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Esiste una Puglia che non conosci, fatta di storia, cultura e sapori che suscitano emozioni uniche: dagli eventi pasquali alle feste patronali, dai cammini dell'anima ai sapori e profumi della gastronomia e delle eccellenze vitivinicole.

Scegli il tuo itinerario e lasciati deliziare dai prodotti dell'enogastronomia pugliese: la Puglia che non hai mai visto ti aspetta!

I comuni del mese

17 Novembre 2022

RUVO DI PUGLIA

tra Tradizione e Innovazione

tra Tradizione e Innovazione     Città d'arte riconosciuta come tale dalla Regione Puglia, Ruvo inizia la sua storia nel Neolitico, ma le forme insediative più diffuse risalgono all’Età del Ferro. A partire dal VI sec. a.C. si assiste ad una ellenizzazione delle locali comunità peucete, evidente nelle suppellettili a corredo delle sepolture aristocratiche, pregevoli ceramiche figurate di importazione attica o di fattura locale, famose in tutto il mondo.   La città cresce durante l'età romana con il suo stato di municipium, mentre la Cattedrale romanica viene edificata nel Medioevo tra XII – XIII sec. con i suoi peculiari spioventi accentuati e il suo ipogeo.   Nella Chiesa del Purgatorio emergono tracce di tarda epoca romana: una cisterna di un complesso termale in cui in seguito si riuniscono i primi cristiani, nota come Cripta di San Cleto.   Il Castello è costituito da una torre di probabile fondazione normanna e da tre corpi più bassi disposti intorno ad un atrio, al quale si accede tramite l'Arco Melodia.   Il Museo Archeologico Nazionale Jatta con il suo caratteristico allestimento ottocentesco è uno scrigno delle testimonianze archeologiche della città, che tra gli oltre duemila reperti conserva lo straordinario cratere di Talos, realizzato alla fine del V sec. a.C. Un altro sito di rilievo culturale è il complesso monumentale dell'ex Convento dei Domenicani risalente al 1560, già Pinacoteca Comunale di Arte Contemporanea, dove sarà inaugurato quest'anno il nuovo Museo archeologico Cittadino.   La Torre dell’Orologio, edificata nel 1604, conserva murata tra le sue pareti un’epigrafe che risalirebbe al periodo municipale dell’antica Rubi. {IMAGE_4}{IMAGE_12} Tra i palazzi nobiliari: Palazzo Spada, Palazzo Caputi, sede del Museo del Libro - Casa della Cultura che ospita la Biblioteca Testini e Palazzo Avitaja, sede del Municipio , tutti eretti tra XVI e XVII secolo. A livello naturalistico si segnalano le Grotte del Vagno, il più importante sistema carsico presente nella zona e il Parco Nazionale dell’Alta Murgia, istituito nel 2004, di cui Ruvo di Puglia è uno dei tredici comuni che lo costituiscono, nonché la vera e propria porta.   Tra le tradizioni più note va annoverata la Settimana Santa con le sue processioni e le marce funebri eseguite dalle bande locali, La Domenica di Pasqua vengono fatte espoldere le Quarantane, fantocci vestiti di nero che nella tradizione locale rappresentano la moglie di Carnevale.   Nota è anche la festa per l’Ottavario del Corpus Domini, legata a vicende storiche della città secondo una tradizione orale non documentata.   La Sagra del Fungo Cardoncello nel mese di novembre è uno dei più importanti eventi di valorizzazione di attività enogastronomiche presenti sul territorio.   Le celebrazioni santo patrono Biagio ricorrono il 3 febbraio.    Talos Festival all'inizio del mese di settembre è fra le più longeve e apprezzate rassegne musicali e multiculturali pugliesi, mentre Luci e suoni d’artista è un progetto di arte pubblica partecipata ideato nel 2016 e arrivato già alla sua settima edizione consecutiva.   Da non perdere: Centro storico, Concattedrale di Maria Ss Assunta, Cripta di San Cleto e chiesa del Purgatorio, Museo Archeologico Nazionale Jatta, ex Convento dei Domenicani, Torre dell’Orologio, Palazzo Caputi, Parco Nazionale dell’Alta Murgia.     Foto di Enzo Paparella, Biagio Stragapede, Gaetano Armenio

I comuni

30 Aprile 2021

BISCEGLIE

La città dei Dolmen e dei Sospiri

  LA CITTA' DEI DOLMEN E DEI SOSPIRI   Situata a 32 km a nord-ovest di Bari, il territorio della città di BISCEGLIE (bat)  è caratterizzato dalla presenza di molte lame, letti di antichi fiumi, e da circa otto chilometri di costa. Bisceglie, anche detta “Città dei Dolmen e dei Normanni”, ha come emblema cittadino uno scudo rosso con al centro una quercia d’oro.   Secondo alcune ipotesi, il nome della città deriva da un antico termine utilizzato per designare questo albero, Vescegghie. Il colore oro della quercia è dovuto a Carlo II d’Angiò, che volle premiare la città per la sua fedeltà. Nel 1532 Carlo V concesse al Comune di imprimere sullo stemma civico la corona, simbolo di fedeltà all’impero.   La città è posizionata in un’insenatura del litorale adriatico, possiede un attrezzato porto turistico, suggestive spiagge di ciottoli bianchi meta di vacanze di turisti provenienti da ogni dove ed è specializzata nella produzione e nel commercio di prodotti agricoli, come ortaggi e ciliegie, nonché nella pesca e nel commercio di prodotti ittici. Da queste produzioni ne derivano anche piatti tipici di grande sapore.   Oltre alle tipicità pugliesi, come gli strascinati con le cime di rapa o la sua variante del calzone, una focaccia ripiena di sponsali, di grande fascino sono la colve, una macedonia autunnale che si prepara il 2 novembre, con grano bollito, mandorle tritate, noci, pezzetti di cioccolato, chicchi di melograno annaffiati con vin cotto, e i più rinomati "Sospiri", dolcetti di pan di Spagna farciti di crema pasticcera e ricoperti da una leggerissima glassa.   La leggenda vuole che le Clarisse avessero preparato questi dolci in occasione del matrimonio tra Lucrezia Borgia e Alfonso d’Aragona, duca di Bisceglie, ma la sposa non arrivò mai e gli ospiti, sospirando, mangiarono queste bontà. {IMAGE_0}{IMAGE_1} La città vecchia, situata in posizione sopraelevata, conserva numerose testimonianze storiche ed architettoniche, come case e palazzi del XV e XVI sec, come il famoso Palazzo Tupputi, noto per aver accolto le riunioni dei carbonari risorgimentali nel 1820, la splendida Cattedrale (1073) dedicata a San Pietro e che racchiude i resti dei tre Santi Martiri Patroni, Mauro, Sergio e Pantaleone, l’antica chiesa di Sant’Adoeno (1074), la chiesa di Santa Margherita (1197) e i resti del complesso del Castello costruito dai Normanni e dagli Svevi e in seguito ampliato e fortificato dagli Angioini. 
La città di Bisceglie è ricordata in tutti gli itinerari archeologici per la presenza nel suo agro di diverse costruzioni funerarie risalenti all’Età del Bronzo Medio, i Dolmen : il più importante e meglio conservato è quello detto “La Chianca”.
Suggestivi, durante il periodo pasquale, i riti della Settimana Santa con la processione del venerdì santo de “l’incontro”, così come la Festa Patronale che si svolge nei primi giorni di agosto e che affonda le sue radici nell’antico evento della “Traslazione dei Santi”, che ebbe luogo dal casale di Sagina, nel quale furono riesumati i resti dei santi Mauro, Sergio e Pantaleone nel 1167.
Da non perdere: Centro Storico, Concattedrale, Chiesa di Santa Margherita, Palazzo Tupputi, Dolmen “la Chianca”, Grotte di S. Croce, Castello e Torre Maestra.       Testo di: Loredana Acquaviva  

I comuni

30 Aprile 2021

GALLIPOLI

Kale Polis, la Città Bella

  Kale Polis, la Città Bella
  GALLIPOLI (le) è la città bella per eccezione. Il suo centro storico è un’isola legata alla terraferma da un ponte in pietra realizzato nella prima parte del Seicento.   Affascinante per antonomasia, governata da numerose dominazioni nel corso della sua plurisecolare storia, Gallipoli trae le sue origini dalla civiltà Messapica, che la identificò con l’antico nome di Anxa. La natura militare della città è chiara nello stemma civico che rappresenta un gallo, simbolo della vigilanza, con un cartiglio recante la scritta latina “Fedelmente vigila”.
La storia di Gallipoli è narrata dai suoi luoghi di arte e di cultura. Già fuori delle sue antiche mura urbiche si incontra la Fontana antica, un’artistica fontana monumentale scavata nel carparo, raffigurante le storie di Dirce, Salmace e Biblis, tramutate in fonti d’acqua per i loro amori impuri.   Sulla stessa piazza si incontrano l’antica cappella intitolata a Santa Cristina e il Santuario della Madonna del Canneto, chiamata la castellana di Gallipoli. 
Tra vicoli, case a corte e palazzi nobiliari, si ergono possenti la Cattedrale di Sant’Agata, meraviglioso esempio di arte barocca, e gli oratori confraternali tra i quali spicca la famosa Chiesa di Santa Maria della Purità. Definita “la Cappella Sistina del Salento” è la sede della categoria sociale dei “vastavi”, ovvero gli operai dediti alle operazioni di facchinaggio nell’antico porto mercantile della Città.
Da questo importante punto di attracco, si imbarcava l’olio prodotto nei frantoi ipogei dei quali è costellato il sottosuolo dell’isola antica. Oggi, alcuni di questi frantoi sono stati recuperati e sono dei luoghi della memoria da visitare assolutamente per conoscere la storia della produzione dell’“oro liquido”. {IMAGE_2}{IMAGE_4}

A ridosso della cosiddetta “Porta Terra”, troneggia maestoso il Castello con i suoi torrioni, tra i quali spicca quello di forma ennagonale, e il Rivellino, un avamposto costruito come ulteriore protezione al castello e alla stessa città.    Nel centro storico tra numerose botteghe e negozi, sono presenti anche alcuni dei luoghi di cultura di Gallipoli come il Museo Diocesano, il Frantoio ipogeo di Palazzo Granafei , il Museo Civico e l’antica farmacia “Provenzano”.
A ridosso di uno dei grandi torrioni che costellano le mura si può ammirare la Chiesa di San Francesco d’Assisi con il celebre Malladrone, una statua raffigurante il ladrone crocifisso con Gesù che il D’Annunzio definì “l’orrida bellezza”.
Nei pressi della spiaggia della Purità, con la prospettiva dell’Isola di Sant’Andrea, il tramonto è uno spettacolo che lascia senza fiato coloro che vi assistono. Una miscela straordinaria di colori che la natura sembra intingere in una grande tavolozza fatata con l’azzurro del cielo e del mare, e il rosso vivo del sole che si immerge nelle acque.
Gallipoli, una città da vivere e da visitare in tutti i periodi dell’anno. Il Natale con le sue nenie e le sue dolcezze, il Carnevale con le sue esilaranti e colorate sfilate, la Pasqua con i suoi antichi riti, la suggestiva sagra a mare della festa patronale di Santa Cristina, per un’esperienza di viaggio da non dimenticare.   Da non perdere: Castello e il Rivellino, Chiesetta di Santa Cristina, Santuario della Madonna del Canneto, Fontana ANTICA (XVI secolo), Cattedrale di S. Agata, Chiesa e Confraternita di Santa Maria della Purità, Chiesa di S. Francesco d’Assisi.       Foto di: Michele Esposito
Testo di: Eugenio Chetta, Francesca Fontò
 

I comuni

20 Maggio 2021

SAMMICHELE DI BARI

Le Vie del Gusto

Le Vie del Gusto, tra Tradizione e Innovazione   Sammichele di Bari si estende su una zona pianeggiante dell’entroterra barese. L’attuale paese venne fondato dal mercante portoghese Michele Vaaz nel 1615, mentre nel 1619 fu ripopolato da famiglie provenienti dai paesi limitrofi ed era stato già ribattezzato Casale San Michele.

Nel centro storico sono comprese risorse culturali di pregio, come il Castello Caracciolo, costruzione quattrocentesca acquistata nel 1609 da Michele Vaaz. Nel 1667 mutò il suo aspetto da piccola fortificazione medievale a vera e propria azienda agricola finché nel 1791 passò alla famiglia Caracciolo di Vietri e nel 1860 assunse il prospetto in stile goticizzante.   Attualmente ospita il Museo della Civiltà Contadina, fondato nel 1974 e intitolato al prof. Dino Bianco. Gli oggetti esposti permettono di compiere un viaggio nel tempo alla scoperta dei cicli produttivi di grano, olio, vino e antichi mestieri.

Nella parte antica del centro storico è incastonata la Chiesa della Maddalena costruita tra il 1620 e il 1632 sul sito di una cappella già esistente nel 1504. La facciata risale alla fine del XVII secolo e di pregio sono le pitture murali, l’altare maggiore in pietra con postergale di legno dipinto, con al centro la Madonna con Bambino.

Esempio di stile Neoclassico, la Chiesa Matrice è dedicata alla Madonna del Carmine, ed edificata tra il 1844 e il 1870. All’interno, le volte sono abbellite da decorazioni in stucco dorato e nell’abside è presente un affresco della Madonna del Carmine con i quattro evangelisti.   {IMAGE_0}{IMAGE_1}

L’accesso al borgo antico è segnato dall’orologio civico, costruito fra il 1876 e il 1878.
Sammichele è conosciuta per la presenza delle maschere Apotropaiche realizzate da maestri scalpellini su pietra locale, che spiccano sulle facciate di alcuni edifici per allontanare gli spiriti del male.   In questa cittadina dalla forte vocazione al turismo enogastronomico, una grande risorsa fra le specialità locali è la rinomata “zampina”, insaccato di carni miste preparato, cotto e degustato all’interno delle macellerie, le quali attirano numerose comitive di avventori durante tutta la settimana.

Alla zampina è legata una grande Sagra della Zampina, del bocconcino e del Buon Vino, che si svolge ogni anno l’ultimo sabato di settembre. Sammichele è nota inoltre per le sue antiche tradizioni legate al Carnevale, con un fenomeno culturale che trova le sue radici nella tradizione popolare: i cosiddetti “festini”, serate danzanti con compagnie di maschere, regolamentate secondo un’antica disciplina.

Infine, caratteristiche sono alcune delle feste legate alla tradizione popolare: la Festa Patronale che celebra l’apparizione dell’Arcangelo Michele l’8 Maggio e che si tiene il secondo weekend di maggio, la tradizionale Festa di San Rocco che si celebra il 2 e 3 Settembre e che si tiene il primo weekend del mese.   Con questa festa si aprono tutte le festività del settembre sammichelino e il Falò di San Giuseppe il 19 Marzo con il rituale evento  del “zippo di San Giuseppe” con la raccolta di dolciumi e doni da offrire al santo e bruciare nei falò.

Da non perdere: centro storico, Castello Caracciolo, Arco dell’Orologio, Chiesa di Santa Maria del Carmine, Chiesa della Maddalena, Museo della Civiltà Contadina “Dino Bianco”.       Foto di Beppe Gasparro
Testi di: Iris. Soc. Coop.      

I comuni

30 Aprile 2021

MOLFETTA

La Porta d'Oriente

La Porta d'Oriente   Ecco a voi MOLFETTA (ba), tagliata nella pietra, fatta di spigoli vivi come un diamante, nata a filo di vecchie mura, minuscola e complicata. Siete giunti in un labirinto di strade, nel meandro di case della nostra città vecchia, siete voi nella serratura di queste mura. Siate la chiave per entrare nella città attraverso la storica porta di Via Piazza. Volgete lo sguardo, al di là dei tetti, verso il mare che bagna la pietra oltre le verdi finestre, le famose persiane Verde Molfetta, dove si stagliano le nostre due torri mute e pensanti, l'una campanaria e l'altra di avvistamento.   Sono le torri del Duomo di San Corrado, costruito tra il XII e XIII secolo con le principali caratteristiche architettoniche dello stile romanico pugliese. Attraversate Piazza Municipio che conduce alle strade senza arrivo, cunicoli scavati nella pietra tenera e chiara su cui arrivano i riflessi del mare.
Porta d’oriente inghiotti noi tutti, bagna di sogno questi viandanti. Mura di piazza bianca e rosata proteggi dal mare gli occhi curiosi e voi ignari passanti immergete il cuore dove lo sguardo non osa guardare scegliete di elevare i vostri animi, scegliete di volare o come aquiloni portati dal vento come pensieri sussurrati alle onde.   Guardate la madre del tempo di ognuno. Un buco nel cuore che nasconde la storia, casa di tutti, sguardo al futuro, del nostro passato conserva memoria un punto preciso, aperto e profondo il nostro PULO è un unico ed il centro del nostro mondo. La dolina del Pulo di Molfetta, voragine carsica abitata sin dal Neolitico, dove recentemente sono stati ritrovati due “idoletti”, rientra tra i più importanti monumenti naturali visibili lungo il tratto di fascia costiera del nord barese. {IMAGE_4}{IMAGE_6}

Ospita un esempio di archeologia industriale come testimoniano le grotte ricche di nitrati e la presenza della nitriera più importanti del regno di Napoli e dei Borboni. Venite a Molfetta provate ad entrare dove la musica si impasta con le onde e la pietra si bagna di luce, in una storia di arte, di lacrime, di volti, di pietre e di mare.   Dove parole nascoste tra interstizi di mura, combattono il buio della storia mondiale, è la città natale di Gaetano Salvemini. Passi leggeri ma solchi profondi, di Uomo e di Santo che qui ha insegnato una Pace concreta camminandoci accanto, Don Tonino Bello. Sentite la storia, ascoltate il brusio di anni passati che segnano il viso con mani dure di terra sporcate condiamo di gusto i nostri palati.   È la Cicoria Puntarella la nostra regina, prossima al riconoscimento IGP. Mani sapienti impastano ad arte cuore, acqua e sale riempiono di gusto i nostri palati che sia calzone, triddo e scarcella la nostra cucina non solo i sensi inebria. Fermatevi qui, fermatevi ora, davanti al Torrione che guarda il mare dal 1512. Il Torrione Passari inizialmente cannoniera, divenuta in seguito torre di avvistamento è ora famoso in tutto il mondo quale scrigno prezioso di mostre di arte contemporanea. E poi gli eventi della tradizione pasquale, con i riti processionali della Settimana Santa o la suggestiva sagra a mare per la Festa Patronale settembrina.
Scegliete di sognare prigionieri di un’estasi per essere pietra abbracciata dal mare, per essere cuore che abbraccia un sogno. Fermatevi ora e lasciatevi cullare dalla dolce melodia di chi ha da sempre cantato con il mare. Molfetta ti aspetta.
Da non perdere: Duomo di San Corrado, Cattedrale, Centro Storico, Museo Diocesano, Museo Archeologico, Pulo, Torrione Passari, Sala dei Templari, Basilica "Madonna dei Martiri" con annesso Ospedale dei Crociati, Mercato del Pesce.     Foto di: Antonio D'Agostino, Vincenzo De Pinto, Gaetano Armenio
Testo di: Corrado La Grasta / Video a cura di Confesercenti Bari        

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i Produttori

30 Aprile 2021

Mastrototaro Food

“Dal campo alla tavola” per Mastrototaro Food non è un concetto astratto ma è una vera e propria promessa che l’azienda fa al consumatore.   Ci troviamo a Bisceglie (Bat), terra florida lambita dalle acque del mare Adriatico. Proprio tra la terra e il mare nascono le conserve di Mastrototaro Food, prodotti che simboleggiano l’autenticità della Puglia e il sapore schietto e genuino della tradizione.
L’azienda ha alle spalle una lunga storia imprenditoriale che inizia nel 1956 e si snoda nel settore dell’agricoltura.   Nel 2008 la Mastrototaro Food decide di valorizzare ulteriormente le materie prime prodotte nei terreni aziendali trasformandole in eccellenti conserve agroalimentari. Tre lustri di expertise nel settore hanno fatto il resto.   Oggi sono i tre fratelli, Mauro, Giulio e Roberto, a portare avanti con abilità e ingegno l’azienda certificata Bio e una delle poche in Italia a organizzare la produzione da zero. Il Cicerone del nostro viaggio nelle prelibatezze del marchio Mastrototaro è Mauro, che tra grandi distese di ulivo e vasti campi messi a coltura ci parla del grande impegno profuso per offrire al consumatore un prodotto in cui la qualità è la regina incontrastata.   La coltivazione degli ortaggi secondo le ancestrali consuetudini dei nostri avi e l’amore per la natura sono gli elementi vincenti dell’azienda che raccoglie a mano le materie prime e in pochissime ore le trasforma in conserve.   Questo consente di preservare le qualità organolettiche degli ortaggi che sprigionano la loro bontà e ingolosiscono solo a guardarli. Melanzane, carciofi, funghi, peperoni, pomodori, olive e zucchine sono le materie prime che si sposano con l’olio extravergine di oliva prodotto dall’azienda. {IMAGE_0}{IMAGE_1} Osservando il punto vendita aziendale ci sembra di guardare una versione leggermente più grande della classica dispensa della nonna. Un trionfo di colori è quello che si presenta ai nostri occhi di visitatori, in cui osserviamo stupiti le diverse nuance degli ortaggi in vasetto.   Con orgoglio, Mauro ci spiega la precisa filosofia aziendale: recuperare le antiche ricette delle conserve per farle conoscere anche oltre i confini della Puglia. E così scoviamo la “Pric ‘o prac”, una salsa antichissima molfettese, ormai introvabile, fatta di peperoni e pomodori o l’antipasto biscegliese con carciofi, funghi champignon, peperoni e olive.
Non possiamo non menzionare gli squisiti carciofi disponibili in più versioni. Grigliati, con gambo, “della mamma” o alla “pugliese”: sono tutti eccezionali con il loro cuore tenero immerso nel giallo dorato dell’olio extravergine di oliva. Tradizione sì, ma anche innovazione, come la raffinata mousse di lenticchie e pomodori secchi che unisce le proprietà nutritive del legume al sapore vivace del pomodoro secco. 

È una lista lunghissima quella dei prodotti di Mastrototaro Food. Mauro ci spiega che un’azienda come la sua, che mette davanti il consumatore piuttosto che il fatturato, è frutto di un grande gioco di squadra. Una squadra che vince perché gioca bene sul campo. Quel campo che Mastrototaro Food porta in vasetto direttamente sulle nostre tavole.        

Tarallificio

30 Aprile 2021

Puglia Sapori

Se dovessimo scegliere che forma dare alla Puglia probabilmente opteremmo per la classica e sinuosa rotondità del tarallo. Simbolo della nostra gastronomia più antica, di una consuetudine che attraversa i secoli, è sul tarallo che si fonda la storia dell’azienda Puglia Sapori.   Siamo a Conversano (ba), gioiellino architettonico con un borgo antico tra i più belli della regione. Nata negli anni Novanta, l’azienda a conduzione famigliare Puglia Sapori ha mosso i primi passi nel settore della pasticceria tipica locale, per poi approdare nel 2000 alla produzione di gustosi snack salati.   La nostra guida è Roberto Renna, direttore operativo dello stabilimento che sorge, insieme alle altre aziende adiacenti, a metà tra la città e l’aperta campagna, quasi a voler testimoniare un legame diretto con la natura e le sue bontà. L’abilità con cui Puglia Sapori coniuga il sapore degli snack con il rispetto per la tradizione è il loro marchio di fabbrica.   Pochi - ma di qualità - sono gli ingredienti dei tarallini, segno di una filosofia imprenditoriale che in tutti questi anni ha voluto tener viva la versione casereccia dei prodotti da forno. Un’azienda che ha adattato la propria produzione alla ricetta originale e che, al di là delle materie prime, rispetta la preparazione in ogni suo punto.   Non è un caso che Puglia Sapori sia una delle poche aziende che prevede la bollitura del tarallo, proprio come si era soliti fare nelle case e nei panifici di un tempo. Come ci spiega Roberto, questo è un passaggio fondamentale per preservare la fragranza e la consistenza del prodotto, sebbene questo incida sulla lunghezza dei tempi di produzione. {IMAGE_0}{IMAGE_1} La continua ricerca della perfezione organolettica, mixata alla croccantezza tipica del tarallo, porta Puglia Sapori a produrre una vasta gamma di specialità buonissime e davvero sfiziose. La Linea Classica offre - tra i tanti -  taralli ai semi di finocchio, semplici con olio extra vergine di oliva, ai multicereali, al peperoncino, alla pizza e alla cipolla o la versione Multipack, per non restare mai senza il proprio snack.   L’attenzione alla salute è tra i temi centrali dello sviluppo dei prodotti di Puglia Sapori. Per questo il marchio ha investito in ricerca e sviluppo, proponendo accanto alla linea Classica anche una Gluten free e Biologica. Ce n’è per tutti i gusti nella Linea Bio. Si può scegliere tra tarallini ai multicereali, per un prodotto non solo buono ma anche leggero, tarallini al farro e specialità con grano duro Senatore Cappelli, tutti preparati con olio extra vergine di oliva e senza lievito.   “Buoni anche senza” è il motto della linea Gluten free che ha uno stabilimento dedicato e una ricetta sviluppata in collaborazione con l’Università di Bari. Lo scopo era di trovare il giusto mix di farine senza glutine che lasciasse inalterato il sapore del classico tarallo.   E Puglia Sapori ci è riuscita, proponendo al consumatore taralli al grano saraceno, con farina di quinoa, integrale o di legumi.   Buoni e piacevoli, per una pausa gustosa in cui il sapore di Puglia si avverte già dal primo morso.    

Masseria

01 Febbraio 2022

Masseria Liuzzi

Lungo il sentiero che attraversa l'affascinante paesaggio naturale del Parco Naturale Regionale "Terra delle Gravine" si arriva a Mottola, un comune in provincia di Taranto chiamato “Spia dello Ionio” per la sua panoramica posizione geografica che abbraccia tutto il golfo di Taranto e lo splendido mar Ionio con un territorio ricco di gravine naturali e villaggi rupestri, in questo paesaggio incantevole s'incontra una realtà genuina dedita alla produzione di vino e di grano. Si tratta di Masseria Liuzzi sita in contrada Marinara, che si arricchisce di un punto vendita in via Risorgimento a Mottola.   Un connubio di passione, impegno e spirito di sacrificio, che vede protagonisti Marcello Latorrata e Barbara Lattarulo. La coppia, che ha ereditato l'attività dalla famiglia Latorrata, porta avanti, giorno dopo giorno, una tradizione che si tramanda da quattro generazioni.   Tutto è nato più di un secolo fa con un nome diverso, "I Casidd d Liuzzi", a indirizzo cerealicolo - zootecnico. La metamorfosi in Masseria Liuzzi avviene con il passaggio alla produzione viticola su un terreno prevalentemente calcareo che si estende per 10 ettari all'incirca. La qualità dei prodotti è garantita anche dall’altitudine di circa 270 metri sul livello del mare, da una buona escursione termica tra giorno e notte e da un’adeguata ventilazione.   Il vino di Masseria Liuzzi è un prodotto che rispecchia pienamente il territorio pugliese: i vigneti si trasformano in uva da vino con un processo naturale. Il risultato è un primitivo dal sapore inconfondibile, trattato in purezza. Siamo di fronte a una delle poche aziende in Puglia a trattare in purezza anche il rosato, che da Masseria Liuzzi è un primitivo a tutti gli effetti, in quanto preserva lo stesso grado alcolico del primitivo rosso. {IMAGE_0}{IMAGE_1} A rendere unici i vini dell'azienda di Mottola sono anche i nomi presenti sulle etichette. Prodotti che si raccontano da soli. Partendo dai primitivi, si trovano il "Marnera", che richiama in dialetto la contrada Marinara, che letteralmente vuol dire "terra coperta dal mare", il "Tuppétt", che deve il suo nome a una piccola collinetta della Masseria Liuzzi dove le viti sormontano le proprietà.   L''ultimo di quest'elenco è il "Rosasso", la cui denominazione deriva dall'incontro tra il colore del rosato e il suolo calcareo su cui si estendono le vigne, in cui si trovano fossili marini ogni volta che ci sono arature o spostamenti del terreno.   A questi si aggiungono lo "Scinò", un malvasia nera il cui nome è la fusione del vitigno malvasia e della parola malvagia, un riferimento a quella magia che in Puglia si collega subito al cosiddetto “affascino” e, per chiudere in bellezza, il "Bolloro", un fiano che omaggia Federico II di Svevia, amante del fiano che emanò a Rimini la Bolla d'Oro nel lontano 1235.   Altrettanto caratteristica la produzione di grano, che avviene nella piena cura di ciascuna delle sue fasi. Dopo le arature periodiche, la semina e la mietitura, il grano viene portato in un pastificio di Matera, dove nascono i formati tradizionali che si trovano nel punto vendita della Masseria Liuzzi. Cavatelli e orecchiette sono ai primi posti sugli scaffali rigorosamente pasta trafilata al bronzo utilizzando la farina "Senatore Cappelli".    A seconda delle condizioni del terreno, poi, la produzione dell'azienda si dedica periodicamente anche ai legumi, specialmente ai ceci.   Nel caratteristico paesaggio della cittadina pugliese, fatto di gravine naturali e villaggi rupestri, si trova l'anima di Masseria Liuzzi che tra querce, uilivi e grano, rappresenta l'anima della Puglia.

Azienda Agricola

30 Aprile 2021

Azienda Agricola Iannone

Un paesaggio tipico della Murgia lievemente collinare, reso più brullo dai cammini delle lame carsiche che ne solcano il percorso. Siamo ad Acquaviva delle Fonti (ba), un piccolo borgo di Puglia che, come un antico prezioso mosaico, diletta i visitatori con le sue bellezze.   In questa zona che racchiude antiche masserie circondate dagli inimitabili muretti a secco, trulli e grotte sotterranee nasce nel 1996 l’Azienda Agricola Iannone che produce la Cipolla rossa e lo Sponzale rosso di Acquaviva delle Fonti affiancate dal Cece nero della Murgia Carsica, una triade di bontà che negli anni ha conquistato l’ambito Presidio Slow Food.   A condurci in questo viaggio che parla di produzioni tradizionali e incredibilmente territoriali è Vito Abrusci, responsabile dell’azienda agricola, che incontriamo direttamente in campo in una delle contrade che ospita la coltivazione della cipolla, dello sponzale e del cece nero seguendo i dettami dell’agricoltura biologica.   Si può parlare di un vantaggio autentico che tali zone offrono a questa tipologia di prodotti dovuta all’unicità della ricchezza biologica che impatta positivamente sul territorio. L’eccellente qualità dei terreni profondi, ricchi di potassio, ben drenati e aerati permettono a queste colture di nascere e crescere abbondanti, preservando tutte le incredibili caratteristiche organolettiche e benefiche contenute per natura.   La coltivazione e raccolta della cipolla rossa dell’azienda Iannone è manuale e il prodotto si contraddistingue per la forma appiattita e un peso difficili da replicare. In questo ortaggio si distingue chiaramente il colore esterno che richiama una palette di nuance bellissime che vanno dal rosso al magenta quasi viola per poi mostrare l’interno rosa pallido che sfuma verso il bianco. {IMAGE_0}{IMAGE_1} Il sapore dolce e il profumo intenso rendono la Cipolla rossa perfetta per il consumo fresco o come prodotto trasformato. Parlando di cipolla rossa non possiamo non citare lo sponzale, cioè il bulbo che nasce per riproduzione dalla cipolla matura. L’azienda lo coltiva secondo metodi tradizionali e lo sponzale, anche detto sponsale, mantiene intatto il sapore delicato e leggero della cipolla.   Un ortaggio antico il cui nome di origine latina rievoca la focaccia che veniva consumata durante la sponsàlia, la cerimonia che celebrava i futuri sposi. Pensare che il vece nero della Murgia Carsica sia andato nello spazio è qualcosa che lascia stupiti. Il cece spaziale, in tutti i sensi, è stato scelto per le sue incredibili proprietà per la zuppa dell’astronauta Samantha Cristoforetti.   È diverso dagli altri legumi per il colore scurissimo e la forma uncinata e rugosa. Già noto nell’Ottocento, Vito ci spiega che il Cece nero è da sempre stato l’elemento cardine dell’alimentazione agricola in sostituzione della carne, all’epoca alimento appannaggio solo delle famiglie abbienti.   La “carne dei poveri”, così chiamato un tempo il legume, è gradevole e ricchissimo di fibre e ferro. Un cibo contadino che apre le porte di un territorio meraviglioso.      

Cantina

30 Aprile 2021

Cantine Pandora

Nel cuore del brindisino, florida terra ricca di meraviglie archeologiche millenarie, nasce l'azienda vitivinicola Cantine Pandora.   Ufficialmente la storia dell'attività comincia nel 2017, ma quella del suo fondatore ha origini un po' più remote. Il proprietario, Francesco Fumarulo, deve la sua fortuna alla terra e al lavoro di agricoltore. Con orgoglio e trasporto, Francesco ci spiega che la sua passione per la viticoltura nasce da bambino, per poi diventare negli anni un vero e proprio mestiere culminato nella creazione di Cantine Pandora.   Lo stabilimento sorge nel bel mezzo della natura, tra maestosi alberi di ulivo, animali al pascolo, lunghi filari di uva e vaste distese di campi. Cullati dall'aria salubre e placida di Brindisi, le uve di Cantine Pandora trasformate in eccellente vino rosso, bianco e rosato sono quasi tutte salentine.   La volontà di Francesco di contribuire alla crescita della sua zona è attestata da una scelta ben precisa: utilizzare in gran parte vitigni autoctoni di Primitivo, Negramaro, Malvasia Nera e Malvasia Bianca coltivati secondo standard biologici.   Con incredibile rispetto per la tradizione e l'ausilio di moderne tecnologie enologiche, Cantine Pandora è oggi un'azienda di successo. Le bottiglie sono un piccolo capolavoro che racchiudono la fatica, l'amore per la terra, il lavoro in vigna e in cantina e, non a caso, possono tutte fregiarsi del marchio IGP. {IMAGE_0}{IMAGE_1} Come ci tramanda la leggenda sull'antico vaso di Pandora, stappare una bottiglia di questa cantina equivale a scoprire tutto il buono e il bello del territorio di origine.  Il vino, altrimenti conosciuto anche come “nettare degli dei”, per Cantine Pandora ha un effettivo legame con la divinità, al punto da meritare i nomi che richiamano la mitologia.   A uno dei “re” del Salento, il Primitivo, è dedicato Zeus, appellativo della massima divinità dell'Olimpo. Zeus è un rosso dai colori violacei prodotto da uve raccolte a mano negli antichi vitigni della zona, morbido e avvolgente con sentori di frutta rossa.   Negramaro e Malvasia sono i vitigni da cui provengono le uve del Prometeo, altro rosso ottenuto da storici vigneti allevati ad alberello che donano al vino un sapore delicato, ampio, intenso e piacevolmente secco e corposo. Poi troviamo Ermes, Negramaro del Salento vinificato in purezza con metodo tradizionale, tannico e strutturato al punto giusto.   Ad Atena e Afrodite sono dedicati due dei rosati ottenuti entrambi da uve di Negroamaro e con intensi sentori fruttati e molto equilibrati. Tra i bianchi troviamo Gea, un vino di Malvasia Bianca del Salento dal carattere raffinato, strutturato e persistente o l'affascinante Era, creato da uve Chardonnay che spicca per i suoi riflessi dorati e il sapore fine, secco ma armonico.   Prodotto di punta di Cantine Pandora è il rosso '71 IGT, affinato 6 mesi in barriques di rovere francese. Forti, generosi e intensi sono i suoi profumi, che ricordano tanto i fichi appassiti e che in questo vino prodotto da vitigni di Primitivo conferiscono un carattere originale e volitivo.   Vini che affascinano il consumatore per il loro contenuto sopraffine e vigoroso, proprio come il territorio da cui provengono.      

Oleificio

30 Aprile 2021

Clemente

«Una splendida ed emozionante avventura»   Quando chiediamo a Michele Clemente, Presidente di Olearia Clemente, di raccontarci la storia imprenditoriale di una delle più grandi aziende di filiera italiana olearia ci risponde esattamente così: una splendida ed emozionante avventura.   Non può che essere diversamente per un’impresa dall’attività centenaria che solca gli anni e che nasce a Manfredonia, nel cuore del Gargano, tra alberi di ulivo dalle imponenti chiome e dai tronchi intrecciati, un groviglio perfetto che è proprio solo di Madre Natura.   Arriviamo in azienda percorrendo vaste distese di uliveto in cui il verde delle foglie e del frutto padroneggia prepotente sul territorio esistente. Le dense fronde degli ulivi sono appena mosse da una brezza leggera che profuma di vegetazione e salsedine del vicino Adriatico, che giunge al nostro olfatto conciliando i sensi.   In questo paesaggio incontaminato, sfiorato appena dall’antropizzazione, si incastona Olearia Clemente. La storia di Olearia Clemente è quella di una famiglia che da ben cinque generazioni è dedita alla tradizione agricola e olivicola. {IMAGE_0}{IMAGE_1} Fu inaugurata nel 1895 da Berardino Clemente, bisnonno degli attuali titolari, i fratelli Michele, Antonello, Carla e Ilenia, con il preciso obiettivo di offrire al mercato un prodotto eccellente che valorizzasse le cultivar di questa zona.   Obiettivo perseguito attraverso la gestione diretta di tutto il processo produttivo, a cominciare dal frutto, raccolto perfettamente sano, spesso a mano, e lavorato con tecnologie particolari che consentono di ottenere un prodotto unico nel gusto e nei profumi. A Olearia Clemente va riconosciuta l’abilità di dare all’olio extra vergine di oliva il valore che merita, scardinando la credenza che sia solo un condimento ma rendendolo, invece, alimento cardine della dieta mediterranea.   L’esperienza acquisita negli anni è la chiave di volta per la produzione di olio extra vergine di oliva puro e naturale. Nella sublime spremuta olive di Olearia Clemente abbiamo cultivar pugliesi, come la Coratina, l’Ogliarola Garganica e la Peranzana, monocultivar che hanno una loro specificità con qualità organolettiche esplosive che sanno di erbaceo, dolcezza, frutto e natura.   Dal rispetto per quest’ultima nasce la linea di oli biologici tra cui citiamo "U Polp", extra vergine DOP Dauno del Gargano dal sapore unico con un packaging che nei colori e nei disegni strizza l’occhio alla veracità della Puglia.   Un preciso bouquet di profumi e sapori è quello che regala l’olio "Zagare", un 100% italiano estratto a freddo che prende il nome dai fiori che circondano gli agrumeti del Gargano.   La linea Zagare è una linea storica, lanciata adesso in una versione moderna che simboleggia la quinta generazione di Olearia Clemente. In quest’olio, i cui frutti sono baciati dal sole e benedetti dall’aria, si sposano da un lato la tradizione centenaria dell’azienda e dall’altro lo slancio verso il futuro rappresentato dai giovanissimi Eliana, Leonardo, Berardino e Rosistella, desiderosi di portare Olearia Clemente in confini ancora inesplorati.      

Pirotecnica

30 Aprile 2021

Chiarappa Fuochi d'Artificio

Nel 1940 nasceva a San Severo la PIROTECNICA CHIARAPPA, impresa pugliese conosciuta in tutto il mondo per la bellezza scenografica dei suoi spettacoli pirotecnici. Ottant’anni di attività e quattro generazioni di imprenditori esperti nell’arte degli spettacoli di luci e fuochi, rendono la PIROTECNICA CHIARAPPA un punto di riferimento nel settore delle esibizioni di fuochi d’artificio.   L’azienda produce ogni tipo di gioco pirotecnico nel pieno rispetto degli standard di sicurezza dettati dall’Unione Europea e testa i prodotti seguendo le linee guida di Istituti accreditati. L’incredibile mestiere della preparazione dei fuochi d’artificio è tramandato con cura e passione di padre in figlio e si è evoluta al punto tale da offrire al pubblico show pirotecnici incredibili e mozzafiato.   La Pirotecnica Chiarappa ha illuminato i cieli di tutta Italia, portando la maestria pugliese anche in Europa come le numerose partecipazioni in Germania, Croazia, Francia, Austria, vincendo numerosi contest e ricevendo tanti premi e riconoscimenti.   Menzione a parte merita la partecipazione della Pirotecnica Chiarappa alla festa di inaugurazione di Matera 2019 Capitale Europea della Cultura. La consequenzialità delle immagini che improvvisamente appaiono in alto nel cielo e che miscelano disegni di fontane luminose, stelle filanti che scendono lente, stelle che scoppiano dividendosi in tante altre stelline e via dicendo, sono tutti giochi non casuali ma studiati a tavolino da veri esperti che conoscono i segreti della pirotecnica e che sanno bene gli effetti di un certo percorso e come realizzarlo. {IMAGE_0}{IMAGE_1} Lo studio non è superficiale ma molto dettagliato e approfondito. Come un regista, Nicola Chiarappa, ultimo della discendenza, deve prevedere tempi, cause ed effetti, così da permettere l’esecuzione di uno spettacolo programmato in ogni suo minimo dettaglio. Non solo tradizione ma anche e soprattutto innovazione.   La Pirotecnica Chiarappa offre i classici spettacoli “a terra” ed esibizioni radiocomandate, con programmazione a distanza e avvio computerizzato.  Le sfumature di colori si ottengono calibrando e mischiando varie tipologie di prodotti chimici, finché non si ottiene il risultato desiderato.   Un lavoro che richiede una cura meticolosa dei prodotti maneggiati per far sì che ogni sfumatura e nuance sia esattamente quella richiesta dal committente. Come in tutte le imprese artigianali, anche in questo caso c’è un minuzioso metodo di preparazione per ottenere i colori e i risultati desiderati: la “ricetta”, custodita gelosamente, è tramandata da decenni da padre in figlio.   Grazie alla creatività di famiglia, all’esperienza e alla voglia di portare sempre più in alto la diffusione dell’arte pirotecnica, la Pirotecnica Chiarappa ha aperto un punto vendita dedicato alla commercializzazione di prodotti per ogni tipologia di feste. Tra fuochi d’artificio, festoni e gadget la Pirotecnica Chiarappa realizza spettacoli ed esibizioni incredibili che vi faranno sognare ad occhi aperti. Oggi è Nicola Chiarappa a detenere le redini dell’azienda per proiettarla in un futuro sempre più promettente.    

Cantina

30 Aprile 2021

Cantine D'Arapri

Tre amici con la passione per la musica jazz e per i vitigni autoctoni del Tavoliere, una cantina sotterranea dal fascino irresistibile e degli spumanti che raccolgono estimatori da tutto il mondo. Nella storia di Cantine d’Araprì non manca nulla: l’amicizia, l’amore per la propria terra, un progetto lungimirante e una stoffa imprenditoriale fuori dal comune.   Alla base dell’azienda c’è stata la convinzione di poter produrre anche al Sud spumanti pregiati utilizzando il vitigno autoctono della Capitanata: il “Bombino bianco”. E così che i tre amici, Girolamo d’Amico, Louis Rapini e Ulrico Priore nel 1979 crearono il loro sogno. Cantine d’Araprì è la prima realtà pugliese a produrre spumanti con metodo classico.   Una scelta coraggiosa, che con il tempo si è rivelata vincente e ha portato a numerosi riconoscimenti. Entrando nella loro cantina non si possono non notare le decine di premi ottenuti negli anni per l’abilità con cui valorizzano il territorio. L’edificio che ospita Cantina d’Araprì, datato inizi del 700 e collocato nel centro storico di San Severo (fg), ci sembra quasi una casa che serba tesori straordinari e di cui conosciamo le fattezze e l’atmosfera.   Scopriamo stupìti che sotto i nostri piedi si trovano mille metri quadri di cantina sotterranea alla quale si accede attraverso un dedalo di cunicoli e gallerie. Lo spazio, periodicamente, ospita eventi e rassegne culturali. L’ambiente accoglie e custodisce il pregiato spumante che riposa placidamente in attesa di essere pronto per essere stappato. {IMAGE_0}{IMAGE_1} Ci sembra quasi di assistere a un cerimoniale, nel silenzio dei sotterranei e circondati da cataste di bottiglie il cui contenuto segue precisi protocolli artigianali affinati con l’esperienza. Tra gli spumanti troviamo il rosè millesimato "Sansevieria", ottenuto dalla vendemmia manuale di uve di Nero di Troia con il suo colore gentile e il dolce profumo di agrumi.   Per chi ama i secchi, il "Pas Dosè" prodotto da Bombino bianco e Pinot nero è uno spumante dal carattere convinto ingentilito da sentori di pasticceria. Montepulciano e Pinot Nero sono gli ingredienti preziosi del "Brut Rosè" , spumante dal gusto finissimo e rotondo con profumi di pane e frutta tostata.   Etereo e gentile è il bouquet del "Brut", primo spumante a essere prodotto dalla casa che avvolge il consumatore con sentori fruttati di mela, pesca gialla e arancia. A condurci in questo viaggio all’insegna degli spumanti sono Anna d’Amico, figlia di Girolamo, e Daniele Rapini, figlio di Louis. Perché una delle caratteristiche della cantina è l’intreccio di amicizia e familiarità che lega i componenti dell’azienda. Ai tre soci fondatori si è unita nel 2019 la cosiddetta “nuova generazione” incarnata dai tre figli: Anna d’Amico, Daniele Rapini e Antonio Priore, animati tutti e tre dal desiderio di portare avanti la tradizione cominciata dai loro padri. Ogni bottiglia di spumante d’Araprì è come una perfetta melodia jazz: lentamente rivela le sue stupefacenti note, raccontando di un prodotto che profuma di Puglia e amicizia.      

Cantina

30 Aprile 2021

Cantine Barsento

Il tragitto che si compie per andare a Noci (ba), cittadina che sorge sulle ridenti colline murgiane dove si trova Cantine Barsento, è costellato di paesaggi naturali che si estendono a perdita d’occhio, belli da togliere il fiato. In questo territorio incontaminato nasceva più di cinquant’anni fa una cantina che, come ci dice l’attuale Amministratore Unico Rocco Colucci, “traduce in vino l’essenza di Puglia”.   Cantine Barsento è una vivace realtà vinicola fondata nel 1969 con una mission visionaria per l’epoca: valorizzare i vini di qualità provenienti dal solo agro nocese. Quello che rende questa cantina così particolare e unica nel suo genere è qualcosa che, varcata la soglia dello stabilimento, non ci si aspetta di trovare: circa mille metri quadri di cantina sotterranea scavata nella roccia calcarea e profonda 15 metri.   Un vero gioiello enologico che stupisce per la sua inaspettata bellezza, con i suoi cunicoli e le celle organizzate perfettamente che racchiudono veri e pregiati tesori della nostra tradizione vinicola. La funzione della cantina sotterranea è quella di ottenere un vino affinato nella bottaia rocciosa, facendo sì che ci sia il controllo preciso di temperatura e umidità.   I vitigni autoctoni sono di varietà di Primitivo, Malvasia e Negramaro: uve scelte per la loro espressione di territorialità, autenticità e specificità e la cui qualità è ulteriormente sublimata attraverso una filiera di raccolta della frutta esclusivamente manuale. {IMAGE_0}{IMAGE_1} Le etichette di Cantine Barsento (si dividono tra IGP e DOC) non sono semplici prodotti vinicoli, ma sono molto di più: rappresentano la passione per le uve di qualità e per il loro legame con la natura, unica artefice delle rare caratteristiche di ogni materia prima.   Intenso e generoso è il Paturno, un rubino con un bouquet complesso e insieme amabile tipico del Primitivo dal quale proviene o il Ladislao, un Negramaro in purezza impenetrabile, quasi tenebroso. Possiede profumi maturi, decisamente virili, è affinato in botti di rovere ed è un vino per chi ama stupire e lasciarsi stupire.   Se volessimo dargli una personificazione, il Casaboli sarebbe sicuramente una donna dall’aspetto elegante e dall’intelligenza raffinata. Ottenuto da Primitivo, questo DOC è un vino di spessore che fonde la sua gradevolezza alla tannicità. Giocoso, fresco, dolce. È il Primitivo Malicchia Mapicchia, un nettare da meditazione di grande vinosità al palato, affinato per un anno e piacevole per ogni combinazione culinaria.   La tradizione vinicola di Cantine Barsento corre anche sul binario della ristorazione attraverso il ristorante Bamì. La mission? Fondere due arti incredibili: quella della cucina e quella vitivinicola e riunirle sotto una sola forma, Bamì. Il ristorante si trova all’interno di Cantine Barsento e sposa il concetto di valorizzazione delle materie prime e di piatti che rispettano le proprietà organolettiche degli ingredienti. Un concetto che, se vogliamo osare, si veste di sacralità.   La stessa che da sempre accompagna chi, sotto varie forme, lavora con rispetto e devozione i prodotti della terra.      

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