo, tutto offerto dagli allestitori della fanóva. Dal 2019, grazie all’intervento della Regione Puglia,  le “Fanóve” di Castellana Grotte, la “Focara” di Novoli e le “Fracchie” di San Marco in Lamis hanno costituito la “Rete dei fuochi di Puglia”. {IMAGE_4}{IMAGE_7} LE FANÓVE. Documentata da fonti storiche, la vicenda racconta della liberazione dei cittadini di Castellana Grotte dalla peste. Ricorreva l’anno 1690 quando una terribile epidemia di peste si diffuse nel territorio. Si narra che, nella notte dell’11 gennaio del 1691, due sacerdoti pregarono incessantemente sotto l’altare della Madonna degli Angeli posto nella Chiesa di San Francesco d’Assisi affinché, tramite la sua intercessione, i castellanesi fossero guariti dalla pestilenza.

Uno dei due sacerdoti sognò che la Madonna della Vetrana, adorata all’epoca in una piccola chiesetta, avrebbe liberato Castellana dalla peste, mentre l’altro che la chiesetta sarebbe stata ampliata e sarebbe divenuta luogo di culto dove celebrare il termine dell’epidemia. Ungendo i bubboni dei malati con l’olio del lume che ardeva perennemente accanto al quadro della Vergine i cittadini castellanesi guarirono dalla pestilenza.

Così facendo, e dando fuoco a tutto ciò che era stato in contatto con il morbo, da quel 12 gennaio a Castellana più nessuno morì di peste. Da quel giorno non si registrarono altri decessi, come attestato dal diario del medico del tempo dottor Giuseppe Valerio De Consolibus e tutti attribuirono alla Vergine della Vetrana il miracolo. Da allora, la città di Castellana Grotte dedica alla sua Patrona le Fanóve.
Da non perdere: oltre alla visita alle meravigliose grotte di Castellana, la Chiesa Matrice San Leone Magno con le opere di epoca rinascimentale di Aurelio Persio, il Santuario Maria SS. Della Vetrana e la Chiesa di San Francesco d’Assisi con le stupende opere scultoree di Fra Luca Principino.   Foto di: Mimmo Guglielmi, Giandomenico Laera, Pasquale Ladogana, Gaetano Armenio    

I comuni

20 Maggio 2021

SAMMICHELE DI BARI

Le Vie del Gusto

Le Vie del Gusto, tra Tradizione e Innovazione   Sammichele di Bari si estende su una zona pianeggiante dell’entroterra barese. L’attuale paese venne fondato dal mercante portoghese Michele Vaaz nel 1615, mentre nel 1619 fu ripopolato da famiglie provenienti dai paesi limitrofi ed era stato già ribattezzato Casale San Michele.

Nel centro storico sono comprese risorse culturali di pregio, come il Castello Caracciolo, costruzione quattrocentesca acquistata nel 1609 da Michele Vaaz. Nel 1667 mutò il suo aspetto da piccola fortificazione medievale a vera e propria azienda agricola finché nel 1791 passò alla famiglia Caracciolo di Vietri e nel 1860 assunse il prospetto in stile goticizzante.   Attualmente ospita il Museo della Civiltà Contadina, fondato nel 1974 e intitolato al prof. Dino Bianco. Gli oggetti esposti permettono di compiere un viaggio nel tempo alla scoperta dei cicli produttivi di grano, olio, vino e antichi mestieri.

Nella parte antica del centro storico è incastonata la Chiesa della Maddalena costruita tra il 1620 e il 1632 sul sito di una cappella già esistente nel 1504. La facciata risale alla fine del XVII secolo e di pregio sono le pitture murali, l’altare maggiore in pietra con postergale di legno dipinto, con al centro la Madonna con Bambino.

Esempio di stile Neoclassico, la Chiesa Matrice è dedicata alla Madonna del Carmine, ed edificata tra il 1844 e il 1870. All’interno, le volte sono abbellite da decorazioni in stucco dorato e nell’abside è presente un affresco della Madonna del Carmine con i quattro evangelisti.   {IMAGE_0}{IMAGE_1}

L’accesso al borgo antico è segnato dall’orologio civico, costruito fra il 1876 e il 1878.
Sammichele è conosciuta per la presenza delle maschere Apotropaiche realizzate da maestri scalpellini su pietra locale, che spiccano sulle facciate di alcuni edifici per allontanare gli spiriti del male.   In questa cittadina dalla forte vocazione al turismo enogastronomico, una grande risorsa fra le specialità locali è la rinomata “zampina”, insaccato di carni miste preparato, cotto e degustato all’interno delle macellerie, le quali attirano numerose comitive di avventori durante tutta la settimana.

Alla zampina è legata una grande Sagra della Zampina, del bocconcino e del Buon Vino, che si svolge ogni anno l’ultimo sabato di settembre. Sammichele è nota inoltre per le sue antiche tradizioni legate al Carnevale, con un fenomeno culturale che trova le sue radici nella tradizione popolare: i cosiddetti “festini”, serate danzanti con compagnie di maschere, regolamentate secondo un’antica disciplina.

Infine, caratteristiche sono alcune delle feste legate alla tradizione popolare: la Festa Patronale che celebra l’apparizione dell’Arcangelo Michele l’8 Maggio e che si tiene il secondo weekend di maggio, la tradizionale Festa di San Rocco che si celebra il 2 e 3 Settembre e che si tiene il primo weekend del mese.   Con questa festa si aprono tutte le festività del settembre sammichelino e il Falò di San Giuseppe il 19 Marzo con il rituale evento  del “zippo di San Giuseppe” con la raccolta di dolciumi e doni da offrire al santo e bruciare nei falò.

Da non perdere: centro storico, Castello Caracciolo, Arco dell’Orologio, Chiesa di Santa Maria del Carmine, Chiesa della Maddalena, Museo della Civiltà Contadina “Dino Bianco”.       Foto di Beppe Gasparro
Testi di: Iris. Soc. Coop.      

I comuni

30 Aprile 2021

FRANCAVILLA FONTANA

La Città degli Imperiali

  La Città degli Imperiali   FRANCAVILLA FONTANA (br) sorge al centro della Terra d’Otranto. Emerge tra distese di ulivi intervallate da più di settanta masserie, numerosi trulli e muretti a secco.   Le origini della città si perdono nei meandri della storia. Numerose testimonianze attestano la presenza di insediamenti umani sin dal Neolitico, ma i protagonisti del passato più profondo sono stati i Messapi. Una suggestione vuole che Francavilla sia sorta sulle ceneri della romana Rudiae, patria del poeta Quinto Ennio.   Secondo alcuni studiosi la fondazione della città risale all’anno 866, quando qui giunsero alcuni soldati al seguito dell’Imperatore Ludovico II.   La tradizione popolare, invece, fa risalire la fondazione ad un avvenimento miracoloso avvenuto il 14 settembre 1310: durante una battuta di caccia del principe Filippo d’Angiò uno dei suoi uomini scoccò una freccia per colpire una cerva che si abbeverava ad una fonte, ma il dardo tornò indietro. Sul luogo fu rinvenuta l’immagine della Madonna col Bambino, la “Madonna della Fontana”, assunta come protettrice della Città, per la quale il principe fece erigere una chiesa.   Ogni anno tra il 13 e il 15 settembre la comunità celebra la Madonna della Fontana con imponenti festeggiamenti civili e religiosi. Le luminarie decorano con merletti di luce le vie della città, le bande si alternano sulla cassarmonica, nel centro è un tripudio di dolci e giochi tradizionali. {IMAGE_4}{IMAGE_7}
Nel 1575 Francavilla fu acquistata dalla famiglia Imperiali, di origine genovese, che governò per otto generazioni fino al 1782.   Il Castello Imperiali dal 1450 è testimone della storia cittadina. Qui si trovano gli antichi affreschi della cappella di Santa Maria delle Grazie, la bella Sala del Camino e tanti altri tesori. Francavilla Fontana è una città ricca di storia, arte e cultura. I suoi palazzi seicenteschi, le chiese barocche, le grandi porte cittadine, i vicoli e le piazzette del centro storico, sono elementi che caratterizzano il borgo cittadino. Qui, tra suggestivi palazzi e loggiati, si respira il profumo dei confetti “ricci” composti da mandorle tostate e il gustosissimo dolce povero “la copeta”.   Nel cuore più antico del centro storico è possibile ammirare la Basilica Pontificia Minore Maria Santissima del Rosario, con la cupola più alta del Salento, la Chiesa di Santa Chiara, che custodisce le Statue dei Misteri, e la Chiesa dei Padri Liguorini, conosciuta come la Chiesa d’Oro. Uno dei momenti più importanti della vita cittadina è rappresentato dai Riti della Settimana Santa.   Dal Mercoledì Santo al Venerdì Santo si concentrano i giorni più intensi e partecipati: il Mercoledì con i piatti portati in giro dai bambini che da secoli ripetono “Cce ti piace lu piattu mia?”, il Giovedì con l’antico pellegrinaggio dei Pappamusci, e il Venerdì con la commovente processione dei Misteri seguita dai “Pappamusci cu li trai”, che trascinano pesantissime croci in segno di devozione.   Visitare Francavilla Fontana vuol dire immergersi in secoli di storia e rivivere il fascino della cultura contadina.  
Da non perdere: Chiesa Matrice, Chiesa dei padri Liguorini, Chiesa di Santa Chiara, Chiesa di San Sebastiano, Chiesa del Carmine, Palazzo Argentina, Castello, Chiesa dell’Immacolata, Chiesa dello Spirito Santo, Palazzo Giannuzzi-Bottari-Carissimo.   Foto di: Sandro Rodia.
Testo di: Vincenzo Sardiello

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i Produttori

30 Aprile 2021

Mastrototaro Food

“Dal campo alla tavola” per Mastrototaro Food non è un concetto astratto ma è una vera e propria promessa che l’azienda fa al consumatore.   Ci troviamo a Bisceglie (Bat), terra florida lambita dalle acque del mare Adriatico. Proprio tra la terra e il mare nascono le conserve di Mastrototaro Food, prodotti che simboleggiano l’autenticità della Puglia e il sapore schietto e genuino della tradizione.
L’azienda ha alle spalle una lunga storia imprenditoriale che inizia nel 1956 e si snoda nel settore dell’agricoltura.   Nel 2008 la Mastrototaro Food decide di valorizzare ulteriormente le materie prime prodotte nei terreni aziendali trasformandole in eccellenti conserve agroalimentari. Tre lustri di expertise nel settore hanno fatto il resto.   Oggi sono i tre fratelli, Mauro, Giulio e Roberto, a portare avanti con abilità e ingegno l’azienda certificata Bio e una delle poche in Italia a organizzare la produzione da zero. Il Cicerone del nostro viaggio nelle prelibatezze del marchio Mastrototaro è Mauro, che tra grandi distese di ulivo e vasti campi messi a coltura ci parla del grande impegno profuso per offrire al consumatore un prodotto in cui la qualità è la regina incontrastata.   La coltivazione degli ortaggi secondo le ancestrali consuetudini dei nostri avi e l’amore per la natura sono gli elementi vincenti dell’azienda che raccoglie a mano le materie prime e in pochissime ore le trasforma in conserve.   Questo consente di preservare le qualità organolettiche degli ortaggi che sprigionano la loro bontà e ingolosiscono solo a guardarli. Melanzane, carciofi, funghi, peperoni, pomodori, olive e zucchine sono le materie prime che si sposano con l’olio extravergine di oliva prodotto dall’azienda. {IMAGE_0}{IMAGE_1} Osservando il punto vendita aziendale ci sembra di guardare una versione leggermente più grande della classica dispensa della nonna. Un trionfo di colori è quello che si presenta ai nostri occhi di visitatori, in cui osserviamo stupiti le diverse nuance degli ortaggi in vasetto.   Con orgoglio, Mauro ci spiega la precisa filosofia aziendale: recuperare le antiche ricette delle conserve per farle conoscere anche oltre i confini della Puglia. E così scoviamo la “Pric ‘o prac”, una salsa antichissima molfettese, ormai introvabile, fatta di peperoni e pomodori o l’antipasto biscegliese con carciofi, funghi champignon, peperoni e olive.
Non possiamo non menzionare gli squisiti carciofi disponibili in più versioni. Grigliati, con gambo, “della mamma” o alla “pugliese”: sono tutti eccezionali con il loro cuore tenero immerso nel giallo dorato dell’olio extravergine di oliva. Tradizione sì, ma anche innovazione, come la raffinata mousse di lenticchie e pomodori secchi che unisce le proprietà nutritive del legume al sapore vivace del pomodoro secco. 

È una lista lunghissima quella dei prodotti di Mastrototaro Food. Mauro ci spiega che un’azienda come la sua, che mette davanti il consumatore piuttosto che il fatturato, è frutto di un grande gioco di squadra. Una squadra che vince perché gioca bene sul campo. Quel campo che Mastrototaro Food porta in vasetto direttamente sulle nostre tavole.        

Liquorificio

30 Aprile 2021

Antichi Elixir

Nella graziosa città di Molfetta adagiata sul mare nasce ANTICHI ELIXIR, estroso liquorificio artigianale che fa dell’autenticità il proprio marchio di fabbrica. L’azienda racconta il territorio attraverso liquori e amari di qualità che racchiudono l’espressione più sincera della tradizione dei nostri antenati, coniugando una produzione scrupolosa in ogni sua fase.   Ad accoglierci nel laboratorio è Alessio Picca, giovane imprenditore che nel 2007 ha deciso di unire la solida esperienza nel settore all’amore per la propria terra e per la genuinità dei suoi frutti. Varcata la soglia, osserviamo un tripudio di eleganti bottiglie contenenti liquori dai colori ambrati tipici delle mele cotogne, dalle nuance del rosso del melograno o dal viola intenso, quasi nero, del gelso nero selvatico. Sono quasi delle ampolle che racchiudono elisir dalle proprietà benefiche preparati con ricette esclusive, risultato di continue sperimentazioni che donano al prodotto finale una forte personalizzazione. Le materie prime sono fondamentali per produrre liquori e amari di qualità, lavorate come si faceva un tempo.   Alessio ci spiega con dovizia di particolari, e con infinita gratitudine, l’immenso patrimonio di ricette lasciato dalle sue nonne, ricette che oggi consentono ad Antichi Elixir di portare avanti una storia di famiglia. I frutti adoperati sono tutti locali e la loro raccolta è stagionale, condizionata quindi dalle temperature primaverili, sinonimo di un rispetto per i cicli della natura fuori dal comune. {IMAGE_0}{IMAGE_1} Preparato sulla base della versione casalinga della nonna di Alessio, "Cydò" è tra i liquori imperdibili di Antichi Elixir. È composto solo da succo di mela cotogna e alcool buongusto, con una gradazione alcolica di 45°. Le mele cotogne sono raccolte e lavorate rigorosamente a mano durante la primavera, quando il frutto è all’apice della sua maturazione e sprigiona tutta la bontà del nettare. Un lungo affinamento di circa due anni sublima "Cydò" con note eleganti, decise e al contempo morbide.   "109" è il numero delle mandorle presenti nell’elisir artigianale che, non a caso, si chiama 109 Mandorle. Ricavato anch’esso da una ricetta storica, questo amaro è un vero e proprio tesoro del nostro territorio. L’infuso alcolico è realizzato con le mandorle di Toritto della varietà “Filippo Cea”, presidio Slow Food e ricche di proprietà antiossidanti. Il tocco di classe del 109 Mandorle è dato dall’aggiunta di radici di genziana, piante, fiori, bucce di agrumi e spezie locali mixate tra loro il cui risultato è una perfetta e intensa alchimia di odori e sapori.   L’amaro si è distinto al concorso mondiale Spirits Selection di Bruxelles, sfidando oltre mille aziende provenienti da tutto il mondo e ricevendo un’ambitissima medaglia d’argento. Rubino è il colore di "Ako", liquore al melograno dal gusto dolce e leggermente astringente, imbottigliato in un sinuoso e diamantato recipiente che ne fa spiccare le seducenti tonalità.   Quelli di Antichi Elixir sono liquori e amari frutto di storie e tradizioni inossidabili che sfidano il passare degli anni. Elisir di lunga vita che deliziano il palato, coccolano lo spirito e parlano di una terra meravigliosa: la Puglia.    

Oleificio

30 Aprile 2021

Clemente

«Una splendida ed emozionante avventura»   Quando chiediamo a Michele Clemente, Presidente di Olearia Clemente, di raccontarci la storia imprenditoriale di una delle più grandi aziende di filiera italiana olearia ci risponde esattamente così: una splendida ed emozionante avventura.   Non può che essere diversamente per un’impresa dall’attività centenaria che solca gli anni e che nasce a Manfredonia, nel cuore del Gargano, tra alberi di ulivo dalle imponenti chiome e dai tronchi intrecciati, un groviglio perfetto che è proprio solo di Madre Natura.   Arriviamo in azienda percorrendo vaste distese di uliveto in cui il verde delle foglie e del frutto padroneggia prepotente sul territorio esistente. Le dense fronde degli ulivi sono appena mosse da una brezza leggera che profuma di vegetazione e salsedine del vicino Adriatico, che giunge al nostro olfatto conciliando i sensi.   In questo paesaggio incontaminato, sfiorato appena dall’antropizzazione, si incastona Olearia Clemente. La storia di Olearia Clemente è quella di una famiglia che da ben cinque generazioni è dedita alla tradizione agricola e olivicola. {IMAGE_0}{IMAGE_1} Fu inaugurata nel 1895 da Berardino Clemente, bisnonno degli attuali titolari, i fratelli Michele, Antonello, Carla e Ilenia, con il preciso obiettivo di offrire al mercato un prodotto eccellente che valorizzasse le cultivar di questa zona.   Obiettivo perseguito attraverso la gestione diretta di tutto il processo produttivo, a cominciare dal frutto, raccolto perfettamente sano, spesso a mano, e lavorato con tecnologie particolari che consentono di ottenere un prodotto unico nel gusto e nei profumi. A Olearia Clemente va riconosciuta l’abilità di dare all’olio extra vergine di oliva il valore che merita, scardinando la credenza che sia solo un condimento ma rendendolo, invece, alimento cardine della dieta mediterranea.   L’esperienza acquisita negli anni è la chiave di volta per la produzione di olio extra vergine di oliva puro e naturale. Nella sublime spremuta olive di Olearia Clemente abbiamo cultivar pugliesi, come la Coratina, l’Ogliarola Garganica e la Peranzana, monocultivar che hanno una loro specificità con qualità organolettiche esplosive che sanno di erbaceo, dolcezza, frutto e natura.   Dal rispetto per quest’ultima nasce la linea di oli biologici tra cui citiamo "U Polp", extra vergine DOP Dauno del Gargano dal sapore unico con un packaging che nei colori e nei disegni strizza l’occhio alla veracità della Puglia.   Un preciso bouquet di profumi e sapori è quello che regala l’olio "Zagare", un 100% italiano estratto a freddo che prende il nome dai fiori che circondano gli agrumeti del Gargano.   La linea Zagare è una linea storica, lanciata adesso in una versione moderna che simboleggia la quinta generazione di Olearia Clemente. In quest’olio, i cui frutti sono baciati dal sole e benedetti dall’aria, si sposano da un lato la tradizione centenaria dell’azienda e dall’altro lo slancio verso il futuro rappresentato dai giovanissimi Eliana, Leonardo, Berardino e Rosistella, desiderosi di portare Olearia Clemente in confini ancora inesplorati.      

Liquorificio

30 Aprile 2021

Fiume

Era l’inizio degli anni Sessanta quando Vittorio Fiume in un piccolo laboratorio artigianale faceva i primi esperimenti sui liquori e il latte di mandorla.   Animato da una passione per la sua Puglia, all’epoca probabilmente ignorava che quei suoi tentativi artigianali si sarebbero trasformati nel tempo in un brand pugliese conosciuto in tutto il mondo. La storia del brand Fiume è una storia che parla d’amore.   Amore per la Puglia, per le erbe, le spezie e gli infusi. Collocato nella zona industriale di Putignano, cittadina famosa per l’antico Carnevale, lo stabilimento Fiume oggi produce bevande molto apprezzate nel settore della liquoristica e degli analcolici.   I liquori a marchio Fiume comunicano il legame con il territorio, a cominciare dalle materie prime. Come ci spiega Caterina Fiume, figlia di Vittorio e responsabile ricerca e sviluppo del marchio, tra i primi liquori che portano la firma di suo padre c’è l’ "Elisir dei Trulli", il cui nome evoca una pozione miracolosa e stupisce per il sapore avvolgente delle note alcoliche e aromatiche.   Cioccolato, rum, nocciola e caffè sono alcuni dei sentori dell’Elisir dei Trulli, che offrono al consumatore un viaggio sensoriale che delizia il palato con sapori caldi e intensi. L’ "Amaro Pugliese", celebre coetaneo dell’Elisir dei Trulli, è famoso perché trasmette pugliesità non solo nel nome ma anche nella scelta delle materie prime.   E così nella Teriaca Officinale dell’Amaro Pugliese scopriamo la menta, il finocchietto, la salvia, il carciofo, gli agrumi e così via. Tutte materie prime provenienti dal territorio, trasformate per creare un amaro che parla di consuetudini e memoria collettiva.   Mentre ci racconta dell’Amaro Pugliese, Caterina estrae una cassettina con alcune delle erbe utilizzate. E così, accanto alla menta, pianta erbacea autoctona, notiamo la China Succirubra che viene invece dall’Ecuador, il Rabarbaro, tipico della Cina e il Quassio della Jamaica. Ed è incredibile come un solo liquore possa contenere intere porzioni di mondo pur restando legato alla tradizione. {IMAGE_0}{IMAGE_1} Tradizione che si esprime anche nel "Limoncello", prodotto secondo l’antica ricetta della nonna di Caterina e che sugella un piccolo segreto tramandato di generazione in generazione. Restando sul versante delle bevande alcoliche, l’ "Amarum" è un’altra creazione a marchio Fiume che mixa territorialità e influenze internazionali.   Nell’Amarum il rum giamaicano sublima l’infuso di spezie e noci locali. Un amaro talmente pregiato da essere riconosciuto al SIAL di Parigi del 2008 come uno dei 100 prodotti più innovativi, e premiato al Roma Bar Show del 2020 per saper valorizzare al meglio le eccellenze del territorio.   Per coloro che non amano gli alcolici c’è un’alternativa decisamente gustosa. È il "Latte di Mandorla", nato come sciroppo, ora anche nella deliziosa versione pronta da bere, Mandorlè, e che viene prodotto per estrazione utilizzando solo ed esclusivamente mandorle dolci pugliesi.   L’ennesimo tratto di attaccamento alle proprie origini di un brand che, con un piede nella Puglia e uno nel mondo, porta le sue bevande oltre i confini nazionali.        

Tarallificio

07 Dicembre 2022

A mano libera

Una storia che ha le sue radici lontano nel tempo, perché lontano ha sempre saputo guardare Don Riccardo Agresti: bastano una masseria e tante mani che chiedono solo di essere impiegate per qualcosa di buono. I taralli di “aMano Libera” nascono così, grazie a al progetto della Diocesi di Andria “Senza Sbarre”.   Siamo nelle campagne andriesi, si gode di un bellissimo panorama, con Castel del Monte che si staglia sullo sfondo, simbolo di una Puglia antica e vera. Qui si trova la masseria fortificata San Vittore.   San Vittore è diventato un luogo di riabilitazione e reinserimento per decine di detenuti ed ex detenuti con i suoi dieci ettari di terreno. I colori vivaci della frutta, le fragranze dell'orto, il suono del vento che passa tra i rami degli ulivi sono accessori al profumo che proviene dalle cucine.   Don Riccardo ci racconta che il progetto "Senza sbarre" e la cooperativa "aMano Libera" producono taralli artigianali con materie prime naturali di qualità e a km 0. Il vero fatto a mano, perché non ci sono macchine industriali a dare forma ai taralli ai cereali in quel momento sono in lavorazione: le mani indaffarate e abili degli operatori si muovono con precisione sui banconi e dispongono sulle teglie quelle forme tondeggianti di amore puro.   Oltre al classici taralli ai semi di finocchio, sono state affiancate varietà gustose, come la già citata ai cereali, per passare a quella con i pomodori secchi, che coniugano uno dei sapori più identificativi del territorio pugliese con un un prodotto tipico, e i taralli al Nero di Troia: solitamente i taralli si impastano con vino bianco, mentre qui si sceglie uno dei vitigni del territorio più acclamati.   Il profumo che proviene dal forno si diffonde in tutti i locali dedicati alla produzione, che parte dagli impasti ottenuti con farine locali di qualità. La forma è data rigorosamente a mano e dopo si passa la bollitura, terminata la quale i taralli finiscono nel forno, autore di quei profumi che si assaporano ben prima di entrare nella struttura.   “aMano Libera” nasce come misura alternativa al carcere, che dona speranza, nuove prospettive ai suoi operatori, ma anche prodotti della tradizione di qualità per tutti i golosi del mondo.   Il ricavato dalla vendita dei taralli torna in circolo, reinvestito per dare possibilità di riscattarsi anche ad altre persone che hanno visto sul loro percorso il carcere.  

Pastificio

30 Aprile 2021

Casa Milo

Quando si pensa alla Puglia non si può non menzionare sua maestà la pasta. Simbolo di famiglia, allegria e convivialità è tra le cose che meglio ci rappresenta nel mondo. In fatto di pasta ci distinguiamo da sempre, come ci insegna l’azienda pugliese CASA MILO.   La storia inizia nel 1870 a Bitonto, città che incanta per le bellezze del centro storico e delizia per la bontà del suo olio extra vergine di oliva. È una storia di famiglia e passione, di duro lavoro e coraggio, ma è anche una storia di rispetto e fiducia. Casa Milo da ben quattro generazioni è tra gli ambasciatori di Puglia nel settore food.   Un percorso iniziato prima con l’olio e poi seguito dalla pasta e i prodotti da forno, la cui creazione è subentrata definitivamente nel 1994. In tutti questi anni Nicola Milo, presidente dell’azienda, affiancato dai quattro figli Giuseppe, Marida, Saverio e Giovanni, ha investito costantemente per offrire al consumatore prodotti di qualità lavorati nel rispetto della tradizione italiana più autentica e genuina.   Qualità che si esprime anche nella ricercatezza delle materie prime, elementi imprescindibili per ottenere un prodotto finale straordinario. Questa loro filosofia si materializza attraverso il patto stretto con Coldiretti per creare un prodotto interamente pugliese realizzato con grani duri selezionati, nel pieno rispetto della terra e di chi la coltiva.   Un vero e proprio atto di amore per la madre terra, per i suoi cicli naturali e per quelle braccia vigorose che la accudiscono e la lavorano. Un “semplice” pacco di pasta Milo racchiude un mondo in cui coesistono rigogliosi campi di grano baciati dal sole, il vento salubre e una tradizione contadina millenaria. {IMAGE_0}{IMAGE_1} La pasta secca 100% Filiera Puglia è fatta di grano decorticato a pietra e ingredienti naturali e di qualità che le consentono di essere porosa, ruvida e tenace per trattenere ogni condimento. Disponibile in tantissime specialità realizzate solo con trafile al bronzo, questa categoria include anche la linea Caserecce che propone tutti i formati regionali ispirati alle antiche tecniche della pasta fatta in casa.   La pasta fresca all’uovo 100% grano di Puglia è un tipo di pasta che invita il consumatore a toccarla, prima di assaggiarla. Quando si osserva la pasta di Casa Milo è difficile non pensare alla versione casalinga delle nostre nonne. Il giallo intenso delle tagliatelle, delle fettuccine, delle pappardelle o delle lasagne è accompagnato da un profumo che sa di lunghe tavolate e convivialità familiari.   Una linea della produzione di Casa Milo è dedicata anche ai prodotti da forno, in cui il rispetto per l’artigianalità è l’elemento preponderante. Taralli, mini grissini e bruschette con olio EVO sono i sostitutivi del pane perfetti in ogni momento della giornata per ristorarsi con sapori fragranti e irresistibili o per creare abbinamenti creativi per aperitivi speciali.   Tradizione, innovazione, sostenibilità e affidabilità. Tutti valori perfettamente incarnati da Nicola Milo e dai suoi quattro figli, che portano al consumatore la Puglia più buona e autentica sotto forma di pasta e prodotti da forno.          

Masseria

01 Febbraio 2022

Masseria Liuzzi

Lungo il sentiero che attraversa l'affascinante paesaggio naturale del Parco Naturale Regionale "Terra delle Gravine" si arriva a Mottola, un comune in provincia di Taranto chiamato “Spia dello Ionio” per la sua panoramica posizione geografica che abbraccia tutto il golfo di Taranto e lo splendido mar Ionio con un territorio ricco di gravine naturali e villaggi rupestri, in questo paesaggio incantevole s'incontra una realtà genuina dedita alla produzione di vino e di grano. Si tratta di Masseria Liuzzi sita in contrada Marinara, che si arricchisce di un punto vendita in via Risorgimento a Mottola.   Un connubio di passione, impegno e spirito di sacrificio, che vede protagonisti Marcello Latorrata e Barbara Lattarulo. La coppia, che ha ereditato l'attività dalla famiglia Latorrata, porta avanti, giorno dopo giorno, una tradizione che si tramanda da quattro generazioni.   Tutto è nato più di un secolo fa con un nome diverso, "I Casidd d Liuzzi", a indirizzo cerealicolo - zootecnico. La metamorfosi in Masseria Liuzzi avviene con il passaggio alla produzione viticola su un terreno prevalentemente calcareo che si estende per 10 ettari all'incirca. La qualità dei prodotti è garantita anche dall’altitudine di circa 270 metri sul livello del mare, da una buona escursione termica tra giorno e notte e da un’adeguata ventilazione.   Il vino di Masseria Liuzzi è un prodotto che rispecchia pienamente il territorio pugliese: i vigneti si trasformano in uva da vino con un processo naturale. Il risultato è un primitivo dal sapore inconfondibile, trattato in purezza. Siamo di fronte a una delle poche aziende in Puglia a trattare in purezza anche il rosato, che da Masseria Liuzzi è un primitivo a tutti gli effetti, in quanto preserva lo stesso grado alcolico del primitivo rosso. {IMAGE_0}{IMAGE_1} A rendere unici i vini dell'azienda di Mottola sono anche i nomi presenti sulle etichette. Prodotti che si raccontano da soli. Partendo dai primitivi, si trovano il "Marnera", che richiama in dialetto la contrada Marinara, che letteralmente vuol dire "terra coperta dal mare", il "Tuppétt", che deve il suo nome a una piccola collinetta della Masseria Liuzzi dove le viti sormontano le proprietà.   L''ultimo di quest'elenco è il "Rosasso", la cui denominazione deriva dall'incontro tra il colore del rosato e il suolo calcareo su cui si estendono le vigne, in cui si trovano fossili marini ogni volta che ci sono arature o spostamenti del terreno.   A questi si aggiungono lo "Scinò", un malvasia nera il cui nome è la fusione del vitigno malvasia e della parola malvagia, un riferimento a quella magia che in Puglia si collega subito al cosiddetto “affascino” e, per chiudere in bellezza, il "Bolloro", un fiano che omaggia Federico II di Svevia, amante del fiano che emanò a Rimini la Bolla d'Oro nel lontano 1235.   Altrettanto caratteristica la produzione di grano, che avviene nella piena cura di ciascuna delle sue fasi. Dopo le arature periodiche, la semina e la mietitura, il grano viene portato in un pastificio di Matera, dove nascono i formati tradizionali che si trovano nel punto vendita della Masseria Liuzzi. Cavatelli e orecchiette sono ai primi posti sugli scaffali rigorosamente pasta trafilata al bronzo utilizzando la farina "Senatore Cappelli".    A seconda delle condizioni del terreno, poi, la produzione dell'azienda si dedica periodicamente anche ai legumi, specialmente ai ceci.   Nel caratteristico paesaggio della cittadina pugliese, fatto di gravine naturali e villaggi rupestri, si trova l'anima di Masseria Liuzzi che tra querce, uilivi e grano, rappresenta l'anima della Puglia.

Cantina

30 Aprile 2021

L'Antica Cantina San Severo

“Devi amare ciò che fai per volerlo fare ogni giorno” Con questo amore si raggiungono i traguardi!!!!!  Nella foto non trovate il produttore, il presidente, un capo. Trovate lo spaccato di una comunità… La nostra!"   Una cantina quasi centenaria e un territorio naturalmente vocato per la produzione di vini ricchi e pregiati. Basterebbero questi elementi per descrivere L'ANTICA CANTINA DI SAN SEVERO (fg) una delle realtà vitivinicole pugliesi più dinamiche e longeve della regione.    A raccontarci la storia dell’Antica Cantina è Ciro Caliendo, presidente dell’azienda che incontriamo nello stabilimento di San Severo. Alle sue spalle, come accaduto già numerose volte per altre attività storiche come questa, c’è una parete affollata di premi e riconoscimenti, molti dei quali sono dei veri e propri reperti storici.   L’Antica Cantina di San Severo è in realtà una cantina sociale nata nel 1933 e, proprio come fosse una vite, affonda le sue radici nella cultura e coltura locale. Non a caso San Severo nel 1968 ha visto riconoscersi la prima DOC pugliese, segno tangibile di una consuetudine contadina e vignaiola che definire millenaria è riduttivo.   Punto di forza della produzione dei vini dell’Antica Cantina non è soltanto il lavoro sinergico e congiunto con i suoi soci che conferiscono le uve di qualità, ma è anche rappresentato da un migliaio di ettari coltivati secondo un sistema di certificazione aziendale e di tracciabilità che contribuisce a produrre vini che rappresentano la sintesi armonica, gioiosa ed elegante delle tipicità di questa terra.   Nella fertile Daunia ha preso vita il sogno di tanti agricoltori: offrire al consumatore le sensazioni che esprimono al tempo stesso la piacevolezza e la passione che la terra di San Severo offre.  E’ il modo per conoscere la nostra storia e la cultura del territorio, verso cui tutti gli abitanti del posto nutrono una passione sconfinata, la stessa che c’è nel San Severo DOP. {IMAGE_0}{IMAGE_1} Il San Severo Bianco già nel 1932, fu riconosciuto come tipicità locale. Il Castrum San Severo Bianco è formato da un blend di Bombino, Trebbiano e un tocco di Malvasia. Il Rosso ed il Rosato completano la proposta del San Severo DOP. Il Castrum Rosso è un vino dalla giusta struttura. Sprigiona profumi di prugne e amarena che si fondono con il floreale della viola e del ciclamino. Il Castrum Rosato” con la sua delicatezza offre un bouquet fruttato, intenso, con sentori di pesca per soddisfare anche il palato dei più sensibili.   Con la linea Nobiles troviamo i varietali tipici. Nobile e positivamente austero è il Nobiles IGP ottenuto da uve di Nero di Troia, uno dei vitigni autoctoni di terre coltivate nei declivi in prossimità al Gargano. Col suo colore quasi impenetrabile, il Nobiles Nero di Troia, ha una struttura corposa ma raffinata e un gusto di frutti rossi e spezie che intrigano e inebriano il palato.        

Oleificio

30 Aprile 2021

Oleificio Cima di Bitonto

  Meta del nostro viaggio è l’OLEIFICIO COOPERATIVO CIMA DI BITONTO, orgoglioso baluardo di una tradizione millenaria della nostra Puglia. Siamo a Bitonto a pochi chilometri dal capoluogo pugliese, nel cuore della produzione pugliese dell’olio extravergine di oliva.   Una distesa di ulivi a perdita d’occhio appare davanti agli occhi di chi percorre l’entroterra barese. Giunti sul posto non possiamo fare a meno di respirare a pieni polmoni l’intenso profumo di vegetazione, quasi fossimo immersi in una distesa di ulivi secolari. D’altronde qui la natura non è così lontana da noi con il lussureggiante verde dell’adiacente Lama Balice, scrigno di biodiversità di flora e fauna selvatiche.   Ad attenderci c’è Pasquale Mastandrea, Presidente dell’Oleificio Cooperativo. Avvertiamo sin dalle prime parole il suo amore sconfinato per questa terra generosa e i suoi frutti. La Cooperativa Cima di Bitonto vanta una storia di oltre sessant’anni e con i suoi 350 soci riesce a perseguire l’incredibile impegno di ottenere la miglior “spremuta di oliva” made in Puglia.   Impegno manifestato chiaramente già dal logo dell’Oleificio, in cui la parola “Puro”, in riferimento all’olio, campeggia sugli elementi della natura. Sole, pioggia, terra e il frutto che nasce: tutti aspetti importantissimi per donare al consumatore un olio che sa di tradizione. Nei suoi anni di attività la Cooperativa è riuscita a salvaguardare il territorio e gli agricoltori grazie a un lavoro sinergico instaurato con i numerosi soci.   Da loro parte la promessa di preservare le cultivar di olive e di far conoscere la zona in cui crescono. Non a caso le varietà coltivate sono per il 70% Ogliarola e il 30% Coratina: entrambe originarie dell’areale di coltivazione e lavorate nel giro di poche ore dalla loro raccolta. {IMAGE_0}{IMAGE_1} I metodi agronomici impiegati dai soci della Cooperativa si ispirano alle antiche tradizioni locali e a quelle nozioni tramandate nei secoli che permettono alla pianta di crescere sana e robusta. Il sistema di potatura adottato consente il migliore nutrimento ai germogli e ai rami giovani, così da ottenere una spremuta davvero eccezionale.   Gli oli a marchio Cima di Bitonto sono tutti extra vergini. Il carattere deciso della Coratina è mitigato dalla dolcezza della Cima di Bitonto e il risultato è un extra vergine che unisce le peculiarità dell’una e dell’altra cultivar, fino ad ottenere un olio giallo intenso con un’equilibrata presenza di frutta e sentori erbacei. Oltre al classico olio extra vergine di oliva, molto apprezzato per il suo fruttato medio, nel paniere dei prodotti dell’Oleificio scopriamo il D.O.P Terra di Bari, un extra vergine armonioso, leggermente piccante e con fragranze erbacee.   Da agricoltura biologica proviene, invece, l’olio extra vergine di oliva “Biologico”. In quest’olio si distinguono molto bene l’oliva con il suo sapore deciso e la mandorla, più delicata, che non alterano il gusto di un piatto ma, anzi, lo esaltano come merita.        

Patrocini