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Esiste una Puglia che non conosci, fatta di storia, cultura e sapori che suscitano emozioni uniche: dagli eventi pasquali alle feste patronali, dai cammini dell'anima ai sapori e profumi della gastronomia e delle eccellenze vitivinicole.

Scegli il tuo itinerario e lasciati deliziare dai prodotti dell'enogastronomia pugliese: la Puglia che non hai mai visto ti aspetta!

I comuni del mese

30 Aprile 2021

FRANCAVILLA FONTANA

La Città degli Imperiali

  La Città degli Imperiali   FRANCAVILLA FONTANA (br) sorge al centro della Terra d’Otranto. Emerge tra distese di ulivi intervallate da più di settanta masserie, numerosi trulli e muretti a secco.   Le origini della città si perdono nei meandri della storia. Numerose testimonianze attestano la presenza di insediamenti umani sin dal Neolitico, ma i protagonisti del passato più profondo sono stati i Messapi. Una suggestione vuole che Francavilla sia sorta sulle ceneri della romana Rudiae, patria del poeta Quinto Ennio.   Secondo alcuni studiosi la fondazione della città risale all’anno 866, quando qui giunsero alcuni soldati al seguito dell’Imperatore Ludovico II.   La tradizione popolare, invece, fa risalire la fondazione ad un avvenimento miracoloso avvenuto il 14 settembre 1310: durante una battuta di caccia del principe Filippo d’Angiò uno dei suoi uomini scoccò una freccia per colpire una cerva che si abbeverava ad una fonte, ma il dardo tornò indietro. Sul luogo fu rinvenuta l’immagine della Madonna col Bambino, la “Madonna della Fontana”, assunta come protettrice della Città, per la quale il principe fece erigere una chiesa.   Ogni anno tra il 13 e il 15 settembre la comunità celebra la Madonna della Fontana con imponenti festeggiamenti civili e religiosi. Le luminarie decorano con merletti di luce le vie della città, le bande si alternano sulla cassarmonica, nel centro è un tripudio di dolci e giochi tradizionali. {IMAGE_4}{IMAGE_7}
Nel 1575 Francavilla fu acquistata dalla famiglia Imperiali, di origine genovese, che governò per otto generazioni fino al 1782.   Il Castello Imperiali dal 1450 è testimone della storia cittadina. Qui si trovano gli antichi affreschi della cappella di Santa Maria delle Grazie, la bella Sala del Camino e tanti altri tesori. Francavilla Fontana è una città ricca di storia, arte e cultura. I suoi palazzi seicenteschi, le chiese barocche, le grandi porte cittadine, i vicoli e le piazzette del centro storico, sono elementi che caratterizzano il borgo cittadino. Qui, tra suggestivi palazzi e loggiati, si respira il profumo dei confetti “ricci” composti da mandorle tostate e il gustosissimo dolce povero “la copeta”.   Nel cuore più antico del centro storico è possibile ammirare la Basilica Pontificia Minore Maria Santissima del Rosario, con la cupola più alta del Salento, la Chiesa di Santa Chiara, che custodisce le Statue dei Misteri, e la Chiesa dei Padri Liguorini, conosciuta come la Chiesa d’Oro. Uno dei momenti più importanti della vita cittadina è rappresentato dai Riti della Settimana Santa.   Dal Mercoledì Santo al Venerdì Santo si concentrano i giorni più intensi e partecipati: il Mercoledì con i piatti portati in giro dai bambini che da secoli ripetono “Cce ti piace lu piattu mia?”, il Giovedì con l’antico pellegrinaggio dei Pappamusci, e il Venerdì con la commovente processione dei Misteri seguita dai “Pappamusci cu li trai”, che trascinano pesantissime croci in segno di devozione.   Visitare Francavilla Fontana vuol dire immergersi in secoli di storia e rivivere il fascino della cultura contadina.  
Da non perdere: Chiesa Matrice, Chiesa dei padri Liguorini, Chiesa di Santa Chiara, Chiesa di San Sebastiano, Chiesa del Carmine, Palazzo Argentina, Castello, Chiesa dell’Immacolata, Chiesa dello Spirito Santo, Palazzo Giannuzzi-Bottari-Carissimo.   Foto di: Sandro Rodia.
Testo di: Vincenzo Sardiello

I comuni

30 Aprile 2021

PIETRAMONTECORVINO

I Palij nel Cuore della Daunia

  i Caratteristici Palij per la Festa di Sant'Alberto   PIETRAMONTECORVINO (Fg) è un piccolo comune del Sub Appennino Dauno Settentrionale ricco di storia e con un grande patrimonio archeologico, artistico e naturalistico da scoprire e valorizzare.
Per il particolare pregio del centro storico, Pietramontecorvino  è Bandiera Arancione dal 2010 e l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani ha segnalato il Comune tra i Borghi più Belli d’Italia. Secondo la tradizione il nome deriva da “la Preta”: il grosso macigno tufaceo sul quale sorge il nucleo antico, e da Monte Corvino la vicina cittadina bizantina, importante sede vescovile, distrutta definitivamente nel XV sec.   Pietramontecorvino è conosciuta per la festa patronale di Sant’Alberto che si celebra il 16 e 17 maggio. La Festa risale al XII secolo ed è quella più sentita dalla comunità di Pietramontecorvino e dal popolo di emigranti che per l’occasione tornano numerosi per parteciparvi. La caratterizzano un misto di religiosità e riti propiziatori legati al mondo agricolo.   Le cause che determinarono il pellegrinaggio penitenziale del 16 maggio a Montecorvino vanno ricercate nella preoccupante siccità che generalmente si verifica nel periodo primaverile, quando i campi avrebbero maggiore bisogno di acqua.   Nel 1889, in seguito ad una grave siccità, il popolo di Pietra invocò l’aiuto del Santo Patrono con processioni all’interno del paese, ma il cielo sembrava volere negare la tanta sospirata acqua. Da allora, ogni anno, il 16 maggio la statua di S. Alberto viene portata in processione a Montecorvino fino ai ruderi dell’antica Cattedrale, per sottolineare e rafforzare l’appartenenza alle antiche origini.   La statua del Santo è accompagnata lungo tutto il percorso, verso Montecorvino dai caratteristici Palij, lunghi pali di legno addobbati con nastri e fazzoletti multicolori. {IMAGE_7}{IMAGE_2} La preparazione dei palij inizia ad aprile, quando le varie squadre, con l’autorizzazione della Guardia Forestale, si recano nel bosco comunale per la scelta e il taglio dell’albero che viene poi fatto essiccare fino alla data dell’evento.   Prima della Seconda guerra mondiale il palio era unico e non superava i 4 metri, mentre oggi raggiunge anche i 20 metri. Il numero dei palij varia da 15 /20 e negli ultimi anni ci sono anche palij portati solo da donne e da bambini.   Qualche giorno prima della festa i palij vengono addobbati con i fazzoletti conservati dai vari gruppi. In cima a ogni palio vengono messi lunghi nastri colorati e un pennacchio, che caratterizza le diverse squadre di portatori. È una festa, quella di Sant’Alberto, che rappresenta l’identità stessa del popolo di Pietramontecorvino e il suo spirito collettivo e culturale.   Da non perdere: il borgo antico con le caratteristiche stradine, la Portella, il complesso monumentale costituito dalla Torre Normanno-Angioina, la Chiesa Madre, il Palazzo Ducale e il giardino pensile, la Chiesa del Rosario, la Chiesa dell’Annunziata, il sito archeologico di Montecorvino a 7 Km da Pietra.       Testo di Carolina Niro Foto di Carolina Niro, Gaetano Armenio    

I comuni

30 Aprile 2021

GALLIPOLI

Kale Polis, la Città Bella

  Kale Polis, la Città Bella
  GALLIPOLI (le) è la città bella per eccezione. Il suo centro storico è un’isola legata alla terraferma da un ponte in pietra realizzato nella prima parte del Seicento.   Affascinante per antonomasia, governata da numerose dominazioni nel corso della sua plurisecolare storia, Gallipoli trae le sue origini dalla civiltà Messapica, che la identificò con l’antico nome di Anxa. La natura militare della città è chiara nello stemma civico che rappresenta un gallo, simbolo della vigilanza, con un cartiglio recante la scritta latina “Fedelmente vigila”.
La storia di Gallipoli è narrata dai suoi luoghi di arte e di cultura. Già fuori delle sue antiche mura urbiche si incontra la Fontana antica, un’artistica fontana monumentale scavata nel carparo, raffigurante le storie di Dirce, Salmace e Biblis, tramutate in fonti d’acqua per i loro amori impuri.   Sulla stessa piazza si incontrano l’antica cappella intitolata a Santa Cristina e il Santuario della Madonna del Canneto, chiamata la castellana di Gallipoli. 
Tra vicoli, case a corte e palazzi nobiliari, si ergono possenti la Cattedrale di Sant’Agata, meraviglioso esempio di arte barocca, e gli oratori confraternali tra i quali spicca la famosa Chiesa di Santa Maria della Purità. Definita “la Cappella Sistina del Salento” è la sede della categoria sociale dei “vastavi”, ovvero gli operai dediti alle operazioni di facchinaggio nell’antico porto mercantile della Città.
Da questo importante punto di attracco, si imbarcava l’olio prodotto nei frantoi ipogei dei quali è costellato il sottosuolo dell’isola antica. Oggi, alcuni di questi frantoi sono stati recuperati e sono dei luoghi della memoria da visitare assolutamente per conoscere la storia della produzione dell’“oro liquido”. {IMAGE_2}{IMAGE_4}

A ridosso della cosiddetta “Porta Terra”, troneggia maestoso il Castello con i suoi torrioni, tra i quali spicca quello di forma ennagonale, e il Rivellino, un avamposto costruito come ulteriore protezione al castello e alla stessa città.    Nel centro storico tra numerose botteghe e negozi, sono presenti anche alcuni dei luoghi di cultura di Gallipoli come il Museo Diocesano, il Frantoio ipogeo di Palazzo Granafei , il Museo Civico e l’antica farmacia “Provenzano”.
A ridosso di uno dei grandi torrioni che costellano le mura si può ammirare la Chiesa di San Francesco d’Assisi con il celebre Malladrone, una statua raffigurante il ladrone crocifisso con Gesù che il D’Annunzio definì “l’orrida bellezza”.
Nei pressi della spiaggia della Purità, con la prospettiva dell’Isola di Sant’Andrea, il tramonto è uno spettacolo che lascia senza fiato coloro che vi assistono. Una miscela straordinaria di colori che la natura sembra intingere in una grande tavolozza fatata con l’azzurro del cielo e del mare, e il rosso vivo del sole che si immerge nelle acque.
Gallipoli, una città da vivere e da visitare in tutti i periodi dell’anno. Il Natale con le sue nenie e le sue dolcezze, il Carnevale con le sue esilaranti e colorate sfilate, la Pasqua con i suoi antichi riti, la suggestiva sagra a mare della festa patronale di Santa Cristina, per un’esperienza di viaggio da non dimenticare.   Da non perdere: Castello e il Rivellino, Chiesetta di Santa Cristina, Santuario della Madonna del Canneto, Fontana ANTICA (XVI secolo), Cattedrale di S. Agata, Chiesa e Confraternita di Santa Maria della Purità, Chiesa di S. Francesco d’Assisi.       Foto di: Michele Esposito
Testo di: Eugenio Chetta, Francesca Fontò
 

I comuni

30 Aprile 2021

GALATINA

Il Pasticciotto, dove tutto ebbe inizio

    Il Pasticciotto, dove tutto ebbe inizio   GALATINA (Le) viene anche indicata come Umbeliculus del Salento poichè è equidistante dal mar Ionio e dal mare Adriatico.

Famosa per l’arte dolciaria, la cucina galatinese deve la sua bontà alla semplicità degli ingredienti e alla sapienza della preparazione. È storia acquisita che l’origine della produzione artigianale del dolce più conosciuto del Salento, il pasticciotto, risalga all’antica bottega della famiglia Ascalone, a far data 1745.   Il succedersi delle generazioni ha fatto sì che l’originale ricetta, tramandata oralmente, generasse una tradizione dolciaria, facendo nascere molte altre realtà artigianali con una specifica qualità di prodotto.
Questo ha permesso di indicare Galatina come la capitale indiscussa del pasticciotto. Il dolce è composto da pasta frolla e crema pasticciera che, attraverso una particolare cottura, raggiungono un perfetto equilibrio. La forma ovale si presenta con una tipica bombatura superiore, opportunamente brunita da una cottura che lascia compatta la frolla e rende tenue e persistente il profumo della crema.   Nell’unicità della produzione pasticciera vanno segnalati poi gli africani, chiamati anche dita degli apostoli, che risalgono al 1700 e la mafalda gelato certificato P.A.T che deve il suo nome a una strada di Galatina. {IMAGE_0}{IMAGE_1}

L’esperienza della visita a Galatina, andando per il centro antico, colma di bellezza i sensi.  L’alternarsi delle case a corte, espressione di un’architettura urbana popolare, con il fasto delle decine di palazzi storici e nobiliari, dai portali riccamente decorati, offre un percorso in cui lo sguardo si perde nel luogo e nel tempo. L’architettura del centro storico si completa con le innumerevoli chiese e tra questa la Basilica pontificia minore di Santa Caterina d’Alessandria spicca per bellezza assoluta.
È uno dei più insigni monumenti dell’arte romanica pugliese e gotica in Puglia. I suoi affreschi di scuola giottesca e senese, datati tra la fine del 1300 e gli inizi del 1400, ricoprono per intero la superficie muraria. Per la vastità dei cicli pittorici, la basilica Galatinese è seconda solo alla basilica di San Francesco d’Assisi.   Un’esplosione di balli a ritmo di “pizzica”, profumi e folklore accompagnano i festeggiamenti dei Santi Patroni Pietro e Paolo il 28, 29 e 30 giugno. Fino agli anni Ottanta la cappella di San Paolo ospitava i tarantati che per tre giorni e tre notti alternavano fasi di sonno a momenti di danza coreutica per debellare il male.   Questo rito, oggi scomparso, è recuperato in chiave folkloristica con ronde spontanee e tradizionali processioni con colorate scenografie. Piazza San Pietro, con la maestosità della facciata della Chiesa dei Santi Pietro e Paolo accoglie e congeda gli ospiti, come una cartolina dal mondo.   Da non perdere: Basilica Pontificia minore di Santa Caterina d’Alessandria, la Chiesa Matrice dei SS. Pietro e Paolo che conserva la pietra su cui si sedette San Pietro, la settecentesca Corte Vinella, Palazzo Tafuri- Mongiò con le sue linee rococò, Museo Civico Pietro Cavoti.     foto di Alberto Russi, Gaetano Armenio      

I comuni

17 Novembre 2022

RUVO DI PUGLIA

tra Tradizione e Innovazione

tra Tradizione e Innovazione     Città d'arte riconosciuta come tale dalla Regione Puglia, Ruvo inizia la sua storia nel Neolitico, ma le forme insediative più diffuse risalgono all’Età del Ferro. A partire dal VI sec. a.C. si assiste ad una ellenizzazione delle locali comunità peucete, evidente nelle suppellettili a corredo delle sepolture aristocratiche, pregevoli ceramiche figurate di importazione attica o di fattura locale, famose in tutto il mondo.   La città cresce durante l'età romana con il suo stato di municipium, mentre la Cattedrale romanica viene edificata nel Medioevo tra XII – XIII sec. con i suoi peculiari spioventi accentuati e il suo ipogeo.   Nella Chiesa del Purgatorio emergono tracce di tarda epoca romana: una cisterna di un complesso termale in cui in seguito si riuniscono i primi cristiani, nota come Cripta di San Cleto.   Il Castello è costituito da una torre di probabile fondazione normanna e da tre corpi più bassi disposti intorno ad un atrio, al quale si accede tramite l'Arco Melodia.   Il Museo Archeologico Nazionale Jatta con il suo caratteristico allestimento ottocentesco è uno scrigno delle testimonianze archeologiche della città, che tra gli oltre duemila reperti conserva lo straordinario cratere di Talos, realizzato alla fine del V sec. a.C. Un altro sito di rilievo culturale è il complesso monumentale dell'ex Convento dei Domenicani risalente al 1560, già Pinacoteca Comunale di Arte Contemporanea, dove sarà inaugurato quest'anno il nuovo Museo archeologico Cittadino.   La Torre dell’Orologio, edificata nel 1604, conserva murata tra le sue pareti un’epigrafe che risalirebbe al periodo municipale dell’antica Rubi. {IMAGE_4}{IMAGE_12} Tra i palazzi nobiliari: Palazzo Spada, Palazzo Caputi, sede del Museo del Libro - Casa della Cultura che ospita la Biblioteca Testini e Palazzo Avitaja, sede del Municipio , tutti eretti tra XVI e XVII secolo. A livello naturalistico si segnalano le Grotte del Vagno, il più importante sistema carsico presente nella zona e il Parco Nazionale dell’Alta Murgia, istituito nel 2004, di cui Ruvo di Puglia è uno dei tredici comuni che lo costituiscono, nonché la vera e propria porta.   Tra le tradizioni più note va annoverata la Settimana Santa con le sue processioni e le marce funebri eseguite dalle bande locali, La Domenica di Pasqua vengono fatte espoldere le Quarantane, fantocci vestiti di nero che nella tradizione locale rappresentano la moglie di Carnevale.   Nota è anche la festa per l’Ottavario del Corpus Domini, legata a vicende storiche della città secondo una tradizione orale non documentata.   La Sagra del Fungo Cardoncello nel mese di novembre è uno dei più importanti eventi di valorizzazione di attività enogastronomiche presenti sul territorio.   Le celebrazioni santo patrono Biagio ricorrono il 3 febbraio.    Talos Festival all'inizio del mese di settembre è fra le più longeve e apprezzate rassegne musicali e multiculturali pugliesi, mentre Luci e suoni d’artista è un progetto di arte pubblica partecipata ideato nel 2016 e arrivato già alla sua settima edizione consecutiva.   Da non perdere: Centro storico, Concattedrale di Maria Ss Assunta, Cripta di San Cleto e chiesa del Purgatorio, Museo Archeologico Nazionale Jatta, ex Convento dei Domenicani, Torre dell’Orologio, Palazzo Caputi, Parco Nazionale dell’Alta Murgia.     Foto di Enzo Paparella, Biagio Stragapede, Gaetano Armenio

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i Produttori

17 Novembre 2022

Mastrototaro Food

“Dal campo alla tavola” per Mastrototaro Food non è un concetto astratto ma è una vera e propria promessa che l’azienda fa al consumatore.   Ci troviamo a Bisceglie (Bat), terra florida lambita dalle acque del mare Adriatico. Proprio tra la terra e il mare nascono le conserve di Mastrototaro Food, prodotti che simboleggiano l’autenticità della Puglia e il sapore schietto e genuino della tradizione.
L’azienda ha alle spalle una lunga storia imprenditoriale che inizia nel 1956 e si snoda nel settore dell’agricoltura.   Nel 2008 la Mastrototaro Food decide di valorizzare ulteriormente le materie prime prodotte nei terreni aziendali trasformandole in eccellenti conserve agroalimentari. Tre lustri di expertise nel settore hanno fatto il resto.   Oggi sono i tre fratelli, Mauro, Giulio e Roberto, a portare avanti con abilità e ingegno l’azienda certificata Bio e una delle poche in Italia a organizzare la produzione da zero. Il Cicerone del nostro viaggio nelle prelibatezze del marchio Mastrototaro è Mauro, che tra grandi distese di ulivo e vasti campi messi a coltura ci parla del grande impegno profuso per offrire al consumatore un prodotto in cui la qualità è la regina incontrastata.   La coltivazione degli ortaggi secondo le ancestrali consuetudini dei nostri avi e l’amore per la natura sono gli elementi vincenti dell’azienda che raccoglie a mano le materie prime e in pochissime ore le trasforma in conserve.   Questo consente di preservare le qualità organolettiche degli ortaggi che sprigionano la loro bontà e ingolosiscono solo a guardarli. Melanzane, carciofi, funghi, peperoni, pomodori, olive e zucchine sono le materie prime che si sposano con l’olio extravergine di oliva prodotto dall’azienda. {IMAGE_0}{IMAGE_1} Osservando il punto vendita aziendale ci sembra di guardare una versione leggermente più grande della classica dispensa della nonna. Un trionfo di colori è quello che si presenta ai nostri occhi di visitatori, in cui osserviamo stupiti le diverse nuance degli ortaggi in vasetto.   Con orgoglio, Mauro ci spiega la precisa filosofia aziendale: recuperare le antiche ricette delle conserve per farle conoscere anche oltre i confini della Puglia. E così scoviamo la “Pric ‘o prac”, una salsa antichissima molfettese, ormai introvabile, fatta di peperoni e pomodori o l’antipasto biscegliese con carciofi, funghi champignon, peperoni e olive.
Non possiamo non menzionare gli squisiti carciofi disponibili in più versioni. Grigliati, con gambo, “della mamma” o alla “pugliese”: sono tutti eccezionali con il loro cuore tenero immerso nel giallo dorato dell’olio extravergine di oliva. Tradizione sì, ma anche innovazione, come la raffinata mousse di lenticchie e pomodori secchi che unisce le proprietà nutritive del legume al sapore vivace del pomodoro secco. 

È una lista lunghissima quella dei prodotti di Mastrototaro Food. Mauro ci spiega che un’azienda come la sua, che mette davanti il consumatore piuttosto che il fatturato, è frutto di un grande gioco di squadra. Una squadra che vince perché gioca bene sul campo. Quel campo che Mastrototaro Food porta in vasetto direttamente sulle nostre tavole.        

Azienda Agricola

30 Aprile 2021

Azienda Agricola Iannone

Un paesaggio tipico della Murgia lievemente collinare, reso più brullo dai cammini delle lame carsiche che ne solcano il percorso. Siamo ad Acquaviva delle Fonti (ba), un piccolo borgo di Puglia che, come un antico prezioso mosaico, diletta i visitatori con le sue bellezze.   In questa zona che racchiude antiche masserie circondate dagli inimitabili muretti a secco, trulli e grotte sotterranee nasce nel 1996 l’Azienda Agricola Iannone che produce la Cipolla rossa e lo Sponzale rosso di Acquaviva delle Fonti affiancate dal Cece nero della Murgia Carsica, una triade di bontà che negli anni ha conquistato l’ambito Presidio Slow Food.   A condurci in questo viaggio che parla di produzioni tradizionali e incredibilmente territoriali è Vito Abrusci, responsabile dell’azienda agricola, che incontriamo direttamente in campo in una delle contrade che ospita la coltivazione della cipolla, dello sponzale e del cece nero seguendo i dettami dell’agricoltura biologica.   Si può parlare di un vantaggio autentico che tali zone offrono a questa tipologia di prodotti dovuta all’unicità della ricchezza biologica che impatta positivamente sul territorio. L’eccellente qualità dei terreni profondi, ricchi di potassio, ben drenati e aerati permettono a queste colture di nascere e crescere abbondanti, preservando tutte le incredibili caratteristiche organolettiche e benefiche contenute per natura.   La coltivazione e raccolta della cipolla rossa dell’azienda Iannone è manuale e il prodotto si contraddistingue per la forma appiattita e un peso difficili da replicare. In questo ortaggio si distingue chiaramente il colore esterno che richiama una palette di nuance bellissime che vanno dal rosso al magenta quasi viola per poi mostrare l’interno rosa pallido che sfuma verso il bianco. {IMAGE_0}{IMAGE_1} Il sapore dolce e il profumo intenso rendono la Cipolla rossa perfetta per il consumo fresco o come prodotto trasformato. Parlando di cipolla rossa non possiamo non citare lo sponzale, cioè il bulbo che nasce per riproduzione dalla cipolla matura. L’azienda lo coltiva secondo metodi tradizionali e lo sponzale, anche detto sponsale, mantiene intatto il sapore delicato e leggero della cipolla.   Un ortaggio antico il cui nome di origine latina rievoca la focaccia che veniva consumata durante la sponsàlia, la cerimonia che celebrava i futuri sposi. Pensare che il vece nero della Murgia Carsica sia andato nello spazio è qualcosa che lascia stupiti. Il cece spaziale, in tutti i sensi, è stato scelto per le sue incredibili proprietà per la zuppa dell’astronauta Samantha Cristoforetti.   È diverso dagli altri legumi per il colore scurissimo e la forma uncinata e rugosa. Già noto nell’Ottocento, Vito ci spiega che il Cece nero è da sempre stato l’elemento cardine dell’alimentazione agricola in sostituzione della carne, all’epoca alimento appannaggio solo delle famiglie abbienti.   La “carne dei poveri”, così chiamato un tempo il legume, è gradevole e ricchissimo di fibre e ferro. Un cibo contadino che apre le porte di un territorio meraviglioso.      

Cantina

30 Aprile 2021

Cantine Pandora

Nel cuore del brindisino, florida terra ricca di meraviglie archeologiche millenarie, nasce l'azienda vitivinicola Cantine Pandora.   Ufficialmente la storia dell'attività comincia nel 2017, ma quella del suo fondatore ha origini un po' più remote. Il proprietario, Francesco Fumarulo, deve la sua fortuna alla terra e al lavoro di agricoltore. Con orgoglio e trasporto, Francesco ci spiega che la sua passione per la viticoltura nasce da bambino, per poi diventare negli anni un vero e proprio mestiere culminato nella creazione di Cantine Pandora.   Lo stabilimento sorge nel bel mezzo della natura, tra maestosi alberi di ulivo, animali al pascolo, lunghi filari di uva e vaste distese di campi. Cullati dall'aria salubre e placida di Brindisi, le uve di Cantine Pandora trasformate in eccellente vino rosso, bianco e rosato sono quasi tutte salentine.   La volontà di Francesco di contribuire alla crescita della sua zona è attestata da una scelta ben precisa: utilizzare in gran parte vitigni autoctoni di Primitivo, Negramaro, Malvasia Nera e Malvasia Bianca coltivati secondo standard biologici.   Con incredibile rispetto per la tradizione e l'ausilio di moderne tecnologie enologiche, Cantine Pandora è oggi un'azienda di successo. Le bottiglie sono un piccolo capolavoro che racchiudono la fatica, l'amore per la terra, il lavoro in vigna e in cantina e, non a caso, possono tutte fregiarsi del marchio IGP. {IMAGE_0}{IMAGE_1} Come ci tramanda la leggenda sull'antico vaso di Pandora, stappare una bottiglia di questa cantina equivale a scoprire tutto il buono e il bello del territorio di origine.  Il vino, altrimenti conosciuto anche come “nettare degli dei”, per Cantine Pandora ha un effettivo legame con la divinità, al punto da meritare i nomi che richiamano la mitologia.   A uno dei “re” del Salento, il Primitivo, è dedicato Zeus, appellativo della massima divinità dell'Olimpo. Zeus è un rosso dai colori violacei prodotto da uve raccolte a mano negli antichi vitigni della zona, morbido e avvolgente con sentori di frutta rossa.   Negramaro e Malvasia sono i vitigni da cui provengono le uve del Prometeo, altro rosso ottenuto da storici vigneti allevati ad alberello che donano al vino un sapore delicato, ampio, intenso e piacevolmente secco e corposo. Poi troviamo Ermes, Negramaro del Salento vinificato in purezza con metodo tradizionale, tannico e strutturato al punto giusto.   Ad Atena e Afrodite sono dedicati due dei rosati ottenuti entrambi da uve di Negroamaro e con intensi sentori fruttati e molto equilibrati. Tra i bianchi troviamo Gea, un vino di Malvasia Bianca del Salento dal carattere raffinato, strutturato e persistente o l'affascinante Era, creato da uve Chardonnay che spicca per i suoi riflessi dorati e il sapore fine, secco ma armonico.   Prodotto di punta di Cantine Pandora è il rosso '71 IGT, affinato 6 mesi in barriques di rovere francese. Forti, generosi e intensi sono i suoi profumi, che ricordano tanto i fichi appassiti e che in questo vino prodotto da vitigni di Primitivo conferiscono un carattere originale e volitivo.   Vini che affascinano il consumatore per il loro contenuto sopraffine e vigoroso, proprio come il territorio da cui provengono.      

Liquorificio

30 Aprile 2021

Antichi Elixir

Nella graziosa città di Molfetta adagiata sul mare nasce ANTICHI ELIXIR, estroso liquorificio artigianale che fa dell’autenticità il proprio marchio di fabbrica. L’azienda racconta il territorio attraverso liquori e amari di qualità che racchiudono l’espressione più sincera della tradizione dei nostri antenati, coniugando una produzione scrupolosa in ogni sua fase.   Ad accoglierci nel laboratorio è Alessio Picca, giovane imprenditore che nel 2007 ha deciso di unire la solida esperienza nel settore all’amore per la propria terra e per la genuinità dei suoi frutti. Varcata la soglia, osserviamo un tripudio di eleganti bottiglie contenenti liquori dai colori ambrati tipici delle mele cotogne, dalle nuance del rosso del melograno o dal viola intenso, quasi nero, del gelso nero selvatico. Sono quasi delle ampolle che racchiudono elisir dalle proprietà benefiche preparati con ricette esclusive, risultato di continue sperimentazioni che donano al prodotto finale una forte personalizzazione. Le materie prime sono fondamentali per produrre liquori e amari di qualità, lavorate come si faceva un tempo.   Alessio ci spiega con dovizia di particolari, e con infinita gratitudine, l’immenso patrimonio di ricette lasciato dalle sue nonne, ricette che oggi consentono ad Antichi Elixir di portare avanti una storia di famiglia. I frutti adoperati sono tutti locali e la loro raccolta è stagionale, condizionata quindi dalle temperature primaverili, sinonimo di un rispetto per i cicli della natura fuori dal comune. {IMAGE_0}{IMAGE_1} Preparato sulla base della versione casalinga della nonna di Alessio, "Cydò" è tra i liquori imperdibili di Antichi Elixir. È composto solo da succo di mela cotogna e alcool buongusto, con una gradazione alcolica di 45°. Le mele cotogne sono raccolte e lavorate rigorosamente a mano durante la primavera, quando il frutto è all’apice della sua maturazione e sprigiona tutta la bontà del nettare. Un lungo affinamento di circa due anni sublima "Cydò" con note eleganti, decise e al contempo morbide.   "109" è il numero delle mandorle presenti nell’elisir artigianale che, non a caso, si chiama 109 Mandorle. Ricavato anch’esso da una ricetta storica, questo amaro è un vero e proprio tesoro del nostro territorio. L’infuso alcolico è realizzato con le mandorle di Toritto della varietà “Filippo Cea”, presidio Slow Food e ricche di proprietà antiossidanti. Il tocco di classe del 109 Mandorle è dato dall’aggiunta di radici di genziana, piante, fiori, bucce di agrumi e spezie locali mixate tra loro il cui risultato è una perfetta e intensa alchimia di odori e sapori.   L’amaro si è distinto al concorso mondiale Spirits Selection di Bruxelles, sfidando oltre mille aziende provenienti da tutto il mondo e ricevendo un’ambitissima medaglia d’argento. Rubino è il colore di "Ako", liquore al melograno dal gusto dolce e leggermente astringente, imbottigliato in un sinuoso e diamantato recipiente che ne fa spiccare le seducenti tonalità.   Quelli di Antichi Elixir sono liquori e amari frutto di storie e tradizioni inossidabili che sfidano il passare degli anni. Elisir di lunga vita che deliziano il palato, coccolano lo spirito e parlano di una terra meravigliosa: la Puglia.    

Oleificio

05 Giugno 2023

Frantoio Paparella

All’ombra di ulivi secolari e nel cuore del Tavoliere di Puglia nasce nel 1891 il Frantoio Paparella a Barletta (bat). Un luogo in cui le radici e le tradizioni si intrecciano virtuosamente con l’innovazione nei processi di trasformazione e l’attenta selezione dei frutti migliori. Il Frantoio è attualmente dotato di 5 linee di estrazione e trasformazione che consentono di raggiungere una capacità di produzione pari a circa 200.000 tonnellate di olive per stagione. Gli investimenti per il miglioramento della qualità e della quantità di estrazione sono costanti e si concretizzano nell’implementazione di nuovi macchinari di anno in anno. Grande attenzione è destinata a tutte le fasi produttive, dalla raccolta delle olive allo stoccaggio dell’olio; durante tali processi l’oliva viene selezionata e seguita fino alla sua trasformazione in un prodotto di assoluta eccellenza, sotto l’attenta supervisione della proprietà e numerosi panel test tenuti da assaggiatori professionisti. {IMAGE_0}{IMAGE_1} L’olio extra vergine di oliva molito da Frantoio Paparella è estratto a freddo mediante metodi meccanici ed altamente innovativi ad una temperatura mai superiore ai 27°C, da olive italiane coltivate in Puglia. Le olive sono trasformate direttamente presso il frantoio entro massimo 12 ore dalla raccolta conservando perciò tutte le caratteristiche chimico-fisiche dell’olio ed evitando ossidazioni. Giunto al suo 130° anno, il Frantoio Paparella guarda al futuro con la fiducia di chi crede che la qualità sia l’unica scelta per un futuro più buono e sostenibile. Ad oggi i principali scarti di produzione ovvero la sansa e il nocciolino di sansa vengono utilizzati per alimentare parte del ciclo produttivo. Il Frantoio adotta l’approccio dell’economia circolare ed è impegnata nel realizzare una produzione ad impatto ambientale 0 in ottemperanza agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell'Agenda 2030. L’olio extra vergine di oliva “LÓLIO Intenso Monocultivar Coratina” è l’essenza della tradizione, dei sapori e dello stile di vita pugliese. Ricavato dalla selezione accurata delle migliori olive della tipica cultivar pugliese denominata “Coratina”. “LÓLIO Intenso - Monocultivar Coratina” si presenta all’osservatore dal verace colore verde, come le olive dalle cui viene estratto. Al gusto mostra carattere ed eleganza, regalando e note intense e fruttate per dal retrogusto deciso e piccante. Il sapore amarognolo dell’olio extra vergine di oliva estratto dalla cultivar “Coratina” è indice dell’altissima concentrazione di polifenoli, potenti antiossidanti ed infiammatori. L’olio extra vergine di oliva “LÓLIO Fruttato” è una magica armonia di sapori e sentori di Puglia. Ricavato da una sapiente selezione di cultivar pugliesi come Peranzana, Coratina, Ogliarola e Leccino, LÓLIO Fruttato si presenta dal vivace colore verde esaltato da brillanti riflessi giallo intenso. LÓLIO Fruttato riesce a convincere tutti i palati. All’assaggio l’olio propone un bouquet fragrante e completo, dal carattere leggero ed equilibrato, caratterizzato da un basso contenuto di acidità.

Pastificio

30 Aprile 2021

Casa Milo

Quando si pensa alla Puglia non si può non menzionare sua maestà la pasta. Simbolo di famiglia, allegria e convivialità è tra le cose che meglio ci rappresenta nel mondo. In fatto di pasta ci distinguiamo da sempre, come ci insegna l’azienda pugliese CASA MILO.   La storia inizia nel 1870 a Bitonto, città che incanta per le bellezze del centro storico e delizia per la bontà del suo olio extra vergine di oliva. È una storia di famiglia e passione, di duro lavoro e coraggio, ma è anche una storia di rispetto e fiducia. Casa Milo da ben quattro generazioni è tra gli ambasciatori di Puglia nel settore food.   Un percorso iniziato prima con l’olio e poi seguito dalla pasta e i prodotti da forno, la cui creazione è subentrata definitivamente nel 1994. In tutti questi anni Nicola Milo, presidente dell’azienda, affiancato dai quattro figli Giuseppe, Marida, Saverio e Giovanni, ha investito costantemente per offrire al consumatore prodotti di qualità lavorati nel rispetto della tradizione italiana più autentica e genuina.   Qualità che si esprime anche nella ricercatezza delle materie prime, elementi imprescindibili per ottenere un prodotto finale straordinario. Questa loro filosofia si materializza attraverso il patto stretto con Coldiretti per creare un prodotto interamente pugliese realizzato con grani duri selezionati, nel pieno rispetto della terra e di chi la coltiva.   Un vero e proprio atto di amore per la madre terra, per i suoi cicli naturali e per quelle braccia vigorose che la accudiscono e la lavorano. Un “semplice” pacco di pasta Milo racchiude un mondo in cui coesistono rigogliosi campi di grano baciati dal sole, il vento salubre e una tradizione contadina millenaria. {IMAGE_0}{IMAGE_1} La pasta secca 100% Filiera Puglia è fatta di grano decorticato a pietra e ingredienti naturali e di qualità che le consentono di essere porosa, ruvida e tenace per trattenere ogni condimento. Disponibile in tantissime specialità realizzate solo con trafile al bronzo, questa categoria include anche la linea Caserecce che propone tutti i formati regionali ispirati alle antiche tecniche della pasta fatta in casa.   La pasta fresca all’uovo 100% grano di Puglia è un tipo di pasta che invita il consumatore a toccarla, prima di assaggiarla. Quando si osserva la pasta di Casa Milo è difficile non pensare alla versione casalinga delle nostre nonne. Il giallo intenso delle tagliatelle, delle fettuccine, delle pappardelle o delle lasagne è accompagnato da un profumo che sa di lunghe tavolate e convivialità familiari.   Una linea della produzione di Casa Milo è dedicata anche ai prodotti da forno, in cui il rispetto per l’artigianalità è l’elemento preponderante. Taralli, mini grissini e bruschette con olio EVO sono i sostitutivi del pane perfetti in ogni momento della giornata per ristorarsi con sapori fragranti e irresistibili o per creare abbinamenti creativi per aperitivi speciali.   Tradizione, innovazione, sostenibilità e affidabilità. Tutti valori perfettamente incarnati da Nicola Milo e dai suoi quattro figli, che portano al consumatore la Puglia più buona e autentica sotto forma di pasta e prodotti da forno.          

Liquorificio

30 Aprile 2021

Fiume

Era l’inizio degli anni Sessanta quando Vittorio Fiume in un piccolo laboratorio artigianale faceva i primi esperimenti sui liquori e il latte di mandorla.   Animato da una passione per la sua Puglia, all’epoca probabilmente ignorava che quei suoi tentativi artigianali si sarebbero trasformati nel tempo in un brand pugliese conosciuto in tutto il mondo. La storia del brand Fiume è una storia che parla d’amore.   Amore per la Puglia, per le erbe, le spezie e gli infusi. Collocato nella zona industriale di Putignano, cittadina famosa per l’antico Carnevale, lo stabilimento Fiume oggi produce bevande molto apprezzate nel settore della liquoristica e degli analcolici.   I liquori a marchio Fiume comunicano il legame con il territorio, a cominciare dalle materie prime. Come ci spiega Caterina Fiume, figlia di Vittorio e responsabile ricerca e sviluppo del marchio, tra i primi liquori che portano la firma di suo padre c’è l’ "Elisir dei Trulli", il cui nome evoca una pozione miracolosa e stupisce per il sapore avvolgente delle note alcoliche e aromatiche.   Cioccolato, rum, nocciola e caffè sono alcuni dei sentori dell’Elisir dei Trulli, che offrono al consumatore un viaggio sensoriale che delizia il palato con sapori caldi e intensi. L’ "Amaro Pugliese", celebre coetaneo dell’Elisir dei Trulli, è famoso perché trasmette pugliesità non solo nel nome ma anche nella scelta delle materie prime.   E così nella Teriaca Officinale dell’Amaro Pugliese scopriamo la menta, il finocchietto, la salvia, il carciofo, gli agrumi e così via. Tutte materie prime provenienti dal territorio, trasformate per creare un amaro che parla di consuetudini e memoria collettiva.   Mentre ci racconta dell’Amaro Pugliese, Caterina estrae una cassettina con alcune delle erbe utilizzate. E così, accanto alla menta, pianta erbacea autoctona, notiamo la China Succirubra che viene invece dall’Ecuador, il Rabarbaro, tipico della Cina e il Quassio della Jamaica. Ed è incredibile come un solo liquore possa contenere intere porzioni di mondo pur restando legato alla tradizione. {IMAGE_0}{IMAGE_1} Tradizione che si esprime anche nel "Limoncello", prodotto secondo l’antica ricetta della nonna di Caterina e che sugella un piccolo segreto tramandato di generazione in generazione. Restando sul versante delle bevande alcoliche, l’ "Amarum" è un’altra creazione a marchio Fiume che mixa territorialità e influenze internazionali.   Nell’Amarum il rum giamaicano sublima l’infuso di spezie e noci locali. Un amaro talmente pregiato da essere riconosciuto al SIAL di Parigi del 2008 come uno dei 100 prodotti più innovativi, e premiato al Roma Bar Show del 2020 per saper valorizzare al meglio le eccellenze del territorio.   Per coloro che non amano gli alcolici c’è un’alternativa decisamente gustosa. È il "Latte di Mandorla", nato come sciroppo, ora anche nella deliziosa versione pronta da bere, Mandorlè, e che viene prodotto per estrazione utilizzando solo ed esclusivamente mandorle dolci pugliesi.   L’ennesimo tratto di attaccamento alle proprie origini di un brand che, con un piede nella Puglia e uno nel mondo, porta le sue bevande oltre i confini nazionali.        

Cantina

30 Aprile 2021

Cantine Barsento

Il tragitto che si compie per andare a Noci (ba), cittadina che sorge sulle ridenti colline murgiane dove si trova Cantine Barsento, è costellato di paesaggi naturali che si estendono a perdita d’occhio, belli da togliere il fiato. In questo territorio incontaminato nasceva più di cinquant’anni fa una cantina che, come ci dice l’attuale Amministratore Unico Rocco Colucci, “traduce in vino l’essenza di Puglia”.   Cantine Barsento è una vivace realtà vinicola fondata nel 1969 con una mission visionaria per l’epoca: valorizzare i vini di qualità provenienti dal solo agro nocese. Quello che rende questa cantina così particolare e unica nel suo genere è qualcosa che, varcata la soglia dello stabilimento, non ci si aspetta di trovare: circa mille metri quadri di cantina sotterranea scavata nella roccia calcarea e profonda 15 metri.   Un vero gioiello enologico che stupisce per la sua inaspettata bellezza, con i suoi cunicoli e le celle organizzate perfettamente che racchiudono veri e pregiati tesori della nostra tradizione vinicola. La funzione della cantina sotterranea è quella di ottenere un vino affinato nella bottaia rocciosa, facendo sì che ci sia il controllo preciso di temperatura e umidità.   I vitigni autoctoni sono di varietà di Primitivo, Malvasia e Negramaro: uve scelte per la loro espressione di territorialità, autenticità e specificità e la cui qualità è ulteriormente sublimata attraverso una filiera di raccolta della frutta esclusivamente manuale. {IMAGE_0}{IMAGE_1} Le etichette di Cantine Barsento (si dividono tra IGP e DOC) non sono semplici prodotti vinicoli, ma sono molto di più: rappresentano la passione per le uve di qualità e per il loro legame con la natura, unica artefice delle rare caratteristiche di ogni materia prima.   Intenso e generoso è il Paturno, un rubino con un bouquet complesso e insieme amabile tipico del Primitivo dal quale proviene o il Ladislao, un Negramaro in purezza impenetrabile, quasi tenebroso. Possiede profumi maturi, decisamente virili, è affinato in botti di rovere ed è un vino per chi ama stupire e lasciarsi stupire.   Se volessimo dargli una personificazione, il Casaboli sarebbe sicuramente una donna dall’aspetto elegante e dall’intelligenza raffinata. Ottenuto da Primitivo, questo DOC è un vino di spessore che fonde la sua gradevolezza alla tannicità. Giocoso, fresco, dolce. È il Primitivo Malicchia Mapicchia, un nettare da meditazione di grande vinosità al palato, affinato per un anno e piacevole per ogni combinazione culinaria.   La tradizione vinicola di Cantine Barsento corre anche sul binario della ristorazione attraverso il ristorante Bamì. La mission? Fondere due arti incredibili: quella della cucina e quella vitivinicola e riunirle sotto una sola forma, Bamì. Il ristorante si trova all’interno di Cantine Barsento e sposa il concetto di valorizzazione delle materie prime e di piatti che rispettano le proprietà organolettiche degli ingredienti. Un concetto che, se vogliamo osare, si veste di sacralità.   La stessa che da sempre accompagna chi, sotto varie forme, lavora con rispetto e devozione i prodotti della terra.      

Tarallificio

30 Aprile 2021

Puglia Sapori

Se dovessimo scegliere che forma dare alla Puglia probabilmente opteremmo per la classica e sinuosa rotondità del tarallo. Simbolo della nostra gastronomia più antica, di una consuetudine che attraversa i secoli, è sul tarallo che si fonda la storia dell’azienda Puglia Sapori.   Siamo a Conversano (ba), gioiellino architettonico con un borgo antico tra i più belli della regione. Nata negli anni Novanta, l’azienda a conduzione famigliare Puglia Sapori ha mosso i primi passi nel settore della pasticceria tipica locale, per poi approdare nel 2000 alla produzione di gustosi snack salati.   La nostra guida è Roberto Renna, direttore operativo dello stabilimento che sorge, insieme alle altre aziende adiacenti, a metà tra la città e l’aperta campagna, quasi a voler testimoniare un legame diretto con la natura e le sue bontà. L’abilità con cui Puglia Sapori coniuga il sapore degli snack con il rispetto per la tradizione è il loro marchio di fabbrica.   Pochi - ma di qualità - sono gli ingredienti dei tarallini, segno di una filosofia imprenditoriale che in tutti questi anni ha voluto tener viva la versione casereccia dei prodotti da forno. Un’azienda che ha adattato la propria produzione alla ricetta originale e che, al di là delle materie prime, rispetta la preparazione in ogni suo punto.   Non è un caso che Puglia Sapori sia una delle poche aziende che prevede la bollitura del tarallo, proprio come si era soliti fare nelle case e nei panifici di un tempo. Come ci spiega Roberto, questo è un passaggio fondamentale per preservare la fragranza e la consistenza del prodotto, sebbene questo incida sulla lunghezza dei tempi di produzione. {IMAGE_0}{IMAGE_1} La continua ricerca della perfezione organolettica, mixata alla croccantezza tipica del tarallo, porta Puglia Sapori a produrre una vasta gamma di specialità buonissime e davvero sfiziose. La Linea Classica offre - tra i tanti -  taralli ai semi di finocchio, semplici con olio extra vergine di oliva, ai multicereali, al peperoncino, alla pizza e alla cipolla o la versione Multipack, per non restare mai senza il proprio snack.   L’attenzione alla salute è tra i temi centrali dello sviluppo dei prodotti di Puglia Sapori. Per questo il marchio ha investito in ricerca e sviluppo, proponendo accanto alla linea Classica anche una Gluten free e Biologica. Ce n’è per tutti i gusti nella Linea Bio. Si può scegliere tra tarallini ai multicereali, per un prodotto non solo buono ma anche leggero, tarallini al farro e specialità con grano duro Senatore Cappelli, tutti preparati con olio extra vergine di oliva e senza lievito.   “Buoni anche senza” è il motto della linea Gluten free che ha uno stabilimento dedicato e una ricetta sviluppata in collaborazione con l’Università di Bari. Lo scopo era di trovare il giusto mix di farine senza glutine che lasciasse inalterato il sapore del classico tarallo.   E Puglia Sapori ci è riuscita, proponendo al consumatore taralli al grano saraceno, con farina di quinoa, integrale o di legumi.   Buoni e piacevoli, per una pausa gustosa in cui il sapore di Puglia si avverte già dal primo morso.    

Patrocini