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Esiste una Puglia che non conosci, fatta di storia, cultura e sapori che suscitano emozioni uniche: dagli eventi pasquali alle feste patronali, dai cammini dell'anima ai sapori e profumi della gastronomia e delle eccellenze vitivinicole.

Scegli il tuo itinerario e lasciati deliziare dai prodotti dell'enogastronomia pugliese: la Puglia che non hai mai visto ti aspetta!

I comuni del mese

17 Novembre 2022

RUVO DI PUGLIA

tra Tradizione e Innovazione

tra Tradizione e Innovazione     Città d'arte riconosciuta come tale dalla Regione Puglia, Ruvo inizia la sua storia nel Neolitico, ma le forme insediative più diffuse risalgono all’Età del Ferro. A partire dal VI sec. a.C. si assiste ad una ellenizzazione delle locali comunità peucete, evidente nelle suppellettili a corredo delle sepolture aristocratiche, pregevoli ceramiche figurate di importazione attica o di fattura locale, famose in tutto il mondo.   La città cresce durante l'età romana con il suo stato di municipium, mentre la Cattedrale romanica viene edificata nel Medioevo tra XII – XIII sec. con i suoi peculiari spioventi accentuati e il suo ipogeo.   Nella Chiesa del Purgatorio emergono tracce di tarda epoca romana: una cisterna di un complesso termale in cui in seguito si riuniscono i primi cristiani, nota come Cripta di San Cleto.   Il Castello è costituito da una torre di probabile fondazione normanna e da tre corpi più bassi disposti intorno ad un atrio, al quale si accede tramite l'Arco Melodia.   Il Museo Archeologico Nazionale Jatta con il suo caratteristico allestimento ottocentesco è uno scrigno delle testimonianze archeologiche della città, che tra gli oltre duemila reperti conserva lo straordinario cratere di Talos, realizzato alla fine del V sec. a.C. Un altro sito di rilievo culturale è il complesso monumentale dell'ex Convento dei Domenicani risalente al 1560, già Pinacoteca Comunale di Arte Contemporanea, dove sarà inaugurato quest'anno il nuovo Museo archeologico Cittadino.   La Torre dell’Orologio, edificata nel 1604, conserva murata tra le sue pareti un’epigrafe che risalirebbe al periodo municipale dell’antica Rubi. {IMAGE_4}{IMAGE_12} Tra i palazzi nobiliari: Palazzo Spada, Palazzo Caputi, sede del Museo del Libro - Casa della Cultura che ospita la Biblioteca Testini e Palazzo Avitaja, sede del Municipio , tutti eretti tra XVI e XVII secolo. A livello naturalistico si segnalano le Grotte del Vagno, il più importante sistema carsico presente nella zona e il Parco Nazionale dell’Alta Murgia, istituito nel 2004, di cui Ruvo di Puglia è uno dei tredici comuni che lo costituiscono, nonché la vera e propria porta.   Tra le tradizioni più note va annoverata la Settimana Santa con le sue processioni e le marce funebri eseguite dalle bande locali, La Domenica di Pasqua vengono fatte espoldere le Quarantane, fantocci vestiti di nero che nella tradizione locale rappresentano la moglie di Carnevale.   Nota è anche la festa per l’Ottavario del Corpus Domini, legata a vicende storiche della città secondo una tradizione orale non documentata.   La Sagra del Fungo Cardoncello nel mese di novembre è uno dei più importanti eventi di valorizzazione di attività enogastronomiche presenti sul territorio.   Le celebrazioni santo patrono Biagio ricorrono il 3 febbraio.    Talos Festival all'inizio del mese di settembre è fra le più longeve e apprezzate rassegne musicali e multiculturali pugliesi, mentre Luci e suoni d’artista è un progetto di arte pubblica partecipata ideato nel 2016 e arrivato già alla sua settima edizione consecutiva.   Da non perdere: Centro storico, Concattedrale di Maria Ss Assunta, Cripta di San Cleto e chiesa del Purgatorio, Museo Archeologico Nazionale Jatta, ex Convento dei Domenicani, Torre dell’Orologio, Palazzo Caputi, Parco Nazionale dell’Alta Murgia.     Foto di Enzo Paparella, Biagio Stragapede, Gaetano Armenio

I comuni

30 Aprile 2021

PIETRAMONTECORVINO

I Palij nel Cuore della Daunia

  i Caratteristici Palij per la Festa di Sant'Alberto   PIETRAMONTECORVINO (Fg) è un piccolo comune del Sub Appennino Dauno Settentrionale ricco di storia e con un grande patrimonio archeologico, artistico e naturalistico da scoprire e valorizzare.
Per il particolare pregio del centro storico, Pietramontecorvino  è Bandiera Arancione dal 2010 e l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani ha segnalato il Comune tra i Borghi più Belli d’Italia. Secondo la tradizione il nome deriva da “la Preta”: il grosso macigno tufaceo sul quale sorge il nucleo antico, e da Monte Corvino la vicina cittadina bizantina, importante sede vescovile, distrutta definitivamente nel XV sec.   Pietramontecorvino è conosciuta per la festa patronale di Sant’Alberto che si celebra il 16 e 17 maggio. La Festa risale al XII secolo ed è quella più sentita dalla comunità di Pietramontecorvino e dal popolo di emigranti che per l’occasione tornano numerosi per parteciparvi. La caratterizzano un misto di religiosità e riti propiziatori legati al mondo agricolo.   Le cause che determinarono il pellegrinaggio penitenziale del 16 maggio a Montecorvino vanno ricercate nella preoccupante siccità che generalmente si verifica nel periodo primaverile, quando i campi avrebbero maggiore bisogno di acqua.   Nel 1889, in seguito ad una grave siccità, il popolo di Pietra invocò l’aiuto del Santo Patrono con processioni all’interno del paese, ma il cielo sembrava volere negare la tanta sospirata acqua. Da allora, ogni anno, il 16 maggio la statua di S. Alberto viene portata in processione a Montecorvino fino ai ruderi dell’antica Cattedrale, per sottolineare e rafforzare l’appartenenza alle antiche origini.   La statua del Santo è accompagnata lungo tutto il percorso, verso Montecorvino dai caratteristici Palij, lunghi pali di legno addobbati con nastri e fazzoletti multicolori. {IMAGE_7}{IMAGE_2} La preparazione dei palij inizia ad aprile, quando le varie squadre, con l’autorizzazione della Guardia Forestale, si recano nel bosco comunale per la scelta e il taglio dell’albero che viene poi fatto essiccare fino alla data dell’evento.   Prima della Seconda guerra mondiale il palio era unico e non superava i 4 metri, mentre oggi raggiunge anche i 20 metri. Il numero dei palij varia da 15 /20 e negli ultimi anni ci sono anche palij portati solo da donne e da bambini.   Qualche giorno prima della festa i palij vengono addobbati con i fazzoletti conservati dai vari gruppi. In cima a ogni palio vengono messi lunghi nastri colorati e un pennacchio, che caratterizza le diverse squadre di portatori. È una festa, quella di Sant’Alberto, che rappresenta l’identità stessa del popolo di Pietramontecorvino e il suo spirito collettivo e culturale.   Da non perdere: il borgo antico con le caratteristiche stradine, la Portella, il complesso monumentale costituito dalla Torre Normanno-Angioina, la Chiesa Madre, il Palazzo Ducale e il giardino pensile, la Chiesa del Rosario, la Chiesa dell’Annunziata, il sito archeologico di Montecorvino a 7 Km da Pietra.       Testo di Carolina Niro Foto di Carolina Niro, Gaetano Armenio    

I comuni

30 Aprile 2021

GALLIPOLI

Kale Polis, la Città Bella

  Kale Polis, la Città Bella
  GALLIPOLI (le) è la città bella per eccezione. Il suo centro storico è un’isola legata alla terraferma da un ponte in pietra realizzato nella prima parte del Seicento.   Affascinante per antonomasia, governata da numerose dominazioni nel corso della sua plurisecolare storia, Gallipoli trae le sue origini dalla civiltà Messapica, che la identificò con l’antico nome di Anxa. La natura militare della città è chiara nello stemma civico che rappresenta un gallo, simbolo della vigilanza, con un cartiglio recante la scritta latina “Fedelmente vigila”.
La storia di Gallipoli è narrata dai suoi luoghi di arte e di cultura. Già fuori delle sue antiche mura urbiche si incontra la Fontana antica, un’artistica fontana monumentale scavata nel carparo, raffigurante le storie di Dirce, Salmace e Biblis, tramutate in fonti d’acqua per i loro amori impuri.   Sulla stessa piazza si incontrano l’antica cappella intitolata a Santa Cristina e il Santuario della Madonna del Canneto, chiamata la castellana di Gallipoli. 
Tra vicoli, case a corte e palazzi nobiliari, si ergono possenti la Cattedrale di Sant’Agata, meraviglioso esempio di arte barocca, e gli oratori confraternali tra i quali spicca la famosa Chiesa di Santa Maria della Purità. Definita “la Cappella Sistina del Salento” è la sede della categoria sociale dei “vastavi”, ovvero gli operai dediti alle operazioni di facchinaggio nell’antico porto mercantile della Città.
Da questo importante punto di attracco, si imbarcava l’olio prodotto nei frantoi ipogei dei quali è costellato il sottosuolo dell’isola antica. Oggi, alcuni di questi frantoi sono stati recuperati e sono dei luoghi della memoria da visitare assolutamente per conoscere la storia della produzione dell’“oro liquido”. {IMAGE_2}{IMAGE_4}

A ridosso della cosiddetta “Porta Terra”, troneggia maestoso il Castello con i suoi torrioni, tra i quali spicca quello di forma ennagonale, e il Rivellino, un avamposto costruito come ulteriore protezione al castello e alla stessa città.    Nel centro storico tra numerose botteghe e negozi, sono presenti anche alcuni dei luoghi di cultura di Gallipoli come il Museo Diocesano, il Frantoio ipogeo di Palazzo Granafei , il Museo Civico e l’antica farmacia “Provenzano”.
A ridosso di uno dei grandi torrioni che costellano le mura si può ammirare la Chiesa di San Francesco d’Assisi con il celebre Malladrone, una statua raffigurante il ladrone crocifisso con Gesù che il D’Annunzio definì “l’orrida bellezza”.
Nei pressi della spiaggia della Purità, con la prospettiva dell’Isola di Sant’Andrea, il tramonto è uno spettacolo che lascia senza fiato coloro che vi assistono. Una miscela straordinaria di colori che la natura sembra intingere in una grande tavolozza fatata con l’azzurro del cielo e del mare, e il rosso vivo del sole che si immerge nelle acque.
Gallipoli, una città da vivere e da visitare in tutti i periodi dell’anno. Il Natale con le sue nenie e le sue dolcezze, il Carnevale con le sue esilaranti e colorate sfilate, la Pasqua con i suoi antichi riti, la suggestiva sagra a mare della festa patronale di Santa Cristina, per un’esperienza di viaggio da non dimenticare.   Da non perdere: Castello e il Rivellino, Chiesetta di Santa Cristina, Santuario della Madonna del Canneto, Fontana ANTICA (XVI secolo), Cattedrale di S. Agata, Chiesa e Confraternita di Santa Maria della Purità, Chiesa di S. Francesco d’Assisi.       Foto di: Michele Esposito
Testo di: Eugenio Chetta, Francesca Fontò
 

I comuni

30 Aprile 2021

FRANCAVILLA FONTANA

La Città degli Imperiali

  La Città degli Imperiali   FRANCAVILLA FONTANA (br) sorge al centro della Terra d’Otranto. Emerge tra distese di ulivi intervallate da più di settanta masserie, numerosi trulli e muretti a secco.   Le origini della città si perdono nei meandri della storia. Numerose testimonianze attestano la presenza di insediamenti umani sin dal Neolitico, ma i protagonisti del passato più profondo sono stati i Messapi. Una suggestione vuole che Francavilla sia sorta sulle ceneri della romana Rudiae, patria del poeta Quinto Ennio.   Secondo alcuni studiosi la fondazione della città risale all’anno 866, quando qui giunsero alcuni soldati al seguito dell’Imperatore Ludovico II.   La tradizione popolare, invece, fa risalire la fondazione ad un avvenimento miracoloso avvenuto il 14 settembre 1310: durante una battuta di caccia del principe Filippo d’Angiò uno dei suoi uomini scoccò una freccia per colpire una cerva che si abbeverava ad una fonte, ma il dardo tornò indietro. Sul luogo fu rinvenuta l’immagine della Madonna col Bambino, la “Madonna della Fontana”, assunta come protettrice della Città, per la quale il principe fece erigere una chiesa.   Ogni anno tra il 13 e il 15 settembre la comunità celebra la Madonna della Fontana con imponenti festeggiamenti civili e religiosi. Le luminarie decorano con merletti di luce le vie della città, le bande si alternano sulla cassarmonica, nel centro è un tripudio di dolci e giochi tradizionali. {IMAGE_4}{IMAGE_7}
Nel 1575 Francavilla fu acquistata dalla famiglia Imperiali, di origine genovese, che governò per otto generazioni fino al 1782.   Il Castello Imperiali dal 1450 è testimone della storia cittadina. Qui si trovano gli antichi affreschi della cappella di Santa Maria delle Grazie, la bella Sala del Camino e tanti altri tesori. Francavilla Fontana è una città ricca di storia, arte e cultura. I suoi palazzi seicenteschi, le chiese barocche, le grandi porte cittadine, i vicoli e le piazzette del centro storico, sono elementi che caratterizzano il borgo cittadino. Qui, tra suggestivi palazzi e loggiati, si respira il profumo dei confetti “ricci” composti da mandorle tostate e il gustosissimo dolce povero “la copeta”.   Nel cuore più antico del centro storico è possibile ammirare la Basilica Pontificia Minore Maria Santissima del Rosario, con la cupola più alta del Salento, la Chiesa di Santa Chiara, che custodisce le Statue dei Misteri, e la Chiesa dei Padri Liguorini, conosciuta come la Chiesa d’Oro. Uno dei momenti più importanti della vita cittadina è rappresentato dai Riti della Settimana Santa.   Dal Mercoledì Santo al Venerdì Santo si concentrano i giorni più intensi e partecipati: il Mercoledì con i piatti portati in giro dai bambini che da secoli ripetono “Cce ti piace lu piattu mia?”, il Giovedì con l’antico pellegrinaggio dei Pappamusci, e il Venerdì con la commovente processione dei Misteri seguita dai “Pappamusci cu li trai”, che trascinano pesantissime croci in segno di devozione.   Visitare Francavilla Fontana vuol dire immergersi in secoli di storia e rivivere il fascino della cultura contadina.  
Da non perdere: Chiesa Matrice, Chiesa dei padri Liguorini, Chiesa di Santa Chiara, Chiesa di San Sebastiano, Chiesa del Carmine, Palazzo Argentina, Castello, Chiesa dell’Immacolata, Chiesa dello Spirito Santo, Palazzo Giannuzzi-Bottari-Carissimo.   Foto di: Sandro Rodia.
Testo di: Vincenzo Sardiello

I comuni

30 Aprile 2021

MONTE SANT'ANGELO

Luogo di Culto e dei siti Unesco

LUOGO DI CULTO E DEI SITI UNESCO   Situato nel cuore del Parco Nazionale del Gargano –  Monte Sant'Angelo è sede di ben due siti riconosciuti Patrimonio mondiale dell’Umanità tutelato dall’UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura): le tracce longobarde nel Santuario di San Michele Arcangelo (2011, nell’ambito del sito seriale “I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d. C.)”) e le faggete vetuste della Foresta Umbra (2017, nell’ambito del bene transnazionale “Antiche faggete primordiali dei Carpazi e di altre regioni d’Europa”   Inoltre, negli ultimi anni sono arrivati altri importanti riconoscimenti: dal National Geographic che inserisce la Sacra Grotta dell’Arcangelo Michele tra le 10 Grotte Sacre più belle al mondo a Skyscanner che inserisce Monte Sant’Angelo tra le venti città più belle d’Italia, dalla Regione Puglia che inserisce il Comune nell’elenco regionale dei “Comuni ad economia prevalentemente turistica e città d’arte” alla guida verde Michelin che assegna il massimo riconoscimento al centro storico con le tre stelle ed è stata inserita tra i Borghi più belli d’Italia.   La bellezza viaggia lungo le bianche vie del centro storico, resiste al tempo davanti al maestoso Castello Normanno-Svevo-Aragonese, ti resta nel cuore al cospetto della facciata monumentale e della Grotta del Santuario più importante dell’Occidente dedicato all’Arcangelo Michele, meta ininterrotta di pellegrinaggi da 1500 anni. {IMAGE_0}{IMAGE_1} La bellezza ti accompagna nel misterioso Battistero di San Giovanni in Tumba (detto “Tomba di Rotari”) e verso la meraviglia della Chiesa di Santa Maria Maggiore e dei suoi affreschi, verso l’ascolto del silenzio all’Abbazia di Santa Maria di Pulsano e ai suoi Eremi, verso la magica Foresta Umbra o lungo la costa della marina.   Numerosi gli eventi della tradizione, emozionali e promozionali: dall’8 maggio con il festival Michael che celebra l’Arcangelo nel mondo, passando per la Settimana Santa - con i suoi suggestivi ed emozionali riti del “miserere e del terremoto” e la Processione struggente del Venerdì Santo.   Dal 25 giugno al 7 luglio si celebrano i due riconoscimenti UNESCO, si attraversano i grandi eventi estivi fino ad arrivare a settembre con il Corteo Storico delle Apparizioni dell’Arcangelo, la Festa patronale del 29 settembre e la Processione della Sacra spada, il festival cinematografico dedicato ai cammini sulla Francigena e sulla Micaelica, Mònde.   Come numerosi sono i prodotti tipici dell’eccellenza gastronomica e i piatti locali: dal croccante e famoso pane alle dolci ostie piene, dall’olio della piana di Macchia - dove si incontrano gli ulivi e il mare - al saporito caciocavallo.   Da non perdere: Santuario e Grotta di San Michele Arcangelo, Abbazia ed Eremi di Santa Maria di Pulsano, Battistero di San Giovanni in Tumba (detto “Tomba di Rotari”), affreschi della Chiesa di Santa Maria Maggiore, Castello Normanno-Svevo-Aragonese, Musei TECUM del Santuario (Devozionale, Lapidario e Cripte longobarde), MeTA - Museo di Arti e Tradizioni popolari del Gargano, la Foresta Umbra.     Foto di: Mario Brambilla, Monica Giardina, Leonardo Giordano, Matteo Nuzziello
Testo di: Pasquale Gatta    

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i Produttori

30 Aprile 2021

Mastrototaro Food

“Dal campo alla tavola” per Mastrototaro Food non è un concetto astratto ma è una vera e propria promessa che l’azienda fa al consumatore.   Ci troviamo a Bisceglie (Bat), terra florida lambita dalle acque del mare Adriatico. Proprio tra la terra e il mare nascono le conserve di Mastrototaro Food, prodotti che simboleggiano l’autenticità della Puglia e il sapore schietto e genuino della tradizione.
L’azienda ha alle spalle una lunga storia imprenditoriale che inizia nel 1956 e si snoda nel settore dell’agricoltura.   Nel 2008 la Mastrototaro Food decide di valorizzare ulteriormente le materie prime prodotte nei terreni aziendali trasformandole in eccellenti conserve agroalimentari. Tre lustri di expertise nel settore hanno fatto il resto.   Oggi sono i tre fratelli, Mauro, Giulio e Roberto, a portare avanti con abilità e ingegno l’azienda certificata Bio e una delle poche in Italia a organizzare la produzione da zero. Il Cicerone del nostro viaggio nelle prelibatezze del marchio Mastrototaro è Mauro, che tra grandi distese di ulivo e vasti campi messi a coltura ci parla del grande impegno profuso per offrire al consumatore un prodotto in cui la qualità è la regina incontrastata.   La coltivazione degli ortaggi secondo le ancestrali consuetudini dei nostri avi e l’amore per la natura sono gli elementi vincenti dell’azienda che raccoglie a mano le materie prime e in pochissime ore le trasforma in conserve.   Questo consente di preservare le qualità organolettiche degli ortaggi che sprigionano la loro bontà e ingolosiscono solo a guardarli. Melanzane, carciofi, funghi, peperoni, pomodori, olive e zucchine sono le materie prime che si sposano con l’olio extravergine di oliva prodotto dall’azienda. {IMAGE_0}{IMAGE_1} Osservando il punto vendita aziendale ci sembra di guardare una versione leggermente più grande della classica dispensa della nonna. Un trionfo di colori è quello che si presenta ai nostri occhi di visitatori, in cui osserviamo stupiti le diverse nuance degli ortaggi in vasetto.   Con orgoglio, Mauro ci spiega la precisa filosofia aziendale: recuperare le antiche ricette delle conserve per farle conoscere anche oltre i confini della Puglia. E così scoviamo la “Pric ‘o prac”, una salsa antichissima molfettese, ormai introvabile, fatta di peperoni e pomodori o l’antipasto biscegliese con carciofi, funghi champignon, peperoni e olive.
Non possiamo non menzionare gli squisiti carciofi disponibili in più versioni. Grigliati, con gambo, “della mamma” o alla “pugliese”: sono tutti eccezionali con il loro cuore tenero immerso nel giallo dorato dell’olio extravergine di oliva. Tradizione sì, ma anche innovazione, come la raffinata mousse di lenticchie e pomodori secchi che unisce le proprietà nutritive del legume al sapore vivace del pomodoro secco. 

È una lista lunghissima quella dei prodotti di Mastrototaro Food. Mauro ci spiega che un’azienda come la sua, che mette davanti il consumatore piuttosto che il fatturato, è frutto di un grande gioco di squadra. Una squadra che vince perché gioca bene sul campo. Quel campo che Mastrototaro Food porta in vasetto direttamente sulle nostre tavole.        

Oleificio

30 Aprile 2021

Clemente

«Una splendida ed emozionante avventura»   Quando chiediamo a Michele Clemente, Presidente di Olearia Clemente, di raccontarci la storia imprenditoriale di una delle più grandi aziende di filiera italiana olearia ci risponde esattamente così: una splendida ed emozionante avventura.   Non può che essere diversamente per un’impresa dall’attività centenaria che solca gli anni e che nasce a Manfredonia, nel cuore del Gargano, tra alberi di ulivo dalle imponenti chiome e dai tronchi intrecciati, un groviglio perfetto che è proprio solo di Madre Natura.   Arriviamo in azienda percorrendo vaste distese di uliveto in cui il verde delle foglie e del frutto padroneggia prepotente sul territorio esistente. Le dense fronde degli ulivi sono appena mosse da una brezza leggera che profuma di vegetazione e salsedine del vicino Adriatico, che giunge al nostro olfatto conciliando i sensi.   In questo paesaggio incontaminato, sfiorato appena dall’antropizzazione, si incastona Olearia Clemente. La storia di Olearia Clemente è quella di una famiglia che da ben cinque generazioni è dedita alla tradizione agricola e olivicola. {IMAGE_0}{IMAGE_1} Fu inaugurata nel 1895 da Berardino Clemente, bisnonno degli attuali titolari, i fratelli Michele, Antonello, Carla e Ilenia, con il preciso obiettivo di offrire al mercato un prodotto eccellente che valorizzasse le cultivar di questa zona.   Obiettivo perseguito attraverso la gestione diretta di tutto il processo produttivo, a cominciare dal frutto, raccolto perfettamente sano, spesso a mano, e lavorato con tecnologie particolari che consentono di ottenere un prodotto unico nel gusto e nei profumi. A Olearia Clemente va riconosciuta l’abilità di dare all’olio extra vergine di oliva il valore che merita, scardinando la credenza che sia solo un condimento ma rendendolo, invece, alimento cardine della dieta mediterranea.   L’esperienza acquisita negli anni è la chiave di volta per la produzione di olio extra vergine di oliva puro e naturale. Nella sublime spremuta olive di Olearia Clemente abbiamo cultivar pugliesi, come la Coratina, l’Ogliarola Garganica e la Peranzana, monocultivar che hanno una loro specificità con qualità organolettiche esplosive che sanno di erbaceo, dolcezza, frutto e natura.   Dal rispetto per quest’ultima nasce la linea di oli biologici tra cui citiamo "U Polp", extra vergine DOP Dauno del Gargano dal sapore unico con un packaging che nei colori e nei disegni strizza l’occhio alla veracità della Puglia.   Un preciso bouquet di profumi e sapori è quello che regala l’olio "Zagare", un 100% italiano estratto a freddo che prende il nome dai fiori che circondano gli agrumeti del Gargano.   La linea Zagare è una linea storica, lanciata adesso in una versione moderna che simboleggia la quinta generazione di Olearia Clemente. In quest’olio, i cui frutti sono baciati dal sole e benedetti dall’aria, si sposano da un lato la tradizione centenaria dell’azienda e dall’altro lo slancio verso il futuro rappresentato dai giovanissimi Eliana, Leonardo, Berardino e Rosistella, desiderosi di portare Olearia Clemente in confini ancora inesplorati.      

Liquorificio

30 Aprile 2021

Fiume

Era l’inizio degli anni Sessanta quando Vittorio Fiume in un piccolo laboratorio artigianale faceva i primi esperimenti sui liquori e il latte di mandorla.   Animato da una passione per la sua Puglia, all’epoca probabilmente ignorava che quei suoi tentativi artigianali si sarebbero trasformati nel tempo in un brand pugliese conosciuto in tutto il mondo. La storia del brand Fiume è una storia che parla d’amore.   Amore per la Puglia, per le erbe, le spezie e gli infusi. Collocato nella zona industriale di Putignano, cittadina famosa per l’antico Carnevale, lo stabilimento Fiume oggi produce bevande molto apprezzate nel settore della liquoristica e degli analcolici.   I liquori a marchio Fiume comunicano il legame con il territorio, a cominciare dalle materie prime. Come ci spiega Caterina Fiume, figlia di Vittorio e responsabile ricerca e sviluppo del marchio, tra i primi liquori che portano la firma di suo padre c’è l’ "Elisir dei Trulli", il cui nome evoca una pozione miracolosa e stupisce per il sapore avvolgente delle note alcoliche e aromatiche.   Cioccolato, rum, nocciola e caffè sono alcuni dei sentori dell’Elisir dei Trulli, che offrono al consumatore un viaggio sensoriale che delizia il palato con sapori caldi e intensi. L’ "Amaro Pugliese", celebre coetaneo dell’Elisir dei Trulli, è famoso perché trasmette pugliesità non solo nel nome ma anche nella scelta delle materie prime.   E così nella Teriaca Officinale dell’Amaro Pugliese scopriamo la menta, il finocchietto, la salvia, il carciofo, gli agrumi e così via. Tutte materie prime provenienti dal territorio, trasformate per creare un amaro che parla di consuetudini e memoria collettiva.   Mentre ci racconta dell’Amaro Pugliese, Caterina estrae una cassettina con alcune delle erbe utilizzate. E così, accanto alla menta, pianta erbacea autoctona, notiamo la China Succirubra che viene invece dall’Ecuador, il Rabarbaro, tipico della Cina e il Quassio della Jamaica. Ed è incredibile come un solo liquore possa contenere intere porzioni di mondo pur restando legato alla tradizione. {IMAGE_0}{IMAGE_1} Tradizione che si esprime anche nel "Limoncello", prodotto secondo l’antica ricetta della nonna di Caterina e che sugella un piccolo segreto tramandato di generazione in generazione. Restando sul versante delle bevande alcoliche, l’ "Amarum" è un’altra creazione a marchio Fiume che mixa territorialità e influenze internazionali.   Nell’Amarum il rum giamaicano sublima l’infuso di spezie e noci locali. Un amaro talmente pregiato da essere riconosciuto al SIAL di Parigi del 2008 come uno dei 100 prodotti più innovativi, e premiato al Roma Bar Show del 2020 per saper valorizzare al meglio le eccellenze del territorio.   Per coloro che non amano gli alcolici c’è un’alternativa decisamente gustosa. È il "Latte di Mandorla", nato come sciroppo, ora anche nella deliziosa versione pronta da bere, Mandorlè, e che viene prodotto per estrazione utilizzando solo ed esclusivamente mandorle dolci pugliesi.   L’ennesimo tratto di attaccamento alle proprie origini di un brand che, con un piede nella Puglia e uno nel mondo, porta le sue bevande oltre i confini nazionali.        

Cantina

30 Aprile 2021

Cantine Le Grotte

Immense cave di marmo circondano i vigneti di CANTINE LE GROTTE, azienda vitivinicola di Apricena (fg).   Il piccolo borgo, situato a ridosso del Gargano, è famoso per la qualità della sua pietra e per il suo eccellente vino e si lascia apprezzare per la fertilità del suolo e il clima ameno. Nell’azienda si respira il profumo dei secoli, della storia che ha reso importante questo territorio e della tradizione che sopravvive e si fa strada nel progresso.   A guidarci in questo viaggio tra pietra e vino è Biagio Cruciani, direttore commerciale dell’azienda che ci narra di un’impresa fortemente identitaria la cui nascita è legata a doppio filo a quella della città. Apricena è “attaccata” alla storia della sua pietra, e quella di Cantine Le Grotte abbraccia la tradizione del marmo locale.   È nelle cave della famiglia Dell’Erba che si impiantano i vigneti dai quali si produce il vino. La tradizione marmifera di famiglia è impressa anche sul logo aziendale: un grande blocco di pietra spaccato da una vite, due elementi della natura che coesistono tra loro.   È proprio dalla roccia viva, dalla terra feconda, che nasce la storia dello stabilimento di Cantine Le Grotte, immerso nella natura e circondato dal verde. È una tavolozza di colori quella che si presenta ai nostri occhi. Il bianco delle vicine cave di pietra permette al verde del paesaggio di trionfare con le sue immense sfumature stagionali, mentre l’azzurro del cielo divide il verde del mare dal Lago di Lesina e dalle Isole Tremiti sullo sfondo. {IMAGE_0}{IMAGE_1} I vigneti si trovano ai piedi del Gargano e affondano le loro radici in terreni calcarei ricchi di minerali, gli stessi in cui si coltiva la migliore pietra di Apricena. L’azienda produce eccellenti vini rossi autoctoni come il Nero di Troia e il Primitivo insieme a dei vitgni internazionali come il Merlot e il Sirah che si sono adattati ottimamente al clima caldo e temperato della zona. Il rispetto per la zona di origine è una delle caratteristiche su cui l’azienda investe continuamente.   La sua filosofia sposa un concetto di coltivazione in cui è la natura a fare il suo lavoro. Il legame con Apricena si racconta anche attraverso i nomi dei vini. Il Petrata, per esempio, è vinificato in rosso dal vitigno Nero di Troia o in bianco dal Bombino ed è la versione “italianizzata” del termine dialettale che indica la cava. Il rosso ha potenti sentori di mora, mentre il bianco è più fine e fruttato. Il Selva della Rocca, vinificato in rosso (Primitivo e Nero di Troia), rosato (Nero di Troia) e bianco (Falanghina) porta il nome del Santuario Santa Maria Selva della Rocca di Apricena, edificato probabilmente tra il VIII e il IX secolo ad opera dei monaci benedettini e sono tutti vini pregiati, dai profumi intensi, fruttati e floreali.   Imperdibili le bollicine in versione Charmat e Merlot Classico e a completamento della linea la versione Sico alta ristorazione identificata da una etichetta che che raffigura una moneta medioevale chiamata "Sicone" del periodo longobardo ritrovata nei vigneti esistenti. Vini che simboleggiano la gratitudine e il rispetto per questa terra e che a essa si ispirano per offrire al consumatore tutta la loro bontà.        

Pastificio

30 Aprile 2021

Casa Milo

Quando si pensa alla Puglia non si può non menzionare sua maestà la pasta. Simbolo di famiglia, allegria e convivialità è tra le cose che meglio ci rappresenta nel mondo. In fatto di pasta ci distinguiamo da sempre, come ci insegna l’azienda pugliese CASA MILO.   La storia inizia nel 1870 a Bitonto, città che incanta per le bellezze del centro storico e delizia per la bontà del suo olio extra vergine di oliva. È una storia di famiglia e passione, di duro lavoro e coraggio, ma è anche una storia di rispetto e fiducia. Casa Milo da ben quattro generazioni è tra gli ambasciatori di Puglia nel settore food.   Un percorso iniziato prima con l’olio e poi seguito dalla pasta e i prodotti da forno, la cui creazione è subentrata definitivamente nel 1994. In tutti questi anni Nicola Milo, presidente dell’azienda, affiancato dai quattro figli Giuseppe, Marida, Saverio e Giovanni, ha investito costantemente per offrire al consumatore prodotti di qualità lavorati nel rispetto della tradizione italiana più autentica e genuina.   Qualità che si esprime anche nella ricercatezza delle materie prime, elementi imprescindibili per ottenere un prodotto finale straordinario. Questa loro filosofia si materializza attraverso il patto stretto con Coldiretti per creare un prodotto interamente pugliese realizzato con grani duri selezionati, nel pieno rispetto della terra e di chi la coltiva.   Un vero e proprio atto di amore per la madre terra, per i suoi cicli naturali e per quelle braccia vigorose che la accudiscono e la lavorano. Un “semplice” pacco di pasta Milo racchiude un mondo in cui coesistono rigogliosi campi di grano baciati dal sole, il vento salubre e una tradizione contadina millenaria. {IMAGE_0}{IMAGE_1} La pasta secca 100% Filiera Puglia è fatta di grano decorticato a pietra e ingredienti naturali e di qualità che le consentono di essere porosa, ruvida e tenace per trattenere ogni condimento. Disponibile in tantissime specialità realizzate solo con trafile al bronzo, questa categoria include anche la linea Caserecce che propone tutti i formati regionali ispirati alle antiche tecniche della pasta fatta in casa.   La pasta fresca all’uovo 100% grano di Puglia è un tipo di pasta che invita il consumatore a toccarla, prima di assaggiarla. Quando si osserva la pasta di Casa Milo è difficile non pensare alla versione casalinga delle nostre nonne. Il giallo intenso delle tagliatelle, delle fettuccine, delle pappardelle o delle lasagne è accompagnato da un profumo che sa di lunghe tavolate e convivialità familiari.   Una linea della produzione di Casa Milo è dedicata anche ai prodotti da forno, in cui il rispetto per l’artigianalità è l’elemento preponderante. Taralli, mini grissini e bruschette con olio EVO sono i sostitutivi del pane perfetti in ogni momento della giornata per ristorarsi con sapori fragranti e irresistibili o per creare abbinamenti creativi per aperitivi speciali.   Tradizione, innovazione, sostenibilità e affidabilità. Tutti valori perfettamente incarnati da Nicola Milo e dai suoi quattro figli, che portano al consumatore la Puglia più buona e autentica sotto forma di pasta e prodotti da forno.          

Cantina

30 Aprile 2021

L'Antica Cantina San Severo

“Devi amare ciò che fai per volerlo fare ogni giorno” Con questo amore si raggiungono i traguardi!!!!!  Nella foto non trovate il produttore, il presidente, un capo. Trovate lo spaccato di una comunità… La nostra!"   Una cantina quasi centenaria e un territorio naturalmente vocato per la produzione di vini ricchi e pregiati. Basterebbero questi elementi per descrivere L'ANTICA CANTINA DI SAN SEVERO (fg) una delle realtà vitivinicole pugliesi più dinamiche e longeve della regione.    A raccontarci la storia dell’Antica Cantina è Ciro Caliendo, presidente dell’azienda che incontriamo nello stabilimento di San Severo. Alle sue spalle, come accaduto già numerose volte per altre attività storiche come questa, c’è una parete affollata di premi e riconoscimenti, molti dei quali sono dei veri e propri reperti storici.   L’Antica Cantina di San Severo è in realtà una cantina sociale nata nel 1933 e, proprio come fosse una vite, affonda le sue radici nella cultura e coltura locale. Non a caso San Severo nel 1968 ha visto riconoscersi la prima DOC pugliese, segno tangibile di una consuetudine contadina e vignaiola che definire millenaria è riduttivo.   Punto di forza della produzione dei vini dell’Antica Cantina non è soltanto il lavoro sinergico e congiunto con i suoi soci che conferiscono le uve di qualità, ma è anche rappresentato da un migliaio di ettari coltivati secondo un sistema di certificazione aziendale e di tracciabilità che contribuisce a produrre vini che rappresentano la sintesi armonica, gioiosa ed elegante delle tipicità di questa terra.   Nella fertile Daunia ha preso vita il sogno di tanti agricoltori: offrire al consumatore le sensazioni che esprimono al tempo stesso la piacevolezza e la passione che la terra di San Severo offre.  E’ il modo per conoscere la nostra storia e la cultura del territorio, verso cui tutti gli abitanti del posto nutrono una passione sconfinata, la stessa che c’è nel San Severo DOP. {IMAGE_0}{IMAGE_1} Il San Severo Bianco già nel 1932, fu riconosciuto come tipicità locale. Il Castrum San Severo Bianco è formato da un blend di Bombino, Trebbiano e un tocco di Malvasia. Il Rosso ed il Rosato completano la proposta del San Severo DOP. Il Castrum Rosso è un vino dalla giusta struttura. Sprigiona profumi di prugne e amarena che si fondono con il floreale della viola e del ciclamino. Il Castrum Rosato” con la sua delicatezza offre un bouquet fruttato, intenso, con sentori di pesca per soddisfare anche il palato dei più sensibili.   Con la linea Nobiles troviamo i varietali tipici. Nobile e positivamente austero è il Nobiles IGP ottenuto da uve di Nero di Troia, uno dei vitigni autoctoni di terre coltivate nei declivi in prossimità al Gargano. Col suo colore quasi impenetrabile, il Nobiles Nero di Troia, ha una struttura corposa ma raffinata e un gusto di frutti rossi e spezie che intrigano e inebriano il palato.        

Cantina

30 Aprile 2021

Cantine Barsento

Il tragitto che si compie per andare a Noci (ba), cittadina che sorge sulle ridenti colline murgiane dove si trova Cantine Barsento, è costellato di paesaggi naturali che si estendono a perdita d’occhio, belli da togliere il fiato. In questo territorio incontaminato nasceva più di cinquant’anni fa una cantina che, come ci dice l’attuale Amministratore Unico Rocco Colucci, “traduce in vino l’essenza di Puglia”.   Cantine Barsento è una vivace realtà vinicola fondata nel 1969 con una mission visionaria per l’epoca: valorizzare i vini di qualità provenienti dal solo agro nocese. Quello che rende questa cantina così particolare e unica nel suo genere è qualcosa che, varcata la soglia dello stabilimento, non ci si aspetta di trovare: circa mille metri quadri di cantina sotterranea scavata nella roccia calcarea e profonda 15 metri.   Un vero gioiello enologico che stupisce per la sua inaspettata bellezza, con i suoi cunicoli e le celle organizzate perfettamente che racchiudono veri e pregiati tesori della nostra tradizione vinicola. La funzione della cantina sotterranea è quella di ottenere un vino affinato nella bottaia rocciosa, facendo sì che ci sia il controllo preciso di temperatura e umidità.   I vitigni autoctoni sono di varietà di Primitivo, Malvasia e Negramaro: uve scelte per la loro espressione di territorialità, autenticità e specificità e la cui qualità è ulteriormente sublimata attraverso una filiera di raccolta della frutta esclusivamente manuale. {IMAGE_0}{IMAGE_1} Le etichette di Cantine Barsento (si dividono tra IGP e DOC) non sono semplici prodotti vinicoli, ma sono molto di più: rappresentano la passione per le uve di qualità e per il loro legame con la natura, unica artefice delle rare caratteristiche di ogni materia prima.   Intenso e generoso è il Paturno, un rubino con un bouquet complesso e insieme amabile tipico del Primitivo dal quale proviene o il Ladislao, un Negramaro in purezza impenetrabile, quasi tenebroso. Possiede profumi maturi, decisamente virili, è affinato in botti di rovere ed è un vino per chi ama stupire e lasciarsi stupire.   Se volessimo dargli una personificazione, il Casaboli sarebbe sicuramente una donna dall’aspetto elegante e dall’intelligenza raffinata. Ottenuto da Primitivo, questo DOC è un vino di spessore che fonde la sua gradevolezza alla tannicità. Giocoso, fresco, dolce. È il Primitivo Malicchia Mapicchia, un nettare da meditazione di grande vinosità al palato, affinato per un anno e piacevole per ogni combinazione culinaria.   La tradizione vinicola di Cantine Barsento corre anche sul binario della ristorazione attraverso il ristorante Bamì. La mission? Fondere due arti incredibili: quella della cucina e quella vitivinicola e riunirle sotto una sola forma, Bamì. Il ristorante si trova all’interno di Cantine Barsento e sposa il concetto di valorizzazione delle materie prime e di piatti che rispettano le proprietà organolettiche degli ingredienti. Un concetto che, se vogliamo osare, si veste di sacralità.   La stessa che da sempre accompagna chi, sotto varie forme, lavora con rispetto e devozione i prodotti della terra.      

Masseria

01 Febbraio 2022

Masseria Liuzzi

Lungo il sentiero che attraversa l'affascinante paesaggio naturale del Parco Naturale Regionale "Terra delle Gravine" si arriva a Mottola, un comune in provincia di Taranto chiamato “Spia dello Ionio” per la sua panoramica posizione geografica che abbraccia tutto il golfo di Taranto e lo splendido mar Ionio con un territorio ricco di gravine naturali e villaggi rupestri, in questo paesaggio incantevole s'incontra una realtà genuina dedita alla produzione di vino e di grano. Si tratta di Masseria Liuzzi sita in contrada Marinara, che si arricchisce di un punto vendita in via Risorgimento a Mottola.   Un connubio di passione, impegno e spirito di sacrificio, che vede protagonisti Marcello Latorrata e Barbara Lattarulo. La coppia, che ha ereditato l'attività dalla famiglia Latorrata, porta avanti, giorno dopo giorno, una tradizione che si tramanda da quattro generazioni.   Tutto è nato più di un secolo fa con un nome diverso, "I Casidd d Liuzzi", a indirizzo cerealicolo - zootecnico. La metamorfosi in Masseria Liuzzi avviene con il passaggio alla produzione viticola su un terreno prevalentemente calcareo che si estende per 10 ettari all'incirca. La qualità dei prodotti è garantita anche dall’altitudine di circa 270 metri sul livello del mare, da una buona escursione termica tra giorno e notte e da un’adeguata ventilazione.   Il vino di Masseria Liuzzi è un prodotto che rispecchia pienamente il territorio pugliese: i vigneti si trasformano in uva da vino con un processo naturale. Il risultato è un primitivo dal sapore inconfondibile, trattato in purezza. Siamo di fronte a una delle poche aziende in Puglia a trattare in purezza anche il rosato, che da Masseria Liuzzi è un primitivo a tutti gli effetti, in quanto preserva lo stesso grado alcolico del primitivo rosso. {IMAGE_0}{IMAGE_1} A rendere unici i vini dell'azienda di Mottola sono anche i nomi presenti sulle etichette. Prodotti che si raccontano da soli. Partendo dai primitivi, si trovano il "Marnera", che richiama in dialetto la contrada Marinara, che letteralmente vuol dire "terra coperta dal mare", il "Tuppétt", che deve il suo nome a una piccola collinetta della Masseria Liuzzi dove le viti sormontano le proprietà.   L''ultimo di quest'elenco è il "Rosasso", la cui denominazione deriva dall'incontro tra il colore del rosato e il suolo calcareo su cui si estendono le vigne, in cui si trovano fossili marini ogni volta che ci sono arature o spostamenti del terreno.   A questi si aggiungono lo "Scinò", un malvasia nera il cui nome è la fusione del vitigno malvasia e della parola malvagia, un riferimento a quella magia che in Puglia si collega subito al cosiddetto “affascino” e, per chiudere in bellezza, il "Bolloro", un fiano che omaggia Federico II di Svevia, amante del fiano che emanò a Rimini la Bolla d'Oro nel lontano 1235.   Altrettanto caratteristica la produzione di grano, che avviene nella piena cura di ciascuna delle sue fasi. Dopo le arature periodiche, la semina e la mietitura, il grano viene portato in un pastificio di Matera, dove nascono i formati tradizionali che si trovano nel punto vendita della Masseria Liuzzi. Cavatelli e orecchiette sono ai primi posti sugli scaffali rigorosamente pasta trafilata al bronzo utilizzando la farina "Senatore Cappelli".    A seconda delle condizioni del terreno, poi, la produzione dell'azienda si dedica periodicamente anche ai legumi, specialmente ai ceci.   Nel caratteristico paesaggio della cittadina pugliese, fatto di gravine naturali e villaggi rupestri, si trova l'anima di Masseria Liuzzi che tra querce, uilivi e grano, rappresenta l'anima della Puglia.

Liquorificio

30 Aprile 2021

Antichi Elixir

Nella graziosa città di Molfetta adagiata sul mare nasce ANTICHI ELIXIR, estroso liquorificio artigianale che fa dell’autenticità il proprio marchio di fabbrica. L’azienda racconta il territorio attraverso liquori e amari di qualità che racchiudono l’espressione più sincera della tradizione dei nostri antenati, coniugando una produzione scrupolosa in ogni sua fase.   Ad accoglierci nel laboratorio è Alessio Picca, giovane imprenditore che nel 2007 ha deciso di unire la solida esperienza nel settore all’amore per la propria terra e per la genuinità dei suoi frutti. Varcata la soglia, osserviamo un tripudio di eleganti bottiglie contenenti liquori dai colori ambrati tipici delle mele cotogne, dalle nuance del rosso del melograno o dal viola intenso, quasi nero, del gelso nero selvatico. Sono quasi delle ampolle che racchiudono elisir dalle proprietà benefiche preparati con ricette esclusive, risultato di continue sperimentazioni che donano al prodotto finale una forte personalizzazione. Le materie prime sono fondamentali per produrre liquori e amari di qualità, lavorate come si faceva un tempo.   Alessio ci spiega con dovizia di particolari, e con infinita gratitudine, l’immenso patrimonio di ricette lasciato dalle sue nonne, ricette che oggi consentono ad Antichi Elixir di portare avanti una storia di famiglia. I frutti adoperati sono tutti locali e la loro raccolta è stagionale, condizionata quindi dalle temperature primaverili, sinonimo di un rispetto per i cicli della natura fuori dal comune. {IMAGE_0}{IMAGE_1} Preparato sulla base della versione casalinga della nonna di Alessio, "Cydò" è tra i liquori imperdibili di Antichi Elixir. È composto solo da succo di mela cotogna e alcool buongusto, con una gradazione alcolica di 45°. Le mele cotogne sono raccolte e lavorate rigorosamente a mano durante la primavera, quando il frutto è all’apice della sua maturazione e sprigiona tutta la bontà del nettare. Un lungo affinamento di circa due anni sublima "Cydò" con note eleganti, decise e al contempo morbide.   "109" è il numero delle mandorle presenti nell’elisir artigianale che, non a caso, si chiama 109 Mandorle. Ricavato anch’esso da una ricetta storica, questo amaro è un vero e proprio tesoro del nostro territorio. L’infuso alcolico è realizzato con le mandorle di Toritto della varietà “Filippo Cea”, presidio Slow Food e ricche di proprietà antiossidanti. Il tocco di classe del 109 Mandorle è dato dall’aggiunta di radici di genziana, piante, fiori, bucce di agrumi e spezie locali mixate tra loro il cui risultato è una perfetta e intensa alchimia di odori e sapori.   L’amaro si è distinto al concorso mondiale Spirits Selection di Bruxelles, sfidando oltre mille aziende provenienti da tutto il mondo e ricevendo un’ambitissima medaglia d’argento. Rubino è il colore di "Ako", liquore al melograno dal gusto dolce e leggermente astringente, imbottigliato in un sinuoso e diamantato recipiente che ne fa spiccare le seducenti tonalità.   Quelli di Antichi Elixir sono liquori e amari frutto di storie e tradizioni inossidabili che sfidano il passare degli anni. Elisir di lunga vita che deliziano il palato, coccolano lo spirito e parlano di una terra meravigliosa: la Puglia.    

Patrocini